La raccolta dei rifiuti urbani e speciali ha un impatto positivo sull’economia italiana. Lo dice il WAS Report 2023, il rapporto dedicato all’industria italiana della gestione dei rifiuti, presentato a Roma lo scorso 30 novembre. Il valore della raccolta e trattamento di queste categorie di rifiuti, infatti, nel 2022 è di 18,2 miliardi di euro, in aumento del 10,5% rispetto all’anno precedente. Dall’istantanea del report si evidenzia come i rifiuti urbani raccolti dai 115 principali operatori nella raccolta, il trattamento e lo smaltimento si attestano nel 2022 a 21,47 milioni di tonnellate, con una crescita del 7% rispetto al 2021, un dato proveniente più dalla maggiore estensione del perimetro geografico e di business delle aziende che non dal quantitativo di rifiuti generato, che è in decremento. L’analisi ha dedicato una particolare attenzione alla ricerca e alle nuove tecnologie chiamate a innovare la dotazione impiantistica nel nostro Paese, con lo scopo di promuovere e sviluppare una reale economia circolare. Per l’analisi sono state prese in considerazione aziende dislocate in tutta Italia, il 32% si colloca nelle regioni del Nord Ovest, il 24% nel Nord Est, il 23% nel Centro Italia e il 15% circa nel Sud e Isole. Il Nord Ovest resta l’area più interessata da questa corsa (49%), seguito dal Nord Est (38,5%).
Il valore della produzione è di 11,05 miliardi di euro, in aumento del 10% sul 2021. Nonostante il contesto macroeconomico, più di un terzo dei player annota una crescita, in particolar modo grazie all’espansione delle attività, fattori che hanno portato, inoltre, alla diminuzione del numero degli operatori, scesi a 115 rispetto ai 124 dell’edizione precedente, e all’aumento del valore della produzione medio, passato da 88,3 milioni di euro del 2021 a 96,1 milioni di un anno dopo. Riguardo la valorizzazione dei rifiuti, alcune delle imprese maggiori hanno aumentato la scala delle attività per concorrere meglio sul mercato, acquisendo piccole e medie società. Altri operatori hanno invece scelto una razionalizzazione delle proprie controllate.
Il settore dei rifiuti non è esclusivamente un servizio pubblico essenziale ma si occupa di produrre e distribuire ricchezza, benessere e occupazione oltre i suoi confini e comprende in una visione ampia anche gli impatti sociali, ambientali, sulla salute e sulla sicurezza. Come spiega Althesys, azienda di consulenza, in una nota, «è stato calcolato che la catena del valore del comparto della gestione rifiuti comprende 9,1 miliardi di ricadute dirette, date dal valore aggiunto e dal contributo fiscale delle imprese del settore». A queste si aggiungono 8,45 miliardi di ricadute indirette, ovvero il valore creato dai fornitori. Infine, vanno inseriti 9,6 miliardi di ricadute indotte, «grazie all’effetto leva sul sistema industriale originato con il recupero di materie prime seconde ed energia». Il rapporto tra valore aggiunto del settore della gestione dei rifiuti e il valore condiviso creato per tutto il sistema economico è circa 3,4. Dunque, per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle aziende di gestione rifiuti, se ne generano 3,4 di ricadute per tutto il Paese. Sussiste, perciò, una forte integrazione fra il sistema socio-economico e il comparto della gestione dei rifiuti.
L’industria certamente sta evolvendo. Nel dossier infatti, sono stati individuati molteplici percorsi che portano innovazione. Ad esempio, la crescente simbiosi tra produzione di rifiuti e di energia, con riferimento al biometano. Oppure, gli investimenti sul recupero di materie prime critiche, come le fibre di carbonio. Lo studio di nuovi processi riguarda anche il trattamento dei fanghi di depurazione, mentre alcune aziende stanno invece esplorando i processi waste-to-fuel (da rifiuto a carburante) per produrre carburante dai rifiuti speciali provenienti da differenti settori commerciali e industriali. Senza dimenticare due aree di lavoro che sono già oggetto di normativa specifica, come tessile e batterie.
Sempre meno rifiuti in discarica dunque, sempre più riciclo e recupero energetico delle frazioni non riciclabili: questo dovrebbe essere il futuro. Per arrivare a tutto ciò occorrono però, regole ben precise e uguali per tutti e impianti dotati di tecnologie avanzate e a norma grazie a maggiori investimenti, soltanto così si arriverà all’obiettivo.
[di Francesca Danila Toscano]
Agli esordi della raccolta differenziata, la spinta che i comuni davano agli utenti per farla, era l’incentivo per ridurre oltre all’inquinamento anche il risparmio sulla tassa dei rifiuti. Più si differenzia, più si abbattono i costi di smaltimento.
Dopo anni, leggo sempre più frequentemente che la mafia o comunque l’attività organizzata ha trovato profitto a occuparsene. Risultato: tassa dei rifiuti sempre in crescita, smaltimento e riciclaggio delle materie decisamente molto meno di quanto dovrebbe essere.