Ieri, 28 ottobre, in molte città del mondo si sono tenute partecipatissime manifestazioni a sostegno del popolo palestinese e contro il violento massacro che Israele sta commettendo nella Striscia di Gaza in queste settimane. Nonostante alcuni Stati europei abbiano votato contro o si siano astenuti, come l’Italia, nei confronti della risoluzione ONU che proponeva un cessate il fuoco, centinaia di migliaia di cittadini hanno scelto da che parte stare. Ad Istanbul, Londra, Berlino, Parigi, New York, e anche a Roma, i manifestanti hanno invaso le strade con le bandiere palestinesi per chiedere a gran voce la fine del sistema israeliano di apartheid e la liberazione del popolo palestinese, oppresso da 75 anni.
Le immagini aeree da Istanbul sono impressionanti: centinaia di migliaia di partecipanti, così come l’imponente corteo che ha attraversato le strade di Londra. A New York, invece, sono state arrestate alla Grand Central Station circa 300 persone, per la maggioranza ebree, che stavano svolgendo un sit-in per chiedere la pace e l’immediato cessate il fuoco. Mentre a Parigi migliaia di persone sono scese in strada in solidarietà con la Palestina nonostante i divieti della Prefettura.
Anche a Roma, dalle ore 15:00, migliaia di manifestanti si sono radunati a Porta San Paolo, davanti alla Stazione Ostiense e alla Piramide Cestio, in risposta alla chiamata lanciata dalle varie associazioni palestinesi del territorio, come Giovani Palestinesi d’Italia, Movimento Studenti Palestinesi d’Italia, Comunità Palestinese e Unione Democratica Arabo Palestinese.
Già nelle ore precedenti al corteo la tensione per una grande giornata di mobilitazione nazionale era palpabile nell’aria e sui muri. In giro per Roma spuntano scritte, manifesti e bandiere a fianco del popolo palestinese mentre nella metro, direzione Piramide, si vedono le prime kefieh ed i primi cartelloni. Arrivati alla fermata, i vagoni si svuotano, sono tutti lì per la manifestazione: arabi di diverse nazionalità, famiglie, anziani, studenti medi e universitari.
Splende il sole sul Piazzale antistante la Stazione Piramide/Ostiense, dove in poco tempo il concentramento diventa imponente, con migliaia di persone provenienti da tutta Italia che si schierano dietro lo striscione principale che recita “Stop al genocidio, fine dell’occupazione. Palestina libera!”
Il corteo parte in ritardo, ed il motivo viene annunciato dagli organizzatori dal furgone: 7 autobus provenienti da Napoli sono stati bloccati e perquisiti dalla Polizia per circa 2 ore all’altezza dello svincolo Roma Sud. La Rete Napoletana per la Palestina fa poi sapere, attraverso una nota pubblicata sui loro canali social, che il controllo è stato assurdo e con lo scopo di “censura preventiva”. Infatti, ad essere sequestrati, sono stati solamente alcuni cartelli che recitavano “Netanyahu assassino” oppure “i popoli in rivolta scrivono la storia”, oltre a 4 caschi, che gli attivisti spiegano essere stati utilizzati semplicemente per arrivare in motorino all’appuntamento con i bus. Per questo motivo, Polizia e Digos, hanno ritenuto indispensabile tenere fermi in mezzo all’autostrada per 2 ore anche bambini ed anziani, senza nessun servizio e sotto il sole.
Arrivati gli ultimi manifestanti, intorno alle 16:00, il corteo inizia a muoversi. Oltre allo striscione principale, in testa al corteo, è presente una grande chiave che simboleggia la voglia dei palestinesi di poter tornare nelle loro case e nella loro terra, occupata illegalmente da Israele o bombardata come sta avvenendo a Gaza.
Decine di migliaia di persone (più di 20mila) sfilano verso Piazza San Giovanni, passando per il Colosseo tra fumogeni verdi e rossi, bandiere palestinesi e della pace e cori contro Netanyahu.
L’unico momento di tensione si è registrato davanti alla FAO, in Via Aventina, davanti al Circo Massimo, dove un manifestante si è arrampicato sulla recinzione per strappare via la bandiera israeliana, riuscendo a sfuggire all’ultimo dalle mani della digos.
Il corteo ha poi continuato a sfilare per le strade del centro al grido di “Palestina libera” e “Netanyahu assassino”, mentre nei cartelli e negli striscioni si legge “Free Gaza”, “No justice no peace”, “chi tace è complice” e “from the river to the sea Palestina will be free”.
Il momento più commovente e di vicinanza alla causa palestinese si è presentato durante l’inno della resistenza popolare, dove i manifestanti hanno alzato le due dita al cielo formando una “V”, simbolo molto forte del movimento di liberazione palestinese, che chiede, per prima cosa appunto, verità e giustizia. In quel momento alcune persone si sono strette in un abbraccio, tra le lacrime di dolore avvolte dalla bandiera palestinese.
Roma, l’Italia e molti Paesi del mondo, stanno dimostrando che i popoli, nonostante l’indifferenza dei governi, stanno dalla parte degli ultimi e degli oppressi, e di chi, in 75 anni, ha visto negati i più elementari diritti, tra cui quello alla vita.
[di Gioele Falsini]
Grazie grazie grazie.
Questa testata online mi sta piacendo sempre più!
Siamo ormai evidentemente govarnati da un regime che nulla ha a che fare con un paese minimamente democratico, e lo stato attuale dell’informazione lo dimostra ogni giorno di più.
PER GIOELE FALSINI : frase corretta ” Nonostante alcuni Stati europei abbiano votato contro o si siano astenuti” , grazie . L’ articolo è interessante e rende bene il sentimento comune di volontà di pace, contro le decisioni guerrafondaie di Governi sempre più lontani dai cittadini.
Grazie per qiesto articolo e soprattutto per le foto, perché nessun tg ne ha dato notizia, confermando la modalità di non informazione, e questo è impensabile in un paese civile!