giovedì 21 Novembre 2024

Come ce la raccontano: i meccanismi della disinformazione di regime (Monthly Report)

I mezzi di informazione sono uno strumento potente, che veicola la conoscenza e la percezione di ciò che accade nel mondo e delle politiche messe in atto dai governi. I potenti questo lo sanno: per questo si contendono il dominio del mercato dell’informazione. Basti pensare che, in Italia, una manciata di gruppi editoriali (sette in tutto) detiene il controllo della pressochè totalità dei mezzi di informazione mainstream. L’informazione prodotta è, di conseguenza, spesso piegata sugli interessi di una o dell’altra parte e alla narrazione dei fatti si sostituisce la politica. Liberarsi da questi meccanismi, scegliendo di essere indipendenti e preservare la propria integrità intellettuale, non è una via semplice da perseguire.

Ma chi sono questi soggetti? E come si riconosce un’informazione riportata in modo fazioso? Ci si può davvero fidare dei siti di fact-checking? E cosa significa fare controinformazione? Questi sono solo alcuni dei temi al centro del nuovo Monthly Report, la rivista mensile de L’Indipendente dove trattiamo tematiche di particolare rilevanza che riteniamo non sufficientemente approfondite dalla comunicazione mainstream.

Il numero è disponibile in formato digitale e cartaceo per gli abbonati (qui tutte le info su come riceverlo) ed ora anche per i non abbonati (a questo link).

L’editoriale del nuovo numero: Un sistema da abbattere

Da una parte ci sono nomi e cognomi, volti e testimonianze, e poi le lacrime dei parenti, le manifestazioni per la liberazione, gli aggiornamenti quotidiani sulle strategie per ritrovarli. Dall’altra non ci sono nomi, né volti, né testimonianze, solamente un freddo e distratto aggiornamento numerico: “i bombardamenti di ieri hanno provocato 400 vittime, quelli di oggi 550…”. E poi c’è l’uso strumentale delle parole, mai casuali ma frutto di tecniche di manipolazione studiate: i caduti della parte appoggiata dai governi occidentali sono “uccisi”, quelli della parte avversa sono semplicemente “morti”, come se una bomba che cade sopra ai civili, nelle case e sugli
ospedali, fosse una tragica fatalità e non una strage deliberata. Questo è il modo in cui i media dominanti ci stanno raccontando il conflitto in Palestina. Ciò che nei fatti è una carneficina, dove un Paese occupante ha ammazzato oltre 10.000 civili in un mese, tra cui più bambini di tutti quelli uccisi in tutte le guerre del mondo in un anno intero, nel racconto mediatico riesce a diventare la legittima difesa dell’«unica democrazia del Medioriente», che ciclicamente viene attaccata non si sa perché da terroristi assetati di sangue. Nel racconto dei media sparisce non solo la storia, che potrebbe aiutare a capire le ragioni di quanto accade, ma scompaiono anche i fatti.

Mentre i governi si inventano le agenzie fintamente indipendenti di fact-checking, novelli inquisitori che si incaricano di distinguere il vero dal falso, godendo (come dimostriamo nelle prossime pagine) di finanziamenti non solo da parte delle istituzioni, ma addirittura di servizi segreti e dipartimenti della Difesa, i fatti di queste settimane in Medio Oriente – come prima di questi la guerra in Ucraina e la pandemia – dimostrano a chiunque abbia voglia di provare a comprendere realmente i fatti che i principali diffusori di notizie false e distorte sono i grandi media e i governi.

Ritorna così alla mente un passo del libro La fabbrica del consenso dello statunitense Noam Chomsky, certamente uno dei più lucidi studiosi dei media al mondo: il compito dei mass media non è quello di informare, ma “è quello di inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte”. E per farlo, aggiunge Chomsky, occorre una “propaganda sistematica”. In questo nuovo numero del Monthly Report ci occupiamo di raccontare, attraverso inchieste ed approfondimenti, il dietro le quinte di questa poderosa macchina di indottrinamento di massa che sono i media mainstream. Vi mostriamo le tecniche della disinformazione, il lato oscuro dell’informazione sui social network, il modo in cui gli sponsor influenzano le linee editoriali dei giornali, il potere selettivo e mai neutrale delle parole scelte per descrivere i fatti. E poi ci occupiamo anche di parlare delle alternative possibili e di quelle che esistono già. Mentre a chi scrive, tra tanti dubbi, rimane sempre più forte una convinzione, che è la stessa che ci anima dal giorno zero in questa entusiasmante impresa controcorrente che è L’Indipendente: dare forza e sempre maggiore diffusione a un media senza padroni né sponsor, e quindi libero di descrivere i fatti per quello che sono, è l’arma più forte per costruire una cittadinanza consapevole e libera dalle distorsioni della propaganda, capace di individuare le menzogne dei governi e agire di conseguenza.

L’indice del nuovo numero

  • Le nuove vette della disinformazione di regime nella guerra in Palestina
  • Senza magia non c’è informazione
  • I media mainstream sono ormai una tigre di carta
  • Chi si nasconde dietro ai progetti di fact-checking
  • Come gli sponsor influenzano l’informazione: il caso dell’ambiente
  • Gaza, la prima guerra realmente social-mediatica della storia
  • Il giornalismo di esteri nell’era della disinformazione globale
  • I social media sono un luogo inospitale per il giornalismo
  • Il sottovalutato potere delle parole nel veicolare l’ideologia dominante
  • Controinformazione: la lunga ma inevitabile strada per l’alternativa

Il mensile, in formato PDF, può essere acquistato (o direttamente scaricato dagli abbonati) a questo link: https://www.lindipendente.online/monthly-report/

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