Nonostante le imposizioni, non esistono prove che l’uso di mascherine nei bambini durante la pandemia abbia prodotto un rapporto rischio-beneficio positivo e i pochi studi osservazionali che riportano un miglioramento nella protezione presentano un alto rischio di distorsione ed errori. È ciò che emerge da una nuova revisione sistematica sottoposta a revisione paritaria e pubblicata sulla rivista scientifica Archives of Disease in Childhood e sul British Medical Journal. Tra quasi 600 studi selezionati dai database, non erano presenti studi randomizzati e controllati e tra i 22 inclusi nell’analisi finale, solo 6 riportavano associazione tra utilizzo di mascherine e protezione dall’infezione ma con un alto tasso di rischio di bias. Gli autori, diretti dalla dottoressa Johanna Sandlund della Stanford Medicine, hanno così concluso che “l’efficacia dell’obbligo di indossare mascherine nei bambini non è ancora stata dimostrata con prove di alta qualità”.
Gli autori hanno effettuato una ricerca di studi pubblicati su PubMed, Google Scholar, i tre principali server di prestampa (SSRN, MedRxiv e Research Square) e i principali database e siti web di pubblicazioni di agenzie di sanità pubblica aggiornati a febbraio 2023. È stato incluso qualsiasi studio primario che indagasse l’efficacia delle mascherine contro la trasmissione, l’infezione e la malattia di Covid-19 in individui di età inferiore ai 18 anni. Sono così state identificate 597 pubblicazioni per titolo ed abstract e 22 sono state incluse nell’analisi finale. Tra queste, il rischio di bias complessivo (ovvero il rischio di commettere errori sistematici che potrebbero portare a confusione sui risultati) è stato “critico” in sei studi, “grave” in 10 studi e “moderato” in cinque studi. Nessuna ricerca è stata registrata con un rischio di bias “basso”. Tra i 22 studi osservazionali identificati, solo 6 hanno riportato una correlazione tra l’uso di mascherine nei bambini ed il calo di casi Covid-19 e, tra questi, cinque presentavano un rischio di bias “critico” e uno “grave”. Gli autori hanno poi precisato che tra le cause di confusione ci sono il numero di giorni a scuola, differenze sistematiche nei tassi di casi nel tempo, politiche di test e differenze di tracciamento. Tutti fattori che «hanno portato all’incapacità di dimostrare un effetto isolato delle mascherine stesse». Inoltre, gli autori hanno aggiunto che anche lo studio con il controllo interno più approfondito (che però risulta ancora in prestampa) non ha mostrato alcun beneficio diretto derivante dall’obbligo di indossare maschere facciali.
L’insieme di tutte queste considerazioni non soddisferebbe così “un’analisi di base del rapporto rischio-beneficio”. Infatti, come ricordato dagli stessi autori nella ricerca, l’obbligo di mascherine per i bambini “è stata una tra le misure di sanità pubblica più polarizzanti durante la pandemia”, e “tale scelta sembrerebbe non aver tenuto conto delle potenziali conseguenze soprattutto nei più piccoli, incluso l’impatto sulla parola, linguaggio, apprendimento, salute mentale e fattori fisiologici”. In Italia, la mascherina è stata imposta ai bambini di età superiore ai 6 anni e le conseguenze psicologiche hanno portato a preoccupare sia i genitori che gli insegnanti. Come non sono mancate nei mesi scorsi le ricerche che hanno messo in luce i potenziali problemi di salute e i disagi psicologici accusati dai più piccoli proprio a causa dell’uso delle mascherine. Emanuele Caroppo, referente regionale per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), aveva commentato che almeno un bambino su 10 avrebbe sviluppato un disagio psicologico legato al dispositivo di protezione e che «i bambini si sono identificati nella mascherina, sinonimo di sicurezza, di vita e quindi di futuro, attribuendo ad essa il valore di oggetto transizionale, simile al ruolo del ciuccio». Renata Tambelli, docente alla Sapienza di psicopatologia dell’infanzia ha poi confermato che «si tratta di un aspetto che la politica non aveva mai preso in considerazione». Osservazioni che sembrano quindi in accordo con le conclusioni dello studio: «Raccomandare l’uso della mascherina nei bambini per prevenire la diffusione del COVID-19 non è supportato dagli attuali dati scientifici ed è incoerente con le norme etiche accettate che mirano a fornire ulteriore protezione dai danni alle popolazioni vulnerabili».
[di Roberto Demaio]
Anche per questo speriamo che vadano all’inferno prima possibile.
Poveri ragazzi!