sabato 23 Novembre 2024

Mentre Gaza è allo stremo, Israele gioca a fare entrare gli aiuti col contagocce

A due settimane dall’inizio del conflitto israelo-palestinese, la situazione umanitaria a Gaza, che continua ad affondare sotto le bombe israeliane, è drammatica. Stamane è stato riaperto il valico di Rafah, l’unico passaggio via terra tra la Striscia e l’Egitto. In seguito all’ingresso di appena 20 camion carichi solo di una quantità limitata di forniture alimentari (prodotti in scatola), acqua e medicinali, il varco è stato però immediatamente richiuso, senza permettere il passaggio di persone. Da quanto si apprende, gli aiuti verranno scaricati, trasferiti su camion dell’Onu e portati ai magazzini delle Nazioni Unite, da dove saranno distribuiti in tutta la Striscia. Ma gli operatori ospedalieri, che hanno in cura migliaia di feriti, hanno urgente bisogno di forniture mediche e carburante per i loro generatori, di cui questa mattina non è stato consentito l’accesso tramite il valico. Nel frattempo, al Cairo è andato in scena il Summit organizzato dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi incentrato sugli “sviluppi e il futuro della causa palestinese e del processo di pace”, che vede la presenza di una ventina di Paesi. Ma non quella di Israele.

Presente al vertice del Cairo, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha lanciato un appello per una «tregua umanitaria», affermando di aver constatato al valico di Rafah, dove si è recato ieri per coordinare gli interventi in favore della popolazione civile, «una catastrofe umanitaria». Guterres ha detto che «al di là del confine ci sono due milioni di persone tra cui bambini che necessitano di aiuti», dicendosi «grato all’Egitto per il ruolo che ha avuto». Il segretario generale dell’Onu ha sottolineando che «i diritti dei palestinesi sono legittimi» e che serve «una soluzione a due Stati». Al Summit in Egitto, insieme ad altri leader e ministri degli Esteri europei e a quelli di di Turchia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ha partecipato anche la premier italiana Giorgia Meloni. La «soluzione strutturale che si basi sulla prospettiva dei due popoli e due Stati» è stata caldeggiata anche da Meloni, la quale ha voluto ribadire che occorra «condannare senza ambiguità» il «terribile attacco di Hamas» del 7 ottobre, che a suo dire avrebbe avuto l’obiettivo di «costringere Israele a una reazione contro Gaza che creasse un solco incolmabile fra Paesi arabi, Israele e Occidente, compromettendo la pace per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere». Terminato il Summit, Meloni ha partecipato a un bilaterale con il presidente palestinese Abu Mazen.

Le condizioni di chi non ha potuto lasciare la Striscia, nel frattempo, sono disperate: la gran parte dei palestinesi – chiusi in una vera e propria prigione a cielo aperto – riesce a mangiare solo un pasto al giorno. Avendo estrema necessità di acqua, molti di loro possono solo abbeverarsi da pozzi sporchi, rischiando di contrarre malattie. Nel complesso, nella striscia di Gaza i raid israeliano hanno provocato la morte di 4.385 palestinesi – ma si stimano ancora centinaia di vittime sotto le macerie – e il ferimento di altri 13.561, mentre oltre un milione dei 2,3 milioni di persone del territorio assediato sono state sfollate. I bambini morti, secondo l’Unicef, sonooltre 1.600”, mentre i minori feriti sono circa 4.200. «L’uccisione e la mutilazione di bambini, gli attacchi su ospedali e scuole e la negazione dell’accesso umanitario costituiscono gravi violazioni dei diritti dei bambini. L’umanità deve prevalere», ha dichiarato Adele Khodr, direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. L’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, ha attestato che i minori sfollati sono mezzo milione. Circa 50.000 donne incinte non hanno la possibilità di accedere alle cure prenatali, mentre 20.000 persone necessitano di servizi specialistici di salute mentali, medicine comprese. Senza carburante, migliaia di pazienti, compresi i neonati nelle incubatrici, sono a rischio immediato. I medici affermano che molte persone affette da cancro sono già a cavallo tra la vita e la morte.

Ieri, a sorpresa, Hamas ha liberato due dei 210 ostaggi rapiti nell’attacco dello scorso 7 ottobre. Si tratta delle americane Judith Tai Raanan, 59 anni, e sua figlia Natalie, 17 anni. Il rilascio è avvenuto con la mediazione del Qatar, il cui Ministero degli Esteri ha comunicato in una nota che “continuerà il dialogo con Israele e Hamas nella speranza che vengano rilasciati tutti gli ostaggi civili di ogni nazionalità”. Israele, comunque, ha chiuso a qualsiasi prospettiva di accordo o tregua. I bombardamenti sulla Striscia di Gaza, infatti, non si sono fermati nemmeno questa notte. Il numero delle abitazioni distrutte o danneggiate dagli attacchi israeliani è ormai salito a 142.900, ovvero un terzo di quelle presenti nella Striscia. Si stima che circa un milione di palestinesi non abbiano più una casa. Sono state raggiunte dalle bombe anche centinaia di strutture educative: tra queste anche una ventina di scuole Unrwa, due delle quali venivano utilizzate come rifugi temporanei. È stato colpito anche uno dei palazzi all’interno dei quali si trovano gli uffici delle Ong, alcune anche italiane. Sei relatori speciali dell’Onu per i diritti umani, nelle scorse ore, hanno accusato Israele di aver commesso crimini contro l’umanità a Gaza, affermando al contempo in un comunicato di essere inorriditi dalla “mancanza di azione da parte della comunità internazionale”.

[di Stefano Baudino]

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3 Commenti

  1. Leggiamole ora queste notizie perché temo che dal 17 febbraio in Europa non si potranno più pubblicare. Mi scaricherò tutti gli articoli che avete prima che qualche burocrate di merda vi obblighi a rimuoverli per non risvegliare brutti pensieri nel residuo di cervello che resta ai cittadini occidentali.

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