È iniziata il 2 ottobre e termina oggi la nuova campagna vaccinale contro il Covid che prevede la precedenza a medici, personale ospedaliero e delle RSA. Tuttavia, stando ai dati della regione Lazio – nonostante i numerosi appelli lanciati dalle autorità sanitarie – sono stati gli stessi medici a disertare per primi il richiamo vaccinale: secondo quanto diffuso dal quotidiano La Repubblica, su 10.768 medici, 23.777 infermieri e oltre 2.600 operatori sociosanitari, che operano solo nelle strutture pubbliche, nei primi dieci giorni della campagna vaccinale si sono vaccinati in 426, ossia poco più dell’1%. La campagna prioritaria al personale sanitario termina oggi, giorno in cui inizia la somministrazione anche per le persone di età superiore agli 80 anni e per i “fragili”. Dal 30 ottobre, invece, le dosi saranno disponibili anche per tutte le altre fasce della popolazione.
La campagna per la somministrazione dei vaccini contro il Covid è iniziata dunque in salita, registrando un sostanziale flop proprio all’interno di una delle categorie che più di tutte ha raccomandato di sottoporsi all’inoculazione: è stato stimato, infatti, che si sta procedendo con non più di cento vaccini al giorno. Va meglio, invece, la somministrazione dei vaccini antinfluenzali che registra circa 3800 inoculazioni al giorno. Un risultato comunque modesto se si considera che – finora – solo lo 0,6% della popolazione del Lazio si è sottoposto all’antinfluenzale. In ogni caso, si tratta di risultati superiori a quelli del farmaco anti-Covid: per ogni iniezione contro il Covid, infatti, ne vengono fatte 38 contro l’influenza.
Ma le conseguenze del flop della campagna vaccinale contro il Coronavirus pesano soprattutto a livello economico: in base ai contratti stipulati con Pfizer, infatti, l’Italia dovrà acquistare obbligatoriamente 9 milioni e 172 mila dosi del vaccino Covid aggiornato, ma vista la scarsa propensione a sottoporsi all’iniezione, ciò si tradurrà in un enorme regalo di fondi pubblici alla multinazionale del farmaco, dopo che già 16 milioni di dosi avanzate dalle campagne vaccinali precedenti sono state destinate al macero. Proprio a causa dell’avanzo di molte dosi di vaccino, la UE era stata costretta nel maggio scorso a rinegoziare le condizioni per il pagamento delle fiale: aveva infatti stipulato un secondo contratto che prevedeva la diluizione nel tempo, fino al 2026, della consegna delle dosi in eccesso, facendo in modo che una parte di esse fosse pagata la metà, sebbene ufficialmente non sia stato reso noto il prezzo. Nonostante il precedente però, UE e Italia pare non abbiano appreso la lezione: sono state comprate, infatti, ulteriori numerose dosi di un vaccino di cui la maggioranza della popolazione non sente più l’esigenza, dato il graduale affievolirsi della severità della malattia e dello stesso virus. E ora anche gli stessi medici, almeno secondo i dati disponibili nel Lazio, hanno confermato questa tendenza: nonostante ciò, gli Stati continueranno a versare grandi quantità di danaro nelle casse di Pfizer e degli altri colossi del settore.
[di Giorgia Audiello]
Be’, mi viene da dire “meglio tardi che mai”… comunque il regalone a Big Pharma glielo abbiamo già fatto. Le dosi in eccesso le possiamo buttare via come quelle dell’aviaria oppure farle marcire nei magazzini (rigorosamente frigoriferi!) o mandarle nel Sud del mondo quando sono scadute.
Io medico il vaccino non lo farò punto e basta.
Più saggi di chi ci governa.
senza dubbio…