Dopo la terza precettazione imposta nel giro di un mese dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che negli scorsi giorni ha deciso di ridurre da 24 a 4 ore la mobilitazione dei lavoratori dei trasporti pubblici locali prevista per domani, l’Unione Sindacale di Base ha deciso di non piegarsi e ribellarsi al provvedimento. L’USB ha infatti annunciato che disubbidirà all’ordinanza, riconfermando le 24 ore di sciopero nel Tpl per attuare “un atto politico necessario per rompere questo assedio al nostro diritto di sciopero in Italia”. Nel frattempo, Cgil e Uil hanno ufficialmente depositato al TAR il ricorso contro la disposizione con cui Salvini aveva precettato lo sciopero di 24 ore previsto per lo scorso 17 novembre. Dieci giorni dopo, il 27 novembre, era stato invece precettato lo sciopero dei sindacati di base, che li aveva appunto indotti a spostare la protesta al 15 dicembre. Un appuntamento che ora rappresenta l’epicentro dello scontro tra i rappresentanti dei lavoratori e il numero uno del dicastero di via Nomentana.
All’atto della firma, il ministro Salvini ha motivato la precettazione per ridurre lo sciopero di Atac, Roma Tpl e Cotral da 24 a 4 ore (durerà dalle 9 alle 13) affermando che «il diritto a chiedere salari più adeguati è sacrosanto, ma questo non può paralizzare l’Italia per un giorno intero, a ridosso del Natale» e, dunque, «chi disubbidirà pagherà le conseguenze che la normativa prevede». L’USB ha però subito dichiarato che non rispetterà la precettazione, con la consapevolezza che, dopo questa dimostrazione di forza, non potrà non subire ripercussioni. Trasgredendo il provvedimento e confermando lo sciopero di 24 ore, infatti, l’Organizzazione sarà chiamata a pagare le sanzioni previste dalla legge 146 del 1990 sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, che vanno da 2.500 a 50.000 euro al giorno. L’Unione sindacale di base vuole però mettere al riparo dalle conseguenze i lavoratori, ricordando loro che l’adesione alla protesta è individuale e che costerà dai 500 ai 1000 euro al giorno per ogni dipendente. «Funzionerà così – hanno chiarito dal sindacato – è sicuramente confermato lo stop di 4 ore dalle 9 alle 13 come ridotto da Salvini e poi starà ai singoli lavoratori decidere come comportarsi: chi andrà oltre si assumerà anche il rischio delle sanzioni che eventualmente arriveranno», giudicate «illegittime» ma «pesantissime», di cui «non si può chiedere a nessuno di farsi carico». In un comunicato, l’USB ha dichiarato che “la decisione di disubbidire a questo atto è frutto di una precisa valutazione riguardo l’illegittimità dell’utilizzo di uno strumento che la legge concede o al prefetto o al ministro solo in caso di grave e imminente pregiudizio per la mobilità e in situazioni eccezionali, non certo per far fare campagna elettorale”. Si tratta, aggiunge l’Organizzazione, di un passo “che rivendichiamo proprio perché è indispensabile per poter impugnare l’ordinanza anche presso i tribunali ordinari oltre al Tribunale Amministrativo che spesso, purtroppo, arriva in ritardo se non proprio postumo”.
Precettando lo sciopero dei trasporti di 24 ore previsto per il 17 dicembre, portandolo a 4 ore, Salvini si era scontrato con Cgil e Uil. Il ministro aveva in seguito precettato lo sciopero previsto per il 27, proclamato questa volta dai sindacati di base – a cui Cgil e Uil avevano deciso di non aderire -, che era stato spostato al 15 dicembre. Sul punto, martedì Salvini ha convocato un incontro con le sigle che hanno organizzato la mobilitazione, senza però riuscire a trovare un accordo. Dopo aver appreso della precettazione, oltre ad annunciare la presentazione di una richiesta di sospensione dell’ordinanza al TAR, l’USB ha convocato un’ulteriore manifestazione per protestare contro il provvedimento. Si terrà sempre venerdì a Roma, dalle ore 17, e vedrà un corteo che inizierà la sua marcia dal piazzale Aldo Moro fino ad arriverà al piazzale di Porta Pia, dove sorge la sede del ministero dei Trasporti.
[di Stefano Baudino]