Si è spento nell'aula del consiglio regionale della Lombardia la mozione proposta da Fratelli d'Italia (FdI) che avrebbe obbligato le scuole del territorio a vietare fra i banchi la carriera alias, quella cioè che permette a chi si identifica in un genere diverso rispetto a quello di nascita di essere chiamato con un nome differente da quello anagrafico – a patto che la persona in questione abbia burocraticamente iniziato il proprio percorso di transizione. Nonostante la bocciatura sia avvenuta sul filo - i voti a favore sono stati 35, anche se ce ne sarebbero voluti almeno 37 su 73, i contrar...
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Quando ho letto del “testi di vita reale” mi è venuta in mente la monaca di Monza che, dopo una vita di condizionamento per convincerla a diventare suora, ha dovuto passare un periodo nel mondo esterno, previsto dalla legge per rispettare la sua reale volontà. Sappiamo tutti come è andata a finire. E’ molto difficile capire cosa ci sia davvero, dietro tutta questa enfasi sull’identità di genere. Nella storia, i ruoli assegnati al genere maschile e femminile sono legati alla cultura espressa da una comunità, e, quindi, al modo in cui la società stessa articolava le sue funzioni al proprio interno (vedi nascita delle elite, cambio della mitologia e della religione in favore del patriarcato, ecc.). Penso che, per capire a quale genere biologico, e non culturale, ognuno apparttenga ci voglia tanto tempo. Noi stessi adulti abbiamo costruito la nostra identità in un tempo lungo, a fronte degli schemi proposti dalla società e ne portiamo l’impronta. Faccio fatica a pensare che una persona molto giovane abbia già la certezza di voler cambiare la propria biologia. Dalle testimonianze che ho ascoltato ho capito che il sentirsi in un corpo che non appartiene alla propria identità profonda è una sensazione che comincia all’inizio della pubertà. Penso che, quindi, la persona vada soltanto accompagnata nella comprensione e conseguente decisione di intervenire, farmacologicamente e chirurgicamente, sul proprio corpo, con interventi che richiedono grande maturità emotiva e psicologica. Forse il problema è che viviamo tutti nella convinzione che il corpo si può fare e disfare in qualunque momento, a nostro piacimento. Le possibilità offerte dalla scienza moderna non vanno di pari passo con le norme sociali e culturali e, quindi, di nuovo, bisognerebbe capire “cui prodest”?
A me questo questo più che un articolo da indipendente mi sembra allineato un po’ troppo alla sinistra. La carriera alias non fa che alimentare confusione in una fase delicata come quella Dell adolescenza caratterizzata da una psiche ancora informazione. Io ho 33 anni e rispetto a quando ne avevo 15 o 17 sono totalmente un altra persona. Qui si parla di scelte che condizionano la persona per tutta la vita e che non si possono prendere in un età così immatura.
Forse non ti è chiaro che l’Indipendente, seppur “libero”, ha ovviamente una sua collocazione politica e una sua linea editoriale che, non ne ha mai fatto mistero, è decisamente di sinistra. O pensi che continuare a parlare di anti-capitalismo, degli ultimi e di mondo multipolare sia una pratica politica conservatrice?
Sono il primo ad essere critico contro lo squilibrio della cd “sinistra liberal-democratica” (PD e affini) sul favorire le tematiche sui diritti individuali rispetto a quelle di giustizia sociale e economiche, ma questo non vuol dire che non siano problematiche che non vadano affrontate. Soprattutto quando riguardano lati, imho, poco problematici come le carrieri alias (insomma non parliamo di questioni più delicate come adozioni, maternità surrogata, etc..). Tra l’altro la legge già prevede che la carriera alias si possa utilizzare solo se si è già iniziati la transizione. E la transizione la puoi iniziare solo dopo un lungo e duro (a volte forse fin troppo) percorso psicologico che serve proprio a far capire all’adolecente la portata della sua possibile scelta, quindi per diradare un po’ quella nebbia e confusione che chiunque prova a quell’età.
Viene detto che bisogna risolvere la incongruenza presente in persone che non si identificano con il proprio corpo. Dunque si tratterebbe di due entità’ che sono in conflitto. La realtà e’ che il corpo e’ UNO e comprende sia i vari organi sia la mente, lo spirito e/o l’anima. La scienza moderna ha inventato il corpo che funzionerebbe come una macchina: se un pezzo non funziona allora lo si sostituisce o lo si cura come entità a parte, isolata dal resto. Il corpo e’ uno, come si può concepire che una parte non riconosca l’altra? Ai tempi di Caterina da Siena per es. si considerava il corpo come appartenente a Satana mentre lo spirito si collegava a Dio…ma erano altri tempi.
Comunque, visto le recenti esperienze con la “scienza”, ritengo che siano argomenti da tenere lontani da spicologi e psicoterapeuti.
Sono piuttosto ambito di sociologia, etica, filosofia e antropologia. Ci manca solo un altro CTS, uno psicoCTS, che decida come formare lo sviluppo e l’educazione dei giovanissimi.
Completamente d’accordo.
braissimo
Bisogna informarsi molto bene prima di importare dagli Stati Uniti questa ideologia. Bisogna informarsi sul disastro educativo e sociale che queste scelte hanno determinato nella scuola americana. Forse bisognerebbe anche capire che questa esigenza non proviene dal basso, cioè dagli studenti, ma viene imposta come nuovo modello educativo dall’agenda 2030.
