Diversi filmati girati a Gaza che circolano sui social media mostrano dozzine di uomini palestinesi sequestrati dall’esercito israeliano (IDF), costretti a spogliarsi e ad inginocchiarsi nudi in fila lungo le strade di Gaza. Secondo alcuni testimoni oculari, i prigionieri sarebbero stati bendati, umiliati e picchiati prima di essere portati via su un camion con le mani legate dietro la schiena in un luogo sconosciuto. Alcuni media israeliani hanno riferito che l’IDF non ha ancora rilasciato commenti sugli arresti di massa e che gli uomini catturati sarebbero possibili sospetti miliziani di Hamas che si sarebbero arresi alle truppe israeliane a Jabaliya e in altre aree del nord della Striscia. Tuttavia, questa versione risulta discordante rispetto a quanto riportato da alcuni media arabi, tra cui The New Arab che ha riferito che le forze israeliane avrebbero arrestato una loro giornalista, Diaa Al-Kahlout, insieme ai suoi parenti e ad altri civili nella strada del mercato di Beit Lahia, a nord di Gaza. Altre persone, invece, sarebbero state prelevate dalle scuole dell’UNRWA (l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi) che ospitavano le famiglie sfollate nel nord della Striscia di Gaza. A smentire la versione israeliana secondo cui si tratterebbe di presunti miliziani di Hamas, è stato l’osservatorio Euro-Mediterranean Human Rights Monitor che ha ricevuto segnalazioni secondo cui le forze israeliane hanno lanciato campagne di arresti casuali e arbitrari contro gli sfollati, tra cui medici, accademici, giornalisti e anziani, dalle scuole Khalifa Bin Zayed e Nuova Aleppo, entrambe affiliate all’UNRWA.
Euro-Med ha documentato l’arresto di diversi civili, tra cui Khalil Hashem Al-Kahlot (65 anni), Rafiq Ahmed Al-Kahlot (60 anni) e Muhammad Ismail Al-Kahlot (57 anni). Parallelamente, ha documentato anche casi di uccisioni dirette da parte dell’esercito israeliano contro gli sfollati nelle vicinanze delle due scuole sopra menzionate. Alcuni testimoni hanno raccontato che almeno sette uomini sono stati uccisi dai soldati per non aver rispettato gli ordini dei soldati abbastanza velocemente. Osama Hamdan, membro dell’ufficio politico di Hamas, ha negato che quelli arrestati fossero membri del gruppo di resistenza islamica e ha dichiarato ad Al Araby TV che il filmato mostra «l’arresto e gli abusi di civili disarmati che non hanno nulla a che fare con le operazioni militari», paragonando il trattamento e la deportazione dei civili a «campi di concentramento nazisti».
Il media The New Arab – per cui lavorava la giornalista catturata Al-Kahlout – ha riferito che le affermazioni dei media israeliani, secondo cui quelli arrestati e deportati sarebbero sospetti di Hamas, sono arrivate nel disperato tentativo di rivendicare un risultato contro il movimento di resistenza palestinese da parte di Israele, nel mezzo di una brutale guerra che ha ucciso oltre 17.000 civili, tra cui più di 7000 bambini. The New Arab, in una dichiarazione, ha condannato fermamente “l’umiliante arresto della collega Diaa Al-Kahlout e di altri civili” sollecitando la comunità internazionale, i difensori dei diritti dei giornalisti e gli organismi per i diritti umani a denunciare questo attacco in corso commesso dai terroristi. Il caporedattore dell’emittente araba, Hossam Kanafan, ha affermato che l’esercito israeliano deliberatamente «arresta, prende di mira e assassina giornalisti» per impedire loro di documentare i suoi crimini e i massacri nella Striscia di Gaza. La testata ha perso i contatti con la sua giornalista giovedì pomeriggio prima che la sua famiglia li informasse della cattura e la sorella di al-Kahlout ha raccontato che suo fratello è stato costretto sotto la minaccia delle armi a lasciare la figlia disabile di sette anni, aggiungendo che dozzine di uomini sono stati portati via, spogliati e picchiati dalle forze israeliane.
[di Giorgia Audiello]
Non so più da che parte voltarmi.
La cosiddetta comunità internazionale è rimasta muta anche di fronte alle immagini dei Palestinesi in ginocchio, nudi e bendati, che richiamano alla memoria Abu Ghraib. Di queste scene di umiliazione dell’avversario si sa perché, per motivi tattici, sono state rese note dallo stesso esercito israeliano che continua impunemente a massacrare bambini e donne, oltre a fare strame di ogni convenzione in materia di diritto dei prigionieri di guerra.
E che differenza c’è tra questi israeliani e i nazisti che uccidevano gli ebrei 80 anni fa?
Nessuna. Ora come allora i governi assecondavano le stragi.
Nessuna in sostanza, alcune solo nelle tecniche di Genocidio.
Ora è addirittura peggio se consideriamo che giornalisti, televisioni, partiti e governi del cosiddetto “occidente democratico” si voltano dall’altra parte, giustificano se non addirittura appoggiano ideologicamente e materialmente.