Martedì notte il presidente venezuelano Nicolás Maduro è comparso in televisione per annunciare ai propri cittadini l’annessione della Guyana Esequiba entro i confini della propria nazione. Maduro si è presentato trionfante con in mano una mappa raffigurante i nuovi confini del Venezuela, che secondo lui comprenderebbero l’intero territorio dell’Esequibo, corrispondente a oltre i due terzi della Repubblica di Guyana. Maduro ha aspettato solo due giorni dal referendum consultivo che ha chiamato i cittadini venezuelani al voto riguardo a una eventuale annessione della Guyana Esequiba e che ha visto un 95% di risposte favorevoli su un totale di affluenza che, secondo i dati ufficiali, messi in dubbio da vari analisti che reputano che Maduro abbia gonfiato i numeri per far acquisire maggiore legittimità alle sue azioni, corrisponderebbe a poco meno del 50%. Poco prima della dichiarazione televisiva, Maduro si è mosso concretamente per procedere con l’annessione del territorio confinante col Venezuela, mobilitando le proprie forze militari verso Puerto Barima, nello Stato venezuelano di Delta Amacuro, situato sul lato atlantico del Paese e pericolosamente vicino all’Esequibo. Questa mossa ha preso di sorpresa la comunità internazionale, che ancora si interroga sulle possibili motivazioni dietro una simile azione, ipotizzando che possano sussistere questioni politiche non indifferenti; la decisione di Maduro va infatti contro le decisioni della Corte Penale Internazionale, che si era già pronunciata sulla questione in favore della Guyana, la quale non ha tardato a rispondere e a chiedere aiuto ai propri alleati internazionali.
Nella sua dichiarazione televisiva, Maduro ha annunciato che avrebbe proceduto «in maniera immediata a creare le divisioni PDVSA Esequibo e CVG Esequibo e a concedere le licenze operative per l’esplorazione e lo sfruttamento di petrolio, gas e miniere in tutta l’area» di quella che egli definisce la «nostra Guyana Esequiba». In aggiunta a ciò, ha inoltre dichiarato che avrebbe discusso una norma che avrebbe proibito la contrattazione con imprese che operino o collaborino sul territorio esequibo mediante le concessioni unilaterali fornite dalla Guyana», così da tagliare fuori lo stato confinante dall’amministrazione delle risorse fossili; a tal proposito, il presidente venezuelano ha dato tre mesi di tempo agli investitori presenti nel territorio dell’Esequibo per abbandonare l’area. La base militare venezuelana sarà gestita da Alexis Rodríguez Cabello, cugino di Diosdado Cabello, il numero due di Hugo Chavez, e avrà sede a Tumeremo, a circa 90km dalla frontiera.
Le risposte non sono tardate; in una dichiarazione condivisa sul social X, il presidente della Guyana, Irfaan Ali, ha richiamato la popolazione alla calma, annunciando che le sue truppe sono in stato di massima allerta, preparate «a difendere ciò che è nostro», e che hanno il supporto militare del comando sud degli Stati Uniti. Il presidente della Guyana ha annunciato di avere sentito il segretario delle Nazioni Unite e di aver scritto al consiglio di sicurezza dell’ONU. Inoltre, cercherà il sostegno della comunità internazionale, arrivando a coinvolgere USA, Brasile, Regno Unito e Francia. Come ci si poteva aspettare, Ali ha condannato con fermezza le azioni di Maduro, dichiarandole fuorilegge e contro i principi della legge internazionale. Per tale motivo ha anche invitato gli investitori presenti nell’area dell’Esequibo a non ascoltare le parole di Maduro, rimarcando la sicurezza dell’investimento.
Anche gli Stati Uniti hanno rilasciato le prime dichiarazioni: il sito del Dipartimento di Stato degli USA comunica che il Segretario Blinken ha incontrato il presidente Ali, confermandogli pieno sostegno nella speranza di una risoluzione pacifica; a fianco a loro, il Brasile si è espresso a favore della Guyana, operando anche in difesa dei confini con il Venezuela mobilitando il proprio stesso esercito. Eppure, dal canto suo, pare si stia muovendo anche Maduro: due giorni fa la TASS, agenzia di stampa russa, ha comunicato che è in piano per il mese di dicembre una visita da parte del presidente venezuelano in Russia. Inoltre, il sito del ministero degli esteri venezuelani ha confermato la propria alleanza strategica con Mosca.
La Guyana Esequibo è un territorio ricchissimo di risorse che il Venezuela reclama da secoli, eppure, oltre a questi elementi, c’è chi pensa che dietro alle azioni di Maduro vi sia dell’altro. Varie sono le interpretazioni che accompagnano gli avvenimenti degli ultimi giorni: c’è chi sostiene che dietro questa mossa, Maduro stia provando a rispondere alla momentanea crisi interna del Paese, che lo sta colpendo sia dal punto di vista economico che da quello politico; altrettanti mettono invece in parallelo l’invasione di Putin, notoriamente vicino al presidente venezuelano, con le azioni condotte da Maduro negli ultimi giorni. È forse presto per giudicare quale sia l’interpretazione più convincente tra le tante fornite in questi ultimi giorni; quello che è certo è che se la situazione non viene risolta diplomaticamente in tempi rapidi, la comunità internazionale sarà presto costretta a dare una risposta a quanto sta avvenendo, muovendo ulteriormente i pezzi sulla scacchiera geopolitica globale.
[di Dario Lucisano]
Per carità non paragonate Maduro a Putin, né la vicenda del Donbass a questa dell’Esequibo! Una chiave di letture potrebbe essere questa, al netto della tendenza di tutti i regimi autoritari (e quello di Maduro lo è) ad affrontare le crisi interne con avventure coloniali: il Venezuela ha una lunga storia di scontro con gli Stati Uniti, come peraltro quasi tutta l’America Latina, ma a differenza di altri è uno stato indipendente dall’Impero a stelle e strisce. E quale momento migliore per assestare un colpo al declinante potere imperiale espandendosi colpendo un suo protetto, la Guyana, quando l’Impero è impegnato su tre fronti (Ucraine, Medio Oriente e Taiwan) ed è in difficoltà a causa dei suoi errori politici e geostrategici? Il dato di fondo è che il dominio di Washington sull’universo mondo è in crisi irreversibile ma proprio per questo tutti gli scenari di guerra assumono il massimo della pericolosità. Insomma, questa vicenda dell’Esequibo, al di là di come finisca, è un altro tassello del riequilibrio strategico del mondo, un altro scenario locale della guerra mondiale strisciante che stiamo vivendo. E come negli altri scenari, l’Europa brilla per la sua nullità, ridotta com’è ad ultimo insieme di colonie degli Stati Uniti.
Potrebbe essere un refuso, forse intendevano scrivere l’invasione della Nato…
Quale sarebbe l’invasione di Putin?