L’Italia ha dato parere favorevole alla proposta della Commissione Europea di prorogare l’utilizzo dell’erbicida glifosato per altri 10 anni. Tuttavia, nel complesso, non è stata raggiunta la maggioranza necessaria per il via libera. A pesare è stata la posizione contraria di Austria, Croazia e Lussemburgo, così come l’astensione di Germania, Francia, Belgio, Bulgaria, Paesi Bassi e Malta. La proroga dell’autorizzazione del dibattuto pesticida è quindi per ora stata scongiurata. Per ora. Gli Stati UE saranno infatti invitati a votare nuovamente in appello nel mese di novembre. L’esecutivo UE, in tale circostanza, è possibile che modifichi la proposta, ma se la maggioranza qualificata non dovesse essere comunque raggiunta spetterà alla Commissione Europea decidere autonomamente.
La richiesta di proroga è stata avanzata da un gruppo di multinazionali europee della chimica con forti interessi commerciali nei confronti dell’erbicida più usato al mondo, quali Bayer, Syngenta e Nufarm. Richiesta che è stata poi accolta e formalizzata dalla Commissione UE sulla base di un recente parere favorevole alla sostanza da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Questa, lo scorso luglio, pur ammettendo di non aver potuto adeguatamente valutare i rischi per i consumatori e la biodiversità, ha assicurato che l’uso della sostanza non solleva “preoccupazioni critiche”. Eppure, tra le altre cose, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il contestato principio attivo come “probabile cancerogeno” per gli esseri umani. Una decisione quindi controversa, ma non inaspettata considerando le ormai decennali interferenze delle aziende produttrici della sostanza in questione. Ad ogni modo, quel che sconcerta è che l’EFSA abbia dato l’ennesimo parere favorevole al rinnovo dell’autorizzazione senza che sia stato possibile risolvere in via definitiva delle questioni chiave, come il rischio alimentare per i consumatori e l’impatto sulla biodiversità. Al riguardo, su ammissione della stessa agenzia, non si avrebbero metodologie di valutazione armonizzate e le informazioni disponibili risulterebbero carenti.
Nel frattempo, in Francia, il sedicenne Théo Grataloup ha ottenuto un indennizzo a vita per delle malformazioni indotte proprio dall’esposizione all’erbicida. La madre del ragazzo, quando era incinta di lui, gestiva un maneggio di 700 metri quadrati di area sabbiosa periodicamente diserbato mediante un prodotto a base di glifosato. Théo, nel 2006, nacque affetto da una poli-malformazione alla trachea, laringe ed esofago. Nel 2022, gli esperti del Fondo per i risarcimenti alle vittime dei pesticidi hanno poi riconosciuto “il possibile nesso causale tra la patologia emersa e l’esposizione ai pesticidi durante il periodo prenatale a causa dell’attività professionale di uno o dei due genitori”. A prendere la decisione, un gruppo di cinque medici e ricercatori universitari e di organismi pubblici, specializzati in effetti sanitari degli agrofarmaci, in correlazioni tra salute e ambiente e in malformazioni congenite. Si tratterebbe del primo caso di indennizzo riconosciuto per tale ragione. «A livello mondiale, ci sono stati dei processi vinti negli Stati Uniti per problemi di insorgenze tumorali, ma per malformazioni, stando alle mie conoscenze, è la prima volta che accade», ha spiegato la madre del giovane.
Nel complesso, le evidenze dell’impatto del glifosato sulla salute umana, come certificano anche numerosi studi scientifici indipendenti, si stanno moltiplicando di anno in anno. Ciononostante, l’UE appare determinata a rinnovare l’impiego del fitofarmaco che, tra le altre cose, ha effetti ecologici altrettanto allarmanti.
[di Simone Valeri]
Lo darei da bere a che ha votato a favore.merde all’ennesima potenza.