Questi contributi video chiriscono molti cose:
https://youtu.be/9dGw5TyXb9o?si=FcniO3qaT1j0Irpy
https://youtu.be/L-iJTekW9ns?si=gOBVN6cpyI8HXHdC
“Di tutti i metodi, il più influente si chiama istruzione […). Possiamo sperare che nel tempo, chiunque potrà convincere chiunque di qualunque cosa, a patto che possa lavorare con pazienza sin della sua giovane età e che lo Stato gli dia il denaro e i mezzi per farlo. La questione evolverà a lunghi passi allorché sarà posta in opera da scienziati sotto una dittatura scientifica.
I socio-psicologi del futuro avranno a loro disposizione un certo numero di classi di scolari, sui quali collauderanno differenti metodi per far insorgere nel loro animo la incrollabile convinzione che la neve sia nera. Si constaterà rapidamente qualche problema. In primo luogo, che l’influenza della famiglia è un ostacolo. In seguito, che non si andrà molto lontano se l’indottrinamento non sarà iniziato prima dell’età dei dieci anni. In terzo luogo, che dei versi messi in musica e eseguiti a intervalli regolari sono assai efficaci. In quarto luogo, che credere che la neve sia bianca dovrà essere visto come il segno di un gusto
malato per l’eccentricità».
Bertland Russell, L’impatto della scienza sulla società
L’Indipente ha pubblicato un altro articolo smaccatamente pro gender, impreciso e tutt’altro che imparziale, a partire dalla terminologia propria della propaganda gender, fino ad arrivare ad indicare il valore errato di 1,7% di intersessuali nella popolazione, rifacendosi ai dati controversi di una divulgatrice notoriamente sostenitrice del gender, invece di indicare i dati reali di nati con genitali ambigui che è solo 0.02%–0.05%
Link all’articolo:
https://www.lindipendente.online/2024/03/08/il-cammino-verso-i-diritti-dellidentita-di-genere-e-orientamento-sessuale/
Consiglio di farsi sentire anche nei commenti lì.
Sempre che non si abbia già disdetto l’abbonamento (come sto valutando di fare io, per una cosa così grave come il sostegno della teoria gender da parte de L’Indipendente), in quel caso credo non si possa più commentare.
Varie disdette di abbonati sdegnati spiegherebbero anche perchè questo articolo sia stato commentato negativamente da molte persone, mentre l’altro più recente no…
Sono d’accordo con Cristina. L’articolo della Frezza è lucido e acuto. Inserire dei ragazzi (una minoranza che da sempre è suscettibile a dei momenti di dubbio/confusione sui ruoli sessuali) in un percorso burocratizzato, legislativizzato e soprattutto medicalizzato, mi sembra una follia transumanica pericolosa per le nuove generazioni e il futuro dell’umanità.
Aggiungo anche che, guarda caso, Gloria Ferrari che scrive questo articolo su L’Indipendente, è psicologa e psicoterapeuta e secondo me questa categoria è sottoposta di questi tempi alla tentazione di conseguire potere intellettuale lasciandosi allucinare da teorie transumaniste assurde.
La carriera alias dura anni, se un ragazzo ha ‘dei momenti di dubbio/confuzione sui ruoli sessuali’ può fare approfondimenti ed evenutalmente tornare sui suoi passi.
Mah…
suggerisco la lettura di questo articolo di Elisabetta Frezza che si approccia al problema da un punto di vista più ampio, l’argomento è talmente complesso…
https://www.ricognizioni.it/la-carriera-da-un-sesso-allaltro-la-rivoluzione-in-interiore-homine/
Sono d’accordo con Cristina. L’articolo della Frezza è lucido e acuto. Inserire dei ragazzi (una minoranza che da sempre è suscettibile a dei momenti di dubbio/confusione sui ruoli sessuali) in un percorso burocratizzato, legislativizzato e soprattutto medicalizzato, mi sembra una follia transumanica pericolosa per le nuove generazioni e il futuro dell’umanità.
La carriera alias dura anni, se un ragazzo ha ‘dei momenti di dubbio/confuzione sui ruoli sessuali’ può fare approfondimenti ed evenutalmente tornare sui suoi passi.
Dall’articolo di E. Frezza: ” Tra le proposte figurano: «Identità alias obbligatoria in tutte le scuole di ordine e grado senza certificazione medico-psicologica (con autorizzazione della famiglia fino ai 14 anni)» o «Autorizzazione interventi chirurgici senza obbligo percorso psicologico».
In pratica, si ammette che un bambino sia libero di intraprendere scelte irreversibili (quali il blocco dello sviluppo per via farmacologica e la asportazione chirurgica di parti del corpo) senza nemmeno dover approfondire le motivazioni psicologiche sottese a una tale decisione. C’era una volta il principio di precauzione…
Si ricordi, per incidens, che nel 2018 è stato approvato in Italia, e inserito nei LEA, l’uso dei bloccanti (triptorelina) per «estendere lo spazio temporale di riflessione su di sé senza sperimentare il disagio di cambiamenti fisici incongruenti con la propria identità di genere». E che nel 99% dei casi l’assunzione del farmaco prelude alla via chirurgica, poiché quasi nessuno dopo quel passo torna indietro (mentre invece quasi tutti, crescendo, avrebbero semplicemente cambiato idea riallineandosi alla propria identità sessuata).