Il Consiglio dei ministri ha approvato la Manovra 2024, del valore di 24 miliardi. L’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha fissato le linee generali del Documento programmatico di Bilancio, trasmesso alle istituzioni europee, anche se, come ogni anno, occorreranno tempi supplementari per limare il contenuto della Legge di Bilancio da spedire al Parlamento per l’approvazione. In Cdm sono approdati anche due decreti attuativi della delega fiscale, contenenti l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, e un decreto legge con “misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”.
Tra le misure cardine della manovra – definita «seria e realistica» dalla premier nella conferenza stampa organizza a margine dell’approvazione del testo – vi è la contemporanea applicazione del taglio del cuneo fiscale – di 6 punti per chi ha fino 35mila euro e 7 per chi ha fino a 25mila euro – e dell’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, che passano da 4 a 3 e saranno le seguenti: 23% fino a 28.000 euro, 35% oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro; 43% oltre 50.000 euro. Viene inoltre ampliata a 8.500 euro la soglia di “no tax area” riferita ai redditi di lavoro dipendente. Nella relazione tecnica della bozza in entrata al Cdm del decreto legislativo che accompagna la manovra si legge che la riforma dell’Irpef per il 2024 costerà circa 4,1 miliardi. Si prevede, inoltre, la riduzione del 15% dell’imposta sulle imprese per chi assume giovani, donne o ex percettori del reddito di cittadinanza. In Cdm sono entrate anche nuove norme per l’avvio della “global minimum tax” a partire dal 1′ gennaio 2024. Si tratta di una tassazione minima effettiva pari almeno al 15% sugli introiti realizzati nel mercato italiano per le imprese localizzate in Italia che fanno parte di un gruppo multinazionale o nazionale “con ricavi annui pari o superiori a 750 milioni di euro”, utile per fare cassa e cercare di coprire parte della manovra.
È stato poi stabilito uno stanziamento aggiuntivo pari a 3 miliardi sul piatto della sanità, con lo scopo di ridurre le liste d’attesa. Al fine di potenziare l’assistenza territoriale, vengono stanziati 250 milioni di euro per il 2025 e 350 milioni di euro a decorrere dal 2026. Una delle misure prevede inoltre che i cittadini extracomunitari che risiedono in Italia potranno continuare a iscriversi al Servizio sanitario nazionale, versando “un contributo” di 2mila euro all’anno. In una nota, il Mef ha comunicato che l’importo è ridotto “per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari”. Se il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione inciderà per circa 5 miliardi, un altro miliardo sarà indirizzato al contrasto della denatalità, prevedendo una decontribuzione per le mamme lavoratrici e un incremento dei fondi per gli asili nido (la finalità è di renderli totalmente gratuiti per i secondi figli). Non è stata invece prorogata la misura che toglieva l’Iva sui prodotti per la prima infanzia, che dunque costeranno di più.
Novità anche per le partite Iva: l’acconto di novembre scomparirà già nel 2023 per circa 2,5 milioni di autonomi, piccoli artigiani e commercianti, individuati sulla base di una soglia di fatturato. L’eliminazione, dall’anno prossimo, riguarderà tutti. Rispetto alla questione Superbonus, l’Esecutivo non provvederà a prorogarlo. «I lavori devono essere completati entro fine anno se si vuole beneficiare dello sconto in fattura – ha detto il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa –, altrimenti parte un meccanismo di detrazioni senza possibilità di sconto in fattura o cessione di credito, fatto salvo quelli maturati in precedenza». Il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, da parte sua, ha confermato i fondi per la realizzazione del Ponte sullo Stretto: «Dopo settimane di chiacchiere a vuoto e di ragionamenti di vari analisti – ha dichiarato – posso dire che c’è la copertura per il collegamento stabile dalla Sicilia, all’Italia e all’Europa».
Una stretta è arrivata nel campo delle pensioni, in cui è stato stabilito l’addio ad Ape Sociale e Opzione Donna, che, ha scritto il Mef in una nota, “cambieranno prevedendo uno strumento unico di accompagnamento alla pensione”. Restrizioni, dunque, al pensionamento anticipato, anche con l’inaugurazione di una sorta di “quota 104”, che prevede l’innalzamento dei requisiti di età anagrafica rispetto all’attuale quota 103. «C’è la modifica del requisito e non delle finestre, non è quota 104 piena, c’è un meccanismo di incentivi a permanere al lavoro e una penalizzazione per quelli che decidono di andare in pensione prima», ha riferito Giorgetti. Per quanto concerne le rivalutazioni, saranno al 100% le pensioni sino a 4 volte il minimo e al 90% tra 4 e 5 volte il minimo, mentre è stata confermata la supervalutazione delle minime per chi ha più di 75 anni. Cambia anche il canone Rai, che scenderà da 90 a 70 euro e, per un quarto, non sarà più pagato in bolletta.
Forti critiche sono piovute dalle opposizioni, in particolare sulla “scarsità di risorse” destinate alla sanità, specie alla luce della spinta inflazionistica. I partiti di minoranza evidenziano sostanzialmente all’unisono come il rapporto della spesa sanitaria con il Pil resti tra i più bassi in Europa e puntano il dito contro il dirottamento di una parte consistente dei fondi nelle casse della sanità privata. La CGIL va all’attacco della misura che inaugura il servizio sanitario a pagamento per gli extracomunitari, sostenendo sia una mossa che “grida vendetta al cospetto di ogni giustizia sociale”. Le opposizioni hanno inoltre criticato i ministri Salvini e Giorgetti per aver invitato espressamente i parlamentari della maggioranza a non presentare emendamenti al testo quando approderà aula (il capo del Carroccio è stato in realtà molto netto, affermando che «sarà una manovra senza emendamenti di maggioranza»). La minoranza ha parlato a questo proposito di «umiliazione del Parlamento».
[di Stefano Baudino]
Sono anni che gli esecutivi hanno umiliato il Parlamento. Per quel che riguarda la Sicilia direi che è già ben collegata all’ Italia ed all’ Europa… La Lega è più interessata al voto di scambio che non al filantropismo.