lunedì 4 Novembre 2024

Uno spiraglio per Alfredo Cospito: l’antiterrorismo chiede la revoca del 41 bis

Ora, Alfredo Cospito può davvero sperare di lasciare 41-bis. Ieri, davanti al Tribunale di Sorveglianza di Roma, la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e gli organi centrali di polizia hanno infatti espresso parere favorevole alla revoca del “carcere duro” per l’anarchico, condannato per aver piazzato due ordigni davanti a una caserma alle porte di Torino – che non produssero vittime – il 2 giugno del 2006. L’udienza era stata fissata dopo un’istanza avanzata dai legali di Cospito contro i rigetti da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio di due richieste di revoca anticipata del 41-bis. I giudici si sono riservati di decidere nei prossimi giorni.

Cospito si trova al 41-bis dal maggio del 2022, quando l’allora guardasigilli Marta Cartabia aveva ordinato per lui il “carcere duro”, poiché, secondo le accuse, l’uomo avrebbe mandato messaggi ai “compagni anarchici” attraverso una serie di articoli pubblicati su riviste di settore. A questo proposito, nel documento depositato dagli avvocati di Cospito, Flavio Rossi Albertini e Margherita Pelazza, hanno specificato che, “se il presupposto del 41-bis è stato espressamente individuato nella necessità di interrompere l’attività comunicativa dello stesso, al fine di sanzionare l’istigazione ravvisata nel suo contenuto, per due volte il Tribunale del Riesame ha escluso che le esternazioni del Cospito siano idonee ad istigare o che le stesse rappresentino indicazioni idonee ad indirizzare i soggetti presenti all’esterno a determinarsi a specifiche condotte criminose, ritenendo al contrario che le medesime si sostanzino nella manifestazione del pensiero politico del suo autore”.

Nel 2014, Cospito fu condannato a 9 anni e 5 mesi di carcere per aver gambizzato, due anni prima, l’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. In seguito, l’anarchico fu condannato, insieme ad Anna Beniamino, a 20 anni di reclusione nell’ambito del procedimento “Scripta Manent”, in quanto riconosciuto “quale capo e organizzatore di un’associazione con finalità di terrorismo ai sensi dell’art. 270 c.p. [Associazione sovversiva, ndr] denominata Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI)”, per aver collocato due ordigni a basso potenziale presso la Scuola Carabinieri di Fossano (Torino) nel giugno 2006, all’esplodere dei quali non vi furono vittime né feriti. Il reato contestatogli era quello di strage, previsto dall’art. 422 del codice penale. Nel luglio 2022, però, la Corte di Cassazione aveva riqualificato il reato da strage semplice ad attentato alla sicurezza dello Stato – per cui, anche in assenza di vittime, è previsto l’ergastolo ostativo -, portando così a dover riqualificare la pena inflitta ai due imputati.

Nel febbraio 2023, il guardasigilli Carlo Nordio aveva rifiutato la richiesta di revoca del 41-bis avanzata dagli avvocati dell’anarchico. In quel caso, i pareri dei magistrati pervenuti a Nordio in vista della decisione erano stati contrastanti: se la Procura generale di Torino si era espressa a favore del mantenimento del “carcere duro”, la Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo torinese aveva ammesso la possibilità per Cospito di tornare al regime di Alta sicurezza.

Ad aprile, interpellata dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino, la Corte Costituzionale ha però sancito che il giudice possa valutare discrezionalmente le attenuanti anche in caso di ergastolo, aprendo dunque alla prospettiva di uno sconto di pena. In seguito alla pronuncia, Cospito ha interrotto uno sciopero della fame che durava da 126 giorni. Ciononostante, la Procura generale aveva comunque deciso di chiedere per Cospito il carcere a vita e l’isolamento diurno per un anno. Ma la Corte d’Assise d’Appello, lo scorso giugno, ha ridotto la pena agli imputati, infliggendo 23 anni di carcere per Cospito e 17 anni e 9 mesi ad Anna Beniamino. Ad entrambi, i giudici hanno infatti riconosciuto le attenuanti generiche e quella della “lieve entità”. Nella loro istanza presentata di fronte al Tribunale di Sorveglianza, i legali di Cospito hanno infatti sottolineato come la delibera della Consulta, unitamente alla valutazione della Corte d’Assise d’Appello di Torino in merito all’attentato alla scuola allievi carabinieri in Piemonte, “ridimensiona, depotenziandola notevolmente, l’enfatizzazione della figura del Cospito, dello spessore e della caratura criminale”. Ed ora è tutto nelle mani dei giudici.

[di Stefano Baudino]

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