giovedì 21 Novembre 2024

In Italia continua a crescere il fenomeno dell’abuso edilizio

L’abusivismo edilizio è ancora uno dei problemi più gravi con cui il nostro territorio deve fare i conti: una pratica che si rinvigorisce di anno in anno, ostacolando lo sviluppo del Paese. Nonostante la crisi edilizia e quella pandemica, infatti, il 2022 ha visto un incremento del 9,1% delle case abusive, con una crescita che non si registrava dal 2004. E se da una parte si fa fatica a demolire, dall’altra cresce il numero delle ordinanze.

È quanto emerge dall’ultimo rapporto “Abbatti l’abuso 2023” di Legambiente, elaborato usufruendo dei dati raccolti dall’Istat in collaborazione con il Centro di ricerche di mercato (Cresme). Una lunga analisi che evidenzia prima di tutto le mancate demolizioni degli immobili costruiti abusivamente dopo la scadenza, nel 2003, del terzo e ultimo condono edilizio approvato in Italia. «Un esercito di manufatti», come li ha definiti l’associazione, che devastano da decenni la Penisola, soprattutto nelle regioni del Sud, dove ogni 100 abitazioni realizzate nel rispetto delle regole, ce ne sono 42,1 costruite illegalmente (ovvero il 29.6% del totale delle abitazioni).

Critica anche la condizione delle zone costiere, dove sono state emesse una media di 395,9 ordinanze di demolizione per ogni comune (cinque volte quelle dell’entroterra) e in cui «un ruolo rilevante è esercitato dalla criminalità organizzata». Come, tra l’altro, dimostrano i decreti di scioglimento per mafia delle amministrazioni locali. Lo scorso agosto, per esempio, la Giunta regionale della Calabria ha deliberato il commissariamento di 30 comuni che non avrebbero “attuato la necessaria vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia in tema di controllo del territorio e la repressione dell’abusivismo”.

Il territorio calabrese è uno dei più martoriati dalla pratica dell’abusivismo edilizio che, come si legge in un comunicato diffuso dall’ufficio stampa della Giunta “è un fenomeno di diffusa perpetrazione tale da assumere una particolare e incisiva rilevanza sociale e politica”. Difatti la regione è una fra quelle che Legambiente considera più a rischio, insieme a Campania, Lazio, Puglia e Sicilia: in queste aree dal 2004 a dicembre 2022 il numero delle demolizioni eseguite, fra quelle per cui era stato stabilito l’abbattimento, è stato del 15,3% dei 70.751 immobili abusivi, mentre il numero totale delle nuove ordinanze emesse è stata in media una ogni 310 cittadini (per un totale di 83.430). Nello specifico, la regione con il maggior numero di disposizioni emanate è risultata essere la Campania (23.635), mentre quella con il migliore rapporto tra ordinanze emesse e quelle eseguite la Sicilia, con il 19,2%. Seguita poi da Lazio 17,2%, Campania 13,1%, Puglia 10,2% e, in fondo alla classifica, la Calabria, con il 9,6%.

In base ai dati del 2021 invece, le quattro regioni italiane con l’indice più basso di abusivismo edilizio sono Friuli-Venezia Giulia (3,2% delle abitazioni autorizzate dai comuni) e Trentino-Alto Adige (3,2), seguite dal Piemonte (4,1) e dalla Valle d’Aosta (4,1). Cifre fino a dieci volte più basse rispetto a quelle registrate al Sud, che detiene il primato ormai da molti anni.

In generale, però, quella dell’abusivismo è una piaga diffusa e difficile da sradicare da tutto il territorio italiano, per almeno un paio di motivi: è cresciuta di pari passo al processo di industrializzazione esploso negli anni ’60 – che aveva bisogno di costi bassi e tempi rapidi, che l’abusivismo forniva – , e non ha quasi mai incontrato grossi ostacoli da parte dei Governi.

Non è tuttavia lasciandogli ulteriore spazio che la questione si esaurisce. Anzi, secondo Legambiente, bisognerebbe per esempio dare più ruolo e responsabilità ai prefetti, incaricati di applicare l’art.10bis della Legge 120/2020 approvato dal Parlamento per fare fronte proprio alle mancate demolizioni da parte dei Comuni, ma che pochi mesi dopo la sua introduzione è stato di fatto bloccato da una circolare. E, inoltre, bisognerebbe dare maggiore peso al danno erariale causato dall’abusivismo, quantificando – e rendendo note – le effettive mancate entrate nelle casse comunali dovute all’occupazione da parte degli abusivi di immobili non demoliti, e diventati di proprietà comunale.

Ma di soluzioni potrebbero essercene molte altre, se solo le si volesse cercare (e trovare).

[di Gloria Ferrari]

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2 Commenti

  1. Ma quale abuso edilizio di memoria fascista, si lasci costruire nella propria terra ciò che ognuno vuole, solo controllando non siano orrori, come in genere sono invece tutte le opere pubbliche, tutti conosciamo la bruttura insostenibile degli edifici pubblici.

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