Parte il primo novembre la “fase di preparazione” dell’euro digitale, “finalizzata allo sviluppo e alle sperimentazioni del nuovo metodo di pagamento”, sulla base dei risultati della fase istruttoria. È quanto si legge sul sito della BCE che a giugno aveva già avanzato una proposta legislativa, per la creazione dell’euro digitale: si tratta di una valuta dematerializzata che permetterebbe pagamenti elettronici gratuiti, in tutto simile alle criptovalute, ma emessa e gestita dalle banche centrali, nel caso europeo dalla BCE. La fase di preparazione durerà due anni e si articolerà in due stadi: l’obiettivo è quello di condurre un’analisi approfondita, di effettuare le sperimentazioni e i test necessari e di svolgere le consultazioni con le parti interessate, “al fine di assicurare che un euro digitale soddisfi i più elevati standard di qualità, sicurezza e fruibilità”. L’istituto centrale europeo precisa, inoltre, che l’avvio di questa fase non vincola il Consiglio direttivo a prendere alcuna decisione in merito all’emissione effettiva di un euro digitale che potrà essere presa in considerazione solo dopo l’adozione della normativa pertinente. In ogni caso, la valuta digitale costituirebbe un cambiamento radicale dello stesso concetto di moneta, non esente da rischi sostanziali, quali il rafforzamento del potere delle banche centrali e del controllo sui cittadini.
Al netto dei passaggi burocratici, la spinta a digitalizzare i pagamenti, ridurre il contante e immettere quanto prima possibile le cosiddette “criptovalute di Stato” è evidente e sempre più diretta all’accelerazione: sono molti, infatti, gli interessi e gli obiettivi che stanno alla base del progetto. Secondo i suoi fautori, tra cui la governatrice dell’istituto di Francoforte, Christine Lagarde, il nuovo sistema di pagamento apporterebbe solo vantaggi e comodità irrinunciabili, in quanto “semplificherebbe la vita di tutti, rendendo disponibile la moneta pubblica per i pagamenti digitali. Lo potresti utilizzare a titolo gratuito, ovunque e ogniqualvolta ne hai bisogno. Questo strumento contribuirebbe a rafforzare la sovranità monetaria dell’area dell’euro e la concorrenza nel settore europeo dei pagamenti”, si legge sul sito. Tuttavia, la progressiva affermazione della moneta digitale è allo stesso tempo anche una minaccia alla libertà dei cittadini che potrebbe tradursi in una pericolosa deriva verso un mondo orwelliano in cui tutto è tracciabile e oggetto di controllo: le banconote, infatti, garantiscono un anonimato totale, l’uso del denaro digitale, invece, lascerà una scia di dati che in un modo o nell’altro potrebbe venire utilizzata dalle istituzioni, andando a ledere la privacy. Per quanto, infatti, la BCE assicuri che non avrà accesso «ai dati personali degli utenti» così come che non potrà «collegare le informazioni sui pagamenti ai singoli individui», questi dati saranno disponibili ed è difficile non vengano utilizzati prima con finalità di sicurezza pubblica – ad esempio in funzione “antiterrorismo” – poi per indagini penali e, infine, con l’obiettivo di disciplinare la popolazione, ponendo limiti e criteri precisi all’utilizzo del denaro digitale, secondo il modello del credito sociale cinese.
Inoltre, come riportato da una fonte certamente non accreditabile alla “galassia complottista” – un articolo del Corriere della Sera – “la valuta digitale dà una capacità di manovra straordinaria al banchiere centrale”: in qualunque momento, infatti, la BCE, in relazione alle esigenze di politica monetaria, potrà imporre un tasso negativo sulle giacenze, provando a manovrare le scelte di spesa dei cittadini settimana per settimana. A ciò si aggiunge il fatto che l’introduzione di questo strumento di spesa porterebbe ancora di più alla riduzione del denaro contante che è l’unico ad avere corso legale e ad essere nella piena disponibilità del suo possessore garantendo completa libertà. Da anni, ormai, si insiste sulla riduzione della cartamoneta come metodo per combattere l’evasione fiscale. Tuttavia, il coordinatore dell’Ufficio Studi della CGIA, Paolo Zabeo, ha messo in evidenza come la riduzione del contante non incida minimamente sull’evasione specialmente delle grandi multinazionali che sono quelle che ricorrono maggiormente alle pratiche di elusione: le modalità di evasione delle multinazionali «non sono ascrivibili alla mancata emissione di scontrini o ricevute, bensì al ricorso alle frodi doganali, alle frodi carosello, alle operazioni estero su estero e alle compensazioni indebite». Reati che «non verranno nemmeno sfiorati dalle misure di contrasto all’utilizzo del contante» ha affermato.
È necessario, dunque, che l’euro digitale rimanga uno strumento di pagamento volontario che andrebbe ad affiancarsi al contante e alle altre forme di pagamento già in uso. È quanto afferma la stessa BCE che spiega anche che l’euro digitale “sarebbe convertibile alla pari con le banconote”. Tuttavia, è noto che con il pretesto di emergenze o crisi di varia natura, le cose potrebbero velocemente cambiare: ad esempio, durante il periodo pandemico si è assistito ad un’accelerazione della digitalizzazione in tutti i settori e c’era chi – in nome della lotta al virus – avrebbe voluto eliminare il denaro contante. Le emergenze sono, infatti, il grimaldello per imporre cambiamenti che in circostanze ordinarie non avrebbero mai potuto affermarsi.
L’euro digitale si inserisce pienamente nel progetto di digitalizzazione totale della società promossa da organismi come il World Economic Forum (WEF) e andrebbe di pari passo con lo sviluppo dell’identità digitale (ID), ponendo le basi per una profilazione totale dei cittadini in cui nulla rimarrebbe fuori dal monitoraggio di un grande occhio digitale, secondo un’impostazione tecnocratica. Oltre a questo aspetto di carattere socio-antropologico, l’euro digitale permetterebbe alla BCE non solo di limitare il potere delle criptovalute, ma anche di dare un vantaggio competitivo al Vecchio Continente. Secondo l’istituto di Francoforte, infatti, “il successo di un euro digitale potrebbe trasformare l’Europa, che diverrebbe leader mondiale della finanza digitale e delle valute digitali delle banche centrali”.
[di Giorgia Audiello]
Il controllo digitale non fa per me. Preferisco il contante e nessuno può obbligarmi al controllo della mia vita privata per sapere dove, come quando e perché spendo i miei soldi.
E le banche sarebbero disposte a rinunciare alle loro valute digitali tipo Bancomat, Visa, satispay, american express, PayPal, minchiapay ecc ecc?
Hanno una fifa blu del BTC e della finanza decentralizzata. Si può capire, si troverebbero senza lavoro. Lunga vita al Bitcoin che seppellirà la merdaccia digitale che stanno partorendo (partorendo?)
La fantascienza diventa realtà. Il controllo totale dell’individuo sarà totale, lo spegnimento dello stesso con un click di tastiera, sarà pienamente fattibile.
CE es una gran mierda