domenica 22 Dicembre 2024

Salvini vieta ancora gli scioperi, i sindacati di base lo sfidano

Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini precetta nuovamente i lavoratori in sciopero: questa volta si tratta della mobilitazione nazionale del trasporto pubblico, previsto per oggi lunedì 27 novembre. Salvini ha ordinato di ridurre la mobilitazione dalle 8 ore previste a 4, dalle 9 alle 13. Tuttavia i sindacati non hanno accettato lo sciopero in formato ridotto, giudicando “ridicole” e un “un “oltraggio all’esercizio di un diritto costituzionale” le motivazioni addotte dal ministro per giustificare l’intervento di riduzione dell’astensione dal lavoro. Per questo motivo hanno deciso di rilanciare spostando la mobilitazione al 15 dicembre (a ridosso delle festività natalizie), sempre per l’intera giornata. Si attende quindi l’eventuale nuova mossa del ministro, che già la scorsa settimana aveva ridotto d’imperio lo sciopero generale proclamato da CGIL e CISL. Si tratta di decisioni che non hanno precedenti negli ultimi decenni e sono state giudicate come un attacco al diritto costituzionale allo sciopero da parte dei sindacati. La mobilitazione era stata proclamata per richiedere “aumenti salariali dignitosi”, “migliori condizioni di lavoro”, il “blocco delle privatizzazioni” e la “tutela della salute e della sicurezza”.

Nelle scorse settimane il ministro Salvini aveva già precettato lo sciopero indetto dai sindacati confederali per il settore dei trasporti e previsto per il 17 novembre, riducendolo ad appena 4 ore. Già in quell’occasione, i sindacati avevano parlato di un «atto politico gravissimo» non motivato da «alcuna ragione oggettiva nè di urgenza». La storia si ripete identica con lo sciopero previsto per oggi, anch’esso di 24 ore, precettato con la giustificazione di voler ridurre al minimo i disagi per i cittadini – una mossa, riferiscono il sindacati, “tutt’altro che inaspettata”. In un comunicato, il ministero fa sapere che, pur ritenendo “sacrosanto” il diritto allo sciopero, vi è comunque determinazione nel  “ridurre al massimo i disagi per i cittadini, anche alla luce di agitazioni che ormai sono diventate molto frequenti, e che colpiscono con particolare insistenza il settore dei trasporti” e alludendo al fatto che gli scioperi avvengano sempre a ridosso del fine settimana. Allo stesso tempo, il MIT auspica un “sempre maggior coinvolgimento di tutte le realtà sindacali da parte delle aziende con l’obiettivo di risolvere i contenziosi”. La replica delle sigle organizzatrici della protesta di oggi (ADL Cobas, COBAS Lavoro Privato, SGB, CUB Trasporti e USB Lavoro Privato) non si è fatta attendere: per loro si tratta ormai di un “problema politico”, dunque “accettare la riduzione imposta nell’ordinanza sarebbe a nostro avviso come fare propria l’idea che un Ministro consideri il diritto di sciopero alla stregua di una propria concessione ai sindacati“. Per tale motivo, i sindacati hanno fatto sapere che lo sciopero si svolgerà, con le stesse modalità, il 15 dicembre, ovvero a ridosso delle festività natalizie.

“Le motivazioni addotte da Salvini per giustificare l’intervento di riduzione della astensione dal lavoro in programma, un potere del Ministro che la legge prevede solo per situazioni eccezionali, sono ridicole e suonano come un vero e proprio oltraggio all’esercizio di un diritto costituzionale. Va sottolineato come questo sciopero sia stato indetto più di un mese fa, prima persino di quello di Cigl e Uil, nel pieno rispetto delle più restrittive norme in Europa per l’effettuazione di uno sciopero. Significativo a tale proposito il fatto che la Commissione di Garanzia non ha mosso il benché minimo rilievo alla proclamazione dello sciopero del TPL del 27.11.2023″ scrivono i sindacati.

Vale la pena, in questo contesto, sottolineare come, secondo la relazione annuale sugli scioperi 2023, redatta dalla CGS (Commissione Garanzia Scioperi), il numero degli scioperi è drasticamente diminuito negli ultimi anni, passando da 1488 scioperi effettuati nell’intero 2016 ai 1129 che hanno avuto luogo lo scorso anno. Inoltre, mentre le sigle minori “tendono ad utilizzare lo sciopero con maggior frequenza”, le Confederazioni ricorrono allo sciopero “raramente e e solo nell’ambito di grandi vertenze collettive o importanti vicende politiche-economiche”.

[di Valeria Casolaro]

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