domenica 17 Novembre 2024

La tensione al confine tra le due Coree sta superando il livello di guardia

Ieri il ministero della Difesa Nazionale della Corea del Nord ha annunciato di aver interrotto l’accordo militare siglato nel 2018 con la Corea del Sud, che prevedeva un allentamento delle operazioni militari al confine tra i due paesi. Nell’annuncio è stato inoltre specificato che saranno inviate forze armate più potenti e attrezzature militari di nuovo tipo lungo la linea di demarcazione militare tra nord e sud. La decisione del governo di Kim Jong-un è arrivata dopo che la stessa Corea del Sud aveva deciso di sospendere temporaneamente l’accordo per protesta in seguito al lancio da parte della Corea del Nord di un nuovo satellite di ricognizione militare nello spazio, giudicato in grado di controllare li movimenti dell’esercito sudcoreano e di pianificare il lancio di missili di precisione. A seguito della reciproca sospensione dell’accordo, ambedue i Paesi potranno riprendere le operazioni di ricognizione e sorveglianza aerea attorno al confine e rafforzare la propria presenza militare nella zona demilitarizzata che li divide.

Tutto è cominciato mercoledì, quando l’agenzia di stampa KCNA, ha annunciato come la Corea del Nord fosse riuscita, dopo due tentativi falliti nei mesi precedenti, a lanciare il satellite di ricognizione militare, denominato Malligyong-1, nello spazio. A seguito del lancio, la Corea del Sud ha annunciato che avrebbe ripreso la sorveglianza lungo il confine con il Nord, violando in questo modo parti dell’accordo militare del 2018.

Nel mese di settembre, il leader nordcoreano Kim Jong Un aveva avuto un incontro con il presidente russo Vladimir Putin, all’interno del quale Mosca aveva offerto aiuto a Pyongyang per il suo programma spaziale. Il ministro della Difesa sudcoreano Shin Won-sik, in merito al lancio riuscito, ha dichiarato: «Il primo e il secondo tentativo non sono falliti a causa di problemi al motore? Questa volta, la caratteristica più importante è il successo del motore. Questo dimostra che l’offerta di aiuto di Putin in agosto non era una finzione». Tuttavia nonostante il lancio riuscito, l’esercito della Corea del Sud ha affermato che servirà del tempo per valutare se il satellite funziona correttamente.

I ministri degli Esteri del G7 hanno condannato il lancio del satellite, chiedendo una risposta internazionale da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Condanna anche dalla Casa Bianca, che ha definito la mossa della Corea del Nord una «sfacciata violazione» delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Inoltre, la portaerei statunitense Carl Vinson è arrivata in un porto della città sudcoreana di Busan, nel corso di una missione di deterrenza estesa contro i programmi nucleari e missilistici della Corea del Nord.

Il lancio ha provocato la protesta formale anche del Giappone, in quanto il satellite ha sorvolato la prefettura di Okinawa, prima di proseguire verso l’Oceano Pacifico. Fumio Kishida, Primo Ministro giapponese, ha parlato di una «una questione molto seria che preoccupa molto la sicurezza della nostra gente». Le proteste hanno provocato infine il comunicato del segretario generale dell’ONU, António Guterres, che ha confermato la violazione delle risoluzione da parte di Pyongyang. Nessuna condanna esplicita, invece, da parte della Cina, storica protettrice della Corea del Nord, con il portavoce del ministro degli Esteri, Mao Ning, che si è limitato a «prendere atto» del lancio e ad auspicare una «soluzione politica» delle controversie tra le due Coree.

Importante inoltre considerare che le provocazioni satellitari non giungono solo dal regime di Kim Jong-un. Poche settimane fa, infatti, la Corea del Sud ha annunciato l’intenzione di lanciare entro la fine di novembre il proprio satellite spia, che verrà trasportato da un razzo della società americana SpaceX. Un lancio che, nelle intenzioni del governo di Seul, sarà il primo di cinque da effettuare entro il 2025. 

L’accordo militare tra le due coree del 2018, rappresentò una svolta storica, impegnando i due Paesi a trasformare l’armistizio siglato dopo la guerra del 1950-1953, in un vero e proprio trattato di pace. Tuttavia il trattato non è mai stato siglato e i recenti avvenimenti sembrano averlo riportato ad una distanza che appare attualmente incolmabile.

[di Andrea Vitello]

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