martedì 3 Dicembre 2024

Morawiecki perde la maggioranza: le elezioni riallineano la Polonia a Bruxelles

Dopo le elezioni parlamentari tenutesi domenica in Polonia, la stagione cosiddetta “sovranista” di Varsavia pare volgere al termine: sebbene, infatti, il partito di governo conservatore, nazionalista e antieuropeista Diritto e Giustizia (PiS) si sia classificato come primo partito con il 35,38% dei voti, non ha ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento. I tre partiti di opposizione, invece – Coalizione Civica (KO), Terza Via (TD) e Sinistra (Lewica) – hanno ottenuto rispettivamente il 30,70%, il 14,40% e l’8,61%, conquistando insieme 248 seggi a fronte dei soli 200 del PiS. Il presidente polacco Andrzej Duda dovrebbe comunque affidare l’incarico esplorativo alla formazione vincitrice delle elezioni: tuttavia, il PiS di Kaczynski e del premier uscente Mateusz Morawiecki potrebbe solo cercare di convincere l’ufficialmente riluttante partito di destra Confederazione che, con il 7,16% delle preferenze, ha conquistato 12 seggi. I due partiti otterrebbero così 212 seggi, in ogni caso non sufficienti per avere la maggioranza al Sejm, la Camera bassa.

Per questo, Donald Tusk, presidente del Partito popolare europeo (PPE) e capo dell’alleanza centrista ed europeista, Coalizione Civica, ha affermato, già sicuro del risultato, che «Questo periodo cupo è finito, il regno populista di Diritto e Giustizia è finito» aggiungendo che «La Polonia ha vinto, la democrazia ha vinto». Mentre, infatti, i leader della neonata alleanza di centro destra “Terza Via” hanno opposto un secco no alla proposta di un’intesa con il partito di maggioranza uscente guidato da Jaroslaw Kaczynski, si sono invece mostrati disponibili a governare con l’ex premier polacco Tusk. “Terza Via” è composta dal Partito popolare polacco, di orientamento agrario, e da Polonia 2050, che ha un programma simile a quella di Ko e che avrebbe raccolto il 13% e soprattutto ben 55 deputati. A questi si aggiungerebbero i 30 deputati della Sinistra, di orientamento social-democratico, europeista e progressista. Per questo, si tratterebbe di una svolta politica che segnerebbe una rottura rispetto agli otto anni di un governo che, se soprattutto sul piano della politica interna, si è scontrato con l’Unione Europea su diversi temi, sul piano della politica internazionale, è sempre stato uno dei principali alleati degli Stati Uniti in Europa.

I principali temi di conflitto con l’UE che hanno caratterizzato il governo uscente riguardano lo stato di diritto, il controllo sui media e sulle aziende di Stato: la Ue accusa il governo di Kaczynski e Morawiecki di aver portato avanti riforme che hanno politicizzato il sistema giudiziario e di aver trasformato i media statali in uno strumento di propaganda. Argomenti divisivi sono poi quelli che riguardano le leggi antiaborto – inasprite dal governo – e l’“omofobia”: Bruxelles, infatti, è entrata a gamba tesa nella questione dei diritti e il loro mancato rispetto, insieme alla questione del sistema giudiziario e del recente blocco alle esportazioni di grano ucraino, ha determinato il congelamento dell’erogazione di una parte sostanziale dei fondi UE. Posizioni politiche molto distanti da quelle del partito di Tusk che, in campagna elettorale, aveva giurato di «riportare la Polonia in Europa» e di invertire quello che, secondo lui, sarebbe «il corso illiberale del Paese», promettendo una Polonia aperta al dialogo con l’Europa e il mondo, tollerante, fedele ai diritti degli uomini e donne, sensibile ai problemi climatici e rispettosa dello stato di diritto. Secondo Tusk un ulteriore mandato di Diritto e Giustizia avrebbe avvicinato la Polonia alle posizioni “illiberali” dell’Ungheria di Viktor Orban, con la quale spesso Varsavia è stata unita del contrastare le scelte di Bruxelles.

Il leader del PiS Jarosław Kazcyński ha comunque rivendicato il risultato di primo partito, ammettendo però di non sapere se sarà possibile trasformarlo in un altro mandato per il governo uscente: «al momento non lo sappiamo, ma dobbiamo sperare e sapere che, sia che siamo al potere o all’opposizione, porteremo avanti questo progetto e non permetteremo che la Polonia venga tradita». A fronte di un’affluenza alle urne da record, pari al 74,38%, il PiS ha subito un netto calo rispetto alle elezioni precedenti in cui aveva ottenuto il 43,6% delle preferenze. Oggi è prevista la prima riunione del governo di Mateusz Morawiecki dopo le elezioni di domenica.

È sempre più probabile, comunque, che si vada verso la formazione di un governo “europeista”, allineato non solo a Washington, ma anche a Bruxelles, arginando così la cosiddetta “deriva populista” del Gruppo di Visegrad: mentre Ungheria e Slovacchia, infatti, hanno governi decisamente autonomi rispetto alle posizioni comunitarie, in Polonia, dopo otto anni, si assiste all’indebolimento dei partiti “sovranisti” e conservatori. Ci vorrà ancora tempo però per eleggere il futuro premier: il presidente Andrzej Duda deve convocare le prime sessioni di Sejm (la Camera) e Senato entro 30 giorni dal voto, quindi il 14 novembre. In quell’occasione, l’attuale capo del governo Mateusz Morawiecki si dimetterà. Nel frattempo, il presidente avrà incaricato un candidato premier che, dopo le necessarie consultazioni e avere ottenuto la maggioranza, verrà nominato entro 14 giorni dalla seduta inaugurale del nuovo Parlamento.

[di Giorgia Audiello]

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