Il ministero indonesiano dell’Ambiente e delle foreste ha per la prima volta riconosciuto legalmente l’appartenenza ai nativi di 22.549 ettari di foreste situati ad Aceh, nella parte più settentrionale dell’isola di Sumatra. Un’assegnazione che tutelerà le otto comunità tradizionali, conosciute come mukim – un livello amministrativo che si colloca a metà tra la dimensione del sottodistretto e a quella della circoscrizione – nelle operazioni di salvaguardia delle aree boschive. Il riconoscimento delle foreste consuetudinarie ad Aceh si inserisce nel programma di forestazione sociale del presidente Joko Widodo, nel cui ambito l’amministrazione punta alla riassegnazione di 12,7 milioni di ettari (il 7% della superficie totale del Paese) di foreste statali alle comunità locali.
Un traguardo, tuttavia, da considerarsi parziale per due motivi. Primo, quella attribuita è infatti solo una parte della foresta che le comunità richiedenti (che in tutto sono tredici) avevano domandato fosse loro riconosciuta, per un totale di 144.497 ettari. Secondo, non tutte le aree assegnate dal Governo corrispondono a quelle proposte dagli indigeni. Un guaio considerato che, senza un’adeguata protezione, i membri dei mukim non possono concretamente formulare e mettere in atto piani di gestione e salvaguardia delle foreste.
Infatti, nonostante «abbiamo gestito e protetto gli alberi di generazione in generazione», come ha commentato Muhammad Nasir, capo del mukim di Paloh a Pidie, «necessitiamo più che mai di certezza giuridica» al fine di «evitare che le foreste vengano prese da altri». Il ruolo dei nativi nella protezione dell’ambiente è notoriamente determinante. Le foreste gestite dalle comunità indigene sono più sane e meglio protette di quelle che non lo sono: un report della Fao del 2021, incentrato sull’analisi di oltre 300 studi scientifici condotti sulle foreste dei territori indigeni e tribali dell’America Latina e dei Caraibi, ha attestato come negli ultimi vent’anni le foreste ‘curate’ dai nativi siano state conservate molto meglio di altre presenti nel resto della regione. Secondo il rapporto, le comunità indigene – che privilegiano un’agricoltura più diversificata e su scala ridotta, meno impattante rispetto alle pratiche industriali – detengono una solida esperienza nella salvaguardia dell’ecosistema forestale.
Per questo motivo anche nel resto del mondo alcuni Paesi hanno deciso di muoversi in questa direzione, dimostrando di aver compreso l’importanza delle comunità native nella protezione dell’ambiente. Lo scorso maggio, per esempio, Luiz Inácio Lula da Silva, Presidente del Brasile, ha riconosciuto sei territori come ufficialmente appartenenti alle comunità indigene, collocati principalmente in Amazzonia e che si estendono per una superficie di poco più di 1200 chilometri quadrati. In base agli accordi, è previsto che la terra rimanga formalmente sotto la giurisdizione del Governo federale, ma che le popolazioni indigene ne possano disporre secondo le loro abitudini e tradizioni – basate sul rispetto e l’amore per la natura. Di conseguenza, le attività minerarie sono totalmente vietate e l’agricoltura e il disboscamento per scopi commerciali – e non di sussistenza per i gruppi locali – hanno bisogno di autorizzazioni specifiche. In generale, in queste territori le persone non indigene non possono intraprendere alcuna attività economica.
Pure i mukim di Aceh seguono già rigide leggi consuetudinarie per gestire le loro foreste, come il divieto di disboscare le foreste a meno di 200 metri dalle fonti d’acqua e a 100 metri dagli argini dei fiumi, vietando il taglio di alberi che ospitano alveari o il cui legno può essere trasformato in barche o chiatte. Ma una tutela legale permetterebbe loro di agire con maggiore sicurezza, senza timore di ripercussioni e senza la possibilità che qualcuno mandi in fumo tutti i loro sforzi.
La speranza è che quanto riportato dalla Rete delle comunità indigene di Aceh (JKMA), secondo cui 112.712 ettari di foreste ancestrali non ancora riconosciute sono state incluse nella mappa del ministero dell’ambiente delle foreste destinate a essere assegnate in futuro, possa effettivamente rivelarsi vero.
[di Gloria Ferrari]