Dopo più di un anno dal sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, arriva la prima accusa diretta dagli alleati occidentali di Kiev: non solo fu l’Ucraina a comandare l’attacco, ma c’è anche nome e cognome dell’ufficiale delle forze speciali che partecipò all’operazione. Fu Roman Chervinsky, un colonnello di 48 anni delle forze armate ucraine per le operazioni speciali, attualmente in carcere. Lo rivela il Washington Post, che cita funzionari americani ed europei anonimi a conoscenza del dossier. L’ufficiale, scrive il giornale, ha gestito la logistica ed il supporto ad un team di circa sei persone che ha poi piazzato l’esplosivo sotto al gasdotto, e non avrebbe agito da solo: Chervinsky avrebbe preso ordini da funzionari ucraini sotto la guida diretta del generale Valery Zaluhny, il comandante in capo delle forze armate di Kiev. Cinque mesi fa Zelensky diceva «niente del genere è stato fatto dall’Ucraina, mostratemi le prove», ora è arrivato il dossier.
Secondo i funzionari, che hanno rilasciato dichiarazioni e dettagli delicati a condizione di anonimato, il colonnello Roman Chervinsky avrebbe coordinato l’operazione gestendo il supporto e la logistica per una squadra di sei persone che, noleggiando una barca a vela sotto falsa identità e utilizzando attrezzature per immersioni subacquee, ha piazzato le cariche esplosive sui gasdotti, che sono saltati il 26 settembre 2022. Il tutto prendendo ordine da alti funzionari ucraini che facevano capo al generale Valery Zaluhny, l’ufficiale militare di grado più alto dell’Ucraina. Tramite il suo avvocato, Chervisnky ha negato qualsiasi coinvolgimento nel sabotaggio dei gasdotti: «Tutte le speculazioni sul mio coinvolgimento nell’attacco al Nord Stream vengono diffuse dalla propaganda russa senza alcuna base», ha scritto il colonnello in una lettera al Washington Post e Der Spiegel, che hanno condotto un’indagine congiunta sul ruolo del militare. Tuttavia, secondo il WP, diversi portavoce del governo ucraino “non hanno risposto ad una serie di domande sulla partecipazione di Chervinsky”.
Una cosa è certa: se l’Ucraina ha effettivamente coordinato l’operazione, lo ha fatto tramite esperti di intelligence e operazioni speciali, e Chervinsky per questo sarebbe stato perfetto. Dallo scoppio del conflitto con la Russia, il militare ha prestato servizio in un’unità delle operazioni speciali ucraine concentrandosi sull’attività di resistenza nelle aree del Paese occupate. Ha ricoperto incarichi di rilievo nell’agenzia di intelligence militare e nella SBU, il servizio di sicurezza dell’Ucraina. Come ammesso da Chervinsky stesso nella lettera al Washington Post e Der Spiegel, nel 2020 ha supervisionato un’operazione segreta che mirava ad attirare i combattenti del gruppo Wagner in Bielorussia per poi catturarli e portarli in Ucraina per affrontare le accuse e ha anche affermato di aver “pianificato ed implementato operazioni per uccidere leader separatisti filo-russi in Ucraina e per rapire un testimone che potrebbe corroborare il ruolo della Russia nell’abbattimento del volo 17 della Malaysia Airlines”. Chervinsky si trova in carcere da aprile con l’accusa di aver abusato a luglio 2022 del suo potere per aiutare un pilota russo a disertare volando oltre il confine. L’operazione avrebbe rivelato le coordinate di un campo d’aviazione di Kiev, poi attaccato da missili russi che uccisero un soldato e ne ferirono altri 17. Accuse sempre respinte da Chervinsky, che ha parlato di “punizione” nei suoi confronti per le critiche rivolte al presidente Zelensky e alla sua amministrazione: «L’operazione ha coinvolto l’unità del Servizio di sicurezza dell’Ucraina, l’Aeronautica, le Forze per le operazioni speciali e approvata dal comandante in capo Valery Zaluzhny».
Fin dall’inizio, alcune testate avevano fatto notare come fosse difficile pensare che Mosca avesse potuto sabotare i suoi stessi gasdotti costati peraltro miliardi e miliardi di euro e L’Indipendente stesso aveva pubblicato un lungo articolo in cui si spiegava chi erano i maggiori beneficiari della detonazione. Da lì, le prove emerse hanno puntato verso una direzione ben precisa, che di certo non è russa. Già a giugno, gli investigatori tedeschi accusavano Kiev: il sabotaggio sarebbe avvenuto con il coinvolgimento di uno yacht noleggiato in un porto tedesco appartenente ad una società con sede in polonia e facente capo a soggetti ucraini. Il tutto mentre, sempre a giugno, il Washington Post riportava che gli Stati Uniti sarebbero stati informati di un progetto per il sabotaggio tre mesi prima delle esplosioni. Esattamente un mese dopo, gli inquirenti tedeschi hanno confermato di aver trovato “esplosivo compatibile con l’esplosione sullo yacht”. Ora spuntano le dichiarazioni di funzionari anonimi europei ed americani che, di certo, saranno più difficili da collegare alla propaganda del Cremlino.
[di Roberto Demaio]
E’ certo uno dei vari indizi che mostrano la volontà da parte di Usa e Gb di uscire dal pantano ucraino, dopo il manifesto fallimento della loro strategia. Imbrogliare le carte per creare una crisi istituzionale in Ucraina, può essere questo il motivo di questa denuncia. Certo, senza una sconfitta e messa in discussione di tutto l’apparato politico militare ucraino, sarebbe difficile arrivare a una transizione. Forse anche le dichiarazioni di Giorgia Meloni fanno parte del piano anglosassone di sganciarsi dall’Ucraina (per il momento).
Potrebbe essere così. Anche se è molto improbabile che 400 Kg di esplosivo possano viaggiare su uno Yacht a vela condotto da tre o quattro disperati tra cui una donna ed in seguito siano stati immersi a spalla ad una profondità di 70 metri nelle gelide acque del Baltico da due individui muscolosi. Tutto questo in un aerea controllata e monitorata da decine di navi della NATO presso l’isola danese di Bornholm. Lo Yacht è stato ritrovato dagli inquirenti tedeschi con ancora tracce di esplosivo in coperta! e sembra anche che questi specialisti abbiano dimenticato a bordo due loro passaporti, così da poterli identificare come ucraini. Io propongo un’altra tesi. Gli americani e i britannici che avrebbero operato con l’aiuto di esperti subacquei norvegesi, desiderano in questo momento dare la colpa agli ucraini, ormai militarmente e politicamente perduti, per accellerare l’abbandono militare e politico dell’Ucraina, salvando pure la faccia con la complicità dei vertici tedeschi che non osano esprimere alcuna presa di posizione riguardo al più grave attentato dalla seconda guerra mondiale alle proprie vitali infrastrutture. Un deputato socialdemocratico nel Bundestag ha addirittura sostenuto che non è opportuno parlare di questi fatti. Ragione di stato. Amen
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