Dopo le occupazioni della Sapienza e della Federico II di Napoli della scorsa settimana, in questi ultimi giorni centinaia di studenti hanno occupato diverse Università, tra cui quella di Torino, Bologna e Padova, per denunciare il genocidio in corso nella Striscia di Gaza e per solidarizzare con il popolo palestinese. La motivazione principale che spinge studenti e studentesse ad interrompere le lezioni è quella di provare a rovesciare la narrazione dominante sul conflitto israelo-palestinese: un racconto mediatico definito fazioso, violento, ipocrita e mistificatore, in quanto non contestualizza la questione e la spoglia da ogni analisi storica. Per questa ragione durante le occupazioni si sono organizzati incontri e dibattiti con giornalisti, attivisti e studiosi del medio-oriente che hanno raccontato la realtà del sistema di colonizzazione e apartheid perpetuato dallo Stato di Israele.
A Torino inoltre, nella giornata di ieri, in seguito all’occupazione dell’Università, alcuni attivisti hanno bloccato l’accesso alla Mole per un’ora e hanno appeso uno striscione con la scritta “cease-fire” in cima al monumento simbolo della città. Al fianco degli studenti si sono schierati anche molti professori e studiosi che in 4000 hanno firmato un appello per il cessate il fuoco immediato e per interrompere gli accordi e le collaborazioni con gli atenei israeliani.
In questi giorni, tra azioni, dibattiti, assemblee e pranzi sociali, gli studenti stanno riempiendo di scritte, bandiere, murales e cartelli pro Palestina le Università, risignificandole attraverso un’occupazione che vuole rompere con l’ordinarietà degli eventi, con l’indifferenza rispetto questo massacro e con l’assuefazione alla narrazione dominante. Anche oggi diverse manifestazioni studentesche si sono prese le strade delle città per protestare contro il Governo Meloni ed il Ministro Valditara, e contro l’indifferenza mostrata dalle istituzioni rispetto al genocidio ai danni della popolazione palestinese.
Nella mattina di oggi, 17 novembre, a Torino, durante un corteo determinato a cui hanno partecipato circa mille studenti, ci sono stati scontri con la polizia che non voleva far convergere i manifestanti in Piazza Castello dove c’era un presidio dei lavoratori in sciopero. Bloccati all’ingresso di Via Roma, dopo alcuni tafferugli, gli studenti e le studentesse di scuole superiori ed università sono riusciti a raggiungere il centro città passando per i parcheggi sotterranei.
Arrivati in piazza al grido di “Palestina libera” e con slogan contro un governo accusato di investire sempre più nella guerra invece che nella scuola e nella formazione, gli studenti si sono uniti in solidarietà ai lavoratori della logistica in sciopero.
La mobilitazione per la Palestina, infatti, non coinvolge solo gli studenti, ma anche lavoratori e sindacalisti. Sempre a Torino, ad esempio, nella serata di ieri 16 novembre, i cancelli dei mercati generali sono rimasti chiusi per alcune ore. Decine di lavoratori dei mercati con altri solidali hanno aderito allo sciopero nazionale chiedendo un immediato cessate il fuoco a Gaza. I lavoratori, con bandiere del sindacato di base Si Cobas e palestinesi, hanno risposto all’appello del sindacato per un presidio che disturbasse la logistica dei mercati e supermercati cittadini. «Ci sono state iniziative di sciopero che hanno bloccato le merci di Israele nei porti di Sidney, Oakland, da una parte all’altra del mondo. Anche da noi in Italia con l’iniziativa di sciopero a Genova della scorsa settimana, e oggi, nella giornata di sciopero nazionale, anche qui ai mercati generali di Torino» dice al microfono uno degli scioperanti. Nel buio della notte, decine di camion sono rimasti incolonnati per quasi un’ora e poi sono stati costretti a fare marcia indietro.
[di Gioele Falsini e di Moira Amargi]