È finita venerdì 13 l’occupazione del cantiere di lavoro sul ghiacciaio della Girosa, in Francia, dopo una settimana di mobilitazione a 3400 metri di altezza che ha bloccato i lavori di costruzione del terzo tronco della funivia di La Greve. Una quindicina di giorni prima, infatti, erano arrivate in elicottero le baracche per i lavoratori, i primi macchinari e una scavatrice per l’installazione di un pilone della funivia. L’accampamento, come scrivono sul loro sito gli occupanti appartenenti alla rete del Soulèvement de la Terre, il movimento ecologista radicale che il governo francese ha tentato di sciogliere pochi mesi fa, “testimonia la volontà di porre fine allo sfruttamento e all’artificializzazione delle montagne, dai terreni delle valli ai ghiacciai.” L’obiettivo era anche quello di far capire che nuovi accampamenti di resistenza potrebbero tornare in primavera se il progetto non verrà definitivamente abbandonato.
Circa 300 le persone che hanno transitato sul sito: l’accampamento ha retto nonostante le minacce di sgombero della Prefettura, che ha vietato il bivacco su tutto il ghiacciaio fino alla fine della primavera, di fatto privatizzandolo per la SATG, l’azienda che si occuperà dei lavori. “Siamo i ghiacciai che si difendono”, si legge su uno degli striscioni appesi sulle tende. Secondo gli scienziati, entro il 2050 il ghiacciaio Girose non esisterà più, come la maggior parte dei ghiacciai europei e globali. Per il momento, il gigante maestoso sembra tutt’altro che morto, ma si sta ritirando in fretta. Gli occupanti rivendicano la sua preservazione senza che venga sfruttato, come in questi ultimi 25 anni, da sciatori benestanti e turisti dell’alta montagna.
Il progetto (nei fatti non redditizio senza essere accompagnato da operazioni di sviluppo immobiliare che deturperanno il villaggio di La Grave, nel Parco nazionale degli Écrins) è guidato dal Gruppo SATA – gestore dell’Alpe d’Huez e di Les Deux-Alpes – che ha già ampiamente cementificato l’area circostante. Il progetto vale 12 milioni di euro, di cui 4 milioni sono ricavati da fondi pubblici. L’obiettivo dichiarato di questo colosso del turismo montano locale è quello di raddoppiare il numero di visitatori nelle località che gestisce entro il 2030, in tempo per i Giochi Olimpici. L’innevamento è in costante diminuzione, ma questo non ha impedito al Gruppo SATA di pianificare un continuo aumento dei visitatori in alta montagna, con nuovi impianti di risalita, piste per cingoli, neve artificiale e la costruzione di centinaia di nuovi alloggi turistici. L’obiettivo dichiarato della SATA è quello di costruire una delle più grandi aree sciistiche d’Europa, sponsorizzando l’idea che l’urbanizzazione e lo sfruttamento del ghiacciaio siano essenziali per la sopravvivenza economica della zona. “La terza sezione della funivia è senza dubbio il primo passo verso lo sviluppo commerciale di questo ghiacciaio da parte dell’industria turistica”, dicono gli attivisti di Soulèvement insieme a quelli di Grave Autrement e Mountain Wilderness, due associazioni impegnate da anni sul territorio contro il progetto. La SATA sta già preparando il terreno per la revisione del piano di coerenza territoriale, un possibile collegamento con Les Deux-Alpes e nuove piste da sci, un progetto che sarebbe disastroso per il fragile equilibrio della montagna.
La Grave è un cantone piuttosto insolito nel paesaggio del massiccio dell’Oisans. Circondata da grandi località già pesantemente danneggiate dallo sviluppo del cemento, La Grave è rimasta relativamente indenne dagli aspetti più problematici del turismo di massa e ha conservato un’industria agricola locale. “Senza negare che il turismo è anche ciò che da tempo permette alle popolazioni locali di rimanere nelle valli”, dicono gli attivisti in zona, “non possiamo più chiudere gli occhi di fronte alle conseguenze, particolarmente presenti in montagna, del cambiamento climatico, della scomparsa dei ghiacciai e del degrado delle risorse idriche e degli ecosistemi. La corsa a perdifiato dell’industria turistica è tutt’altro che una soluzione. Non si tratta di difendere La Grave come un’eccezione, ma di immaginare altri futuri auspicabili per le montagne e i loro diversi abitanti.”
Il presidente francese Emmanuel Macron sta preparando un vertice a Parigi sulla situazione “preoccupante” dei ghiacciai, ma – ricordano gli attivisti – nella pratica la politica spinge verso il continuo sfruttamento delle montagne e dell’acqua che arriva dalle vette. Sotto il governo di Macron si stanno infatti costruendo bacini idrici per lo sfruttamento privato dell’acqua in molti siti francesi, ovvero piscine che vengono costruite anche in alta montagna per servire ai cannoni da neve degli impianti sciistici. Ora che la neve non c’è quasi più a causa del cambiamento climatico, infatti, se ne prevede la sostituzione con l’acqua dei ghiacciai, mossa che avrebbe importanti conseguenze ambientali sul territorio circostante. “Crediamo che sia urgente trovare altri modi di vivere in montagna. Il modello che la SATA sta difendendo con la costruzione di una terza sezione è superato. È una corsa a perdifiato verso il futuro, che vede nell’artificializzazione delle montagne l’unica soluzione per viverci. Eppure, ovunque operi, la SATA sta già raggiungendo i limiti del suo modello: pompando illegalmente l’acqua di falda per irrigare i suoi cannoni da neve, raschiando via gli ultimi ghiacciai e salendo sempre più in alto per sfruttare gli ultimi fiocchi di neve.”
Venerdì 13 ottobre, con l’arrivo della prima neve (che bloccherà i lavori durante l’inverno), gli occupanti sono scesi dall’accampamento a 3400 metri di altezza. La promessa è di tornare più numerosi e organizzati in primavera se il progetto non verrà completamente abbandonato. Intanto, il 19 ottobre si terrà un’udienza dove le autorità giudiziarie si esprimeranno sul ricorso presentato dalle associazioni ecologiste per fermare il progetto in quanto pericoloso per la presenza di specie animali e vegetali protette.
[di Monica Cillerai]