La scorsa settimana, il Consiglio Comunale di Livorno ha dato il via libera a larga maggioranza a una mozione, inizialmente presentata dai consiglieri del Movimento 5 Stelle e poi emendata da altri gruppi politici, sull’istituzione di un salario minimo. In particolare, ha ottenuto il via libera un emendamento presentato da Potere al Popolo attraverso cui si stabilisce che tutti i lavoratori del Comune toscano possano contare su un salario minimo di almeno 9 euro l’ora e che, all’interno di ogni appalto del Comune, sia d’ora in avanti presente una clausola che preveda il salario minimo per tutti i lavoratori che vengano in essi impiegati. Il gruppo livornese di Potere al Popolo ha festeggiato il successo politico, invitando a “mobilitarsi e fare pressioni affinché il salario minimo diventi realtà almeno per tutti gli appalti pubblici dei nostri territori” mediante la presentazione di mozioni analoghe “in ogni comune dove tutt’oggi continuano a sussistere salari da fame che sfruttano soprattutto i lavoratori più giovani”.
L’emendamento presentato da Potere al Popolo è stato votato da tutte le forze presenti in Consiglio Comunale, tranne che da quelle di centro-destra. Nello specifico, il testo ha aggiunto agli impegni del Sindaco e della Giunta quello di “introdurre l’adeguamento per tutti i dipendenti del Comune di Livorno e per coloro che lavoreranno in un appalto comunale ad un salario minimo di 9 euro l’ora” e a “introdurre, previa necessaria valutazione di conformità con la specifica normativa di settore di cui al vigente Codice degli appalti, la precondizione obbligatoria nella stesura del testo di tutti gli appalti comunali che tutti i lavoratori che saranno impegnati da coloro che si aggiudicheranno un appalto del Comune di Livorno, dovranno avere un salario minimo di 9 euro l’ora, così come chiesto a livello nazionale dal Partito Democratico, dal Movimento 5 Stelle, da Sinistra italiana, da Potere al Popolo e da Unione popolare”. All’interno di un comunicato pubblicato a margine dell’approvazione dell’emendamento, Potere al Popolo parla della misura come di un “miglioramento concreto per molti lavoratori e lavoratrici che abbiamo conosciuto nei vari presidi”, molti dei quali “lavoravano per appalti del Comune e poi guadagnavano cifre irrisorie di circa 7 euro l’ora”.
A plaudire all’iniziativa, considerata “un segnale politico molto importante”, è stata l’Unione Sindacale di Base, che in una nota ha detto di auspicare “una celere applicazione a partire dai prossimi bandi per i servizi in appalto così come l’immediato adeguamento salariale in quelli attuali”. Confermando come l’obiettivo primario rimanga “l’internalizzazione di tutti i servizi”, USB afferma che “fissare una soglia minima di 9 euro l’ora potrà permettere finalmente la cancellazione di quei contratti nazionali vergognosi firmati, non da sindacati pirata, ma bensì da CGIL, CISL e UIL”, primi tra tutti “il multiservizi, cooperative sociali e vigilanza privata”, che prevedono “minimi tabellari ben al di sotto dei 9 euro l’ora” e, in alcuni casi, “addirittura poco più di 5 euro l’ora”. Si tratta, comunque, ancora di un compromesso per Potere al Popolo, i cui vertici nazionali, a braccetto con quelli di Unione Popolare e Rifondazione Comunista, a novembre hanno consegnato al Senato 70mila firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione di un salario minimo di 10 euro all’ora, con adeguamento automatico all’inflazione tramite l’introduzione della scala mobile e senza la previsione di incentivi per le spese. “Questo per noi è il significato vero di fare politica, spostare in base ai rapporti di forza, le condizioni materiali della popolazione per ottenerne miglioramenti concreti – scrive ancora Potere al Popolo Livorno -. È ovvio che è un piccolo passo, che potevamo forzare il limite a 10 euro l’ora come chiediamo a livello nazionale, ma con il rischio di una bocciatura. Abbiamo preferito cominciare così, con soldi in tasca per i lavoratori dai prossimi appalti”. Proprio ieri, peraltro, con un comunicato è stata annunciata la formazione di un’alleanza politica in vista delle prossime elezioni amministrative a Livorno costituita da M5S, Potere al Popolo, Buongiorno Livorno, Rifondazione Comunista e Possibile.
A fine novembre, la maggioranza di governo aveva definitivamente affossato alla Camera la proposta unitaria dei partiti di opposizione di introduzione del salario minimo fissato a 9 euro l’ora, sostituendola con una delega al governo – da realizzare in sei mesi attraverso una serie di decreti legislativi -, con una proposta in cui non viene mai utilizzato il termine “salario” né indicata una quota minima di retribuzione. Il mese precedente, in seguito all’incarico ricevuto dall’esecutivo, il CNEL – presieduto dall’ex forzista Renato Brunetta – aveva elaborato e trasmesso al governo la valutazione finale sul lavoro povero e sull’eventuale introduzione del “salario minimo legale”, che era stata bocciata. Lo stesso Brunetta aveva dichiarato che, per fronteggiare la povertà lavorativa, la strada migliore da seguire non fosse quella del salario minimo, bensì il rafforzamento della contrattazione collettiva, ovvero il rapporto tra sigle sindacali e associazioni dei datori di lavoro. Forti critiche erano state indirizzate a una decisione da molti ritenuta “politica”, specie in relazione ai calcoli effettuati dal CNEL sulle paghe medie della contrattazione collettiva, sul mancato inserimento nei contratti “pirata” degli accordi siglati da Cisal e Confsal, nonché sull’utilizzo da parte dell’ente dei dati Uniemens, che “falserebbero” le statistiche sulla copertura effettiva dei contratti collettivi.
[di Stefano Baudino]
Salario minimo e contrattazione collettiva non sono l’uno in opposizione l’altra, come ci vogliono far credere le facce di bronzo che fanno finta di interessarsi ai diritti dei lavoratori: il salario minimo è un punto di partenza al di sotto del quale retribuzioni inferiori sono illegali. Poi si contratta lo stesso, d’altronde stiamo parliamo di salario minimo, il che non significa necessariamente giusto o equo.
Mi fa specie che mettiate come primi della lista a richiedere l’adeguamento salariale il PD che è stato molto controverso e a volte ha osteggiato, a livello nazionale, la proposta e non il M5S che ne è il vero fautore. Ma tant’è, sono felice che un primo passo sia stato fatto. Nella azienda pubblica dove lavoro (Asl) alcune servizi sono esternalizzati e per aggiudicarsi l’appalto le ditte abbassano l’offerta a livelli talmente drastici che a farne le spese sono i lavoratori. Trovo che in una azienda pubblica, dove peraltro alcuni servizi vengono retribuiti 100 €/h ai dipendenti, non opporsi e sfruttare questo sciacallaggio
sia una cosa veramente indegna. Viviamo un periodo molto difficile dove l’informazione è quasi negata o stravolta. Grazie al vostro lavoro per offrire una alternativa all'”informazione” di massa, mi fate sentire meno alienato