Continuano, a Roma, le mobilitazioni e le occupazioni all’interno degli istituti scolastici. Alla lista delle scuole occupate la settimana scorsa nella Capitale si sono infatti aggiunti anche il liceo Giulio Cesare ed il liceo Socrate, mentre al Colonna e al Tasso gli studenti sono tornati regolarmente in aula. Nel motivare le proteste, gli occupanti hanno scritto in una nota che non si tratta di un attacco nei confronti della scuola, ma di una “critica politica” contro “un sistema istituzionale e un governo che mette in ginocchio la classe popolare, si sporca le mani di sangue finanziando conflitti imperialisti che contano sempre più morti innocenti, e sottrae alla spesa pubblica sempre più risorse, favorendo la privatizzazione dei servizi pubblici come la sanità e l’istruzione”. Non sono però mancate le tensioni tra dirigenti scolastici e occupanti. Il preside del liceo Socrate ha chiesto lo sgombero immediato della scuola puntando il dito contro «una minoranza di studenti» che si è «introdotta nell’istituto, violando la legalità e negando l’esercizio del diritto allo studio e del diritto di svolgere il proprio lavoro al personale scolastico». Al liceo Mamiani, invece, la preside ha inviato una missiva ai genitori degli occupanti, in cui si legge che, se a causa della mobilitazione l’istituto non riuscirà ad effettuare le rendicontazioni dei fondi spesi per i materiali e i servizi utilizzati dagli studenti, la scuola perderà circa 64 mila euro. Una spesa di cui, dice la preside, saranno probabilmente chiamati a farsi carico direttamente i genitori degli alunni.
Tra le ragioni che stanno spingendo studenti di vari istituti ad unirsi alle occupazioni ci sono, in primis, le proteste contro le politiche sulla scuola del governo, i mancati investimenti nel settore e la difesa della scuola pubblica. Le istanze dei ragazzi si allargano poi a tematiche di attualità, come il sostegno alla causa palestinese e le richieste di una maggior attenzione alla tematica della violenza di genere all’interno delle aule, oltre al mancato supporto alla salute mentale del corpo studentesco e ai rischi corsi quotidianamente dai ragazzi a causa di strutture scolastiche fatiscenti. A questo proposito, gli studenti del collettivo Nilde Iotti del liceo Machiavelli hanno scatenato una veemente protesta poiché martedì, all’interno di un’aula della sede centrale di piazza Indipendenza, un pezzo di intonaco è caduto dal soffitto, facendo sfiorare la tragedia. Fortunatamente, nessun alunno è stato investito in pieno, ma due ragazze sono state colpite da alcune schegge (non riportando comunque ferite). Sulla protesta non mancano però le ombre, dal momento che alcune frange degli studenti coinvolti hanno approfittato dell’occasione per danneggiare gli ambienti delle strutture, spesso con l’appoggio di esterni indebitamente fatti entrare a scuola. A evidenziarlo sono, in particolare, i presidi del Tasso, del Socrate e del Colonna. Dopo una settimana di occupazione, al Tasso martedì i ragazzi sono tornati a seguire le lezioni. Nell’annunciare la ripartenza, in una nota il dirigente Paolo Pedullà ha allegato la spesa effettuata per la sanificazione, che ammonta a circa 3 mila euro. Soldi che il preside vorrebbe far sborsare agli occupanti. Sui costi dovuti all’occupazione – partita ufficialmente mercoledì – per possibili danneggiamenti alle strutture e alle dotazioni della scuola, il preside del Socrate Carlo Firmani, in un comunicato pubblicato sull’home page del portale web dell’istituto, ha scritto che “così come per qualunque danno derivante dall’impossibilità di rispettare scadenze amministrative, la scuola intraprenderà ogni strada affinché il danno arrecato venga posto a carico dei responsabili”. Le lezioni sono ricominciate anche al Colonna, la cui preside ha inviato una circolare rendendo noto che, per la sanificazione e il riallaccio dei pc, “la scuola si trova costretta a dover affrontare costi non previsti né imputabili alla gestione ‘ordinaria’ per il pagamento di prestazioni straordinarie del personale e per gli interventi”. Anche se, in questo caso, non è ancora stato chiarito chi sarà chiamato a farsi carico dei costi.
Un alunno del Liceo Morgagni, istituto che proprio oggi verrà disoccupato dopo 11 giorni di proteste, ha raccontato a L’Indipendente che la situazione è profondamente diversa da scuola a scuola. «In altri istituti hanno chiesto lo sgombero immediato, mentre qui al Morgagni è in corso un dialogo, anche se la percezione comune è che i professori stiano facendo buon viso a cattivo gioco per disinnescare la nostra azione». La dirigente avrebbe infatti comunicato agli alunni e ai loro genitori che «ci sono alcuni punti di vedute comuni, ma che se ne parlerà alla ripresa delle lezioni». Il ragazzo ammette che anche nel suo liceo «sono stati consumati alcuni atti vandalici da parte di isolati studenti maleducati», ma che i ragazzi «si stanno adoperando per mettere tutto a posto e non gravare sulla scuola». In merito alle rivendicazioni lanciate, il giovane spiega che il gruppo degli studenti di cui fa parte sta «lavorando su un altro documento di rilancio per successive mobilitazioni che possa avvicinare anche il corpo docenti alle nostre battaglie». Tra le proposte, ci sono «l’aumento della retribuzione ai professori, l’ampliamento dell’educazione civica per ore e argomenti e l’introduzione dell’educazione alla sessualità e all’affettività».
[di Stefano Baudino]