Attraverso un aumento di un miliardo e 800 milioni rispetto all’anno scorso, il bilancio della Difesa per il 2023 sarà di 27 miliardi e 748 milioni, pari all’1,38% del Pil. È quanto reso noto dal Dicastero di via XX Settembre, che ha trasmesso al Parlamento il Documento di Programmazione Pluriennale 2023-2025, in cui si dà conto delle previsioni di spesa sui programmi di armamento delle Forze Armate Italiane. Il dato rappresenta un’inversione di tendenza rispetto a quanto previsto nel Dpp dell’anno scorso, che in tema di spese militari, per il 2023, si fermava a 25 miliardi e 492 milioni. Nelle sue proiezioni, peraltro, il nuovo documento stima un aumento pari a 600 milioni di euro della voce in questione nei prossimi due anni.
Certo è che l’incremento delle spese militari dipende in maniera diretta dai fondi destinati a nuove armi. La parte di spesa riferita all’acquisizione di sistemi d’arma per il 2023 tocca infatti 7,9 miliardi di impegno diretto, che aumenteranno a 8,1 miliardi e 8,7 miliardi rispettivamente per il 2024 e il 2025. Nel Dpp, il Ministero prevede infatti una spesa di 8,2 miliardi per l’acquisto di 271 carri armati tedeschi Leopard 2A8, di cui 133 da combattimento e 138 da supporto, che si somma a 1 miliardo di esborso per 125 carri armati Ariete, ammodernati allo standard C2. Dal 2022, è salita inoltre da 6 a 15 miliardi la previsione di spesa in quattordici anni per 680 nuovi veicoli blindati leggeri che sostituiranno i Dardo e M113.
Passando al capitolo aeronautica, si prevede un significativo aumento di spesa per lo sviluppo industriale del futuro caccia di sesta generazione Tempest, che dai 3,8 miliardi stimati nel 2022 passa agli 8,8 miliardi attuali. Nel settore della Marina, l’incremento della previsione di spesa pluriennale è dovuto in particolare ai lavori per i nuovi e innovativi sottomarini U212NFS (da 1,8 a 2,4 miliardi), cui si aggiunge la richiesta di una nuova coppia di fregate Fremm in versione evoluta e l’inserimento del nuovo programma navale per 12 cacciamine di nuova generazione (1,5 miliardi).
I numeri raccontano che la richiesta della NATO circa l’aumento delle spese per la difesa fino al 2% del Pil di ogni Paese membro, in Italia, è comunque ancora distante dall’essere soddisfatta. Ciononostante, il ministro della Difesa Guido Crosetto non sembra voler arretrare: “Non devono esserci dubbi in merito alla necessità di proseguire nel percorso di adeguamento ed incremento del bilancio della Difesa, per affrontare le nuove sfide e per rispettare gli impegni assunti in ambito NATO: siamo infatti ancora lontani dall’impegno di conseguire una spesa per la Difesa pari al 2% del Pil entro il 2028”, ha scritto nell’introduzione al Dpp.
[di Stefano Baudino]
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