giovedì 21 Novembre 2024

La lunga marcia per la libertà: i diritti umani, 75 anni dopo la Dichiarazione (Monthly Report)

Il 10 dicembre 1948 la neonata Assemblea Generale delle Nazioni Unite promulgò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. L’intento era segnare un nuovo inizio per l’umanità all’indomani degli orrori della Seconda guerra mondiale. “Mai più” voleva essere il messaggio delle Nazioni Unite. Ma è stato mai davvero così? A 75 anni di distanza è possibile fare un bilancio ed è facile rendersi conto di come la maggior parte dei propositi siano rimasti incompiuti. Alcuni dei diritti si sono scontrati con le politiche dei governi, intenti a preseguire unicamente i propri interessi (è il caso, per esempio, del diritto all’asilo, di cui agli artt. 13 e 14), altri sono del tutto assenti già nel documento originale (si pensi ai diritti all’identità di genere e all’orientamento sessuale). Per quei soggetti considerati meno umani (come i carcerati o i migranti illegali), poi, sorge addirittura il dubbio che possano godere degli stessi diritti degli altri. Allo stesso tempo, in un processo che sembra muoversi quasi nella direzione opposta, è sempre maggiore lo sforzo di superare la barriera antropocentrica e per garantire tutele a tutte le forme viventi.

Queste sono solamente alcune delle riflessioni al centro del nuovo Monthly Report, la rivista mensile de L’Indipendente dove trattiamo tematiche di particolare rilevanza che riteniamo non sufficientemente approfondite dalla comunicazione mainstream.

Il numero è disponibile in formato digitale e cartaceo per gli abbonati (qui tutte le info su come riceverlo) ed ora anche per i non abbonati (a questo link).

L’editoriale del nuovo numero: I diritti contro la paura

Viviamo tempi foschi. Ovunque si respira aria di chiusura. Le cronache dal mondo ci riportano dentro a periodi bui che si credevano relegati al passato. In molte parti del mondo, cominciando dall’Ucraina, i governi fanno la guerra per conquistare pezzi di
territori senza considerare le aspirazioni di chi li abita. In altre, come in Palestina e in Kurdistan, siamo ancora di fronte alla barbarie coloniale che compie massacri e schiaccia il diritto all’autodeterminazione dei popoli. All’interno dell’Occidente, d’altra parte, gli spazi di libertà si restringono da tempo e, negli ultimi anni, a velocità preoccupante. Gli attentati alle Torri Gemelle del 2001 hanno inaugurato un’era in cui è tornato normale comprimere parte delle libertà in cambio della presunzione di maggior sicurezza, mentre la diffusione di nuove e sempre più pervasive tecnologie ha fatto il resto. Oggi troviamo praticamente normale essere sorvegliati da telecamere in strada e in ogni luogo pubblico, superare tornelli elettronici per entrare allo stadio o nei musei, essere identificati e spiati in ogni mossa che effettuiamo su internet. L’articolo 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sta così venendo meno: “Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata”. E non è l’unico che se la passa male anche nelle società democratiche e liberali.

Prima con la pandemia, poi con la guerra in Ucraina, è stato messo in discussione con una velocità disarmante anche l’articolo 19, uno dei più importanti dei trenta che costituiscono la Dichiarazione: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di
espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Mentre da tempo le crisi economiche vere e presunte ci hanno forzato ad accettare la demolizione di quell’articolo 23 che prevede che ogni individuo abbia diritto a un lavoro e a una remunerazione “che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana”. Se la paura, utilizzata dai governi come strumento di controllo politico, ci ha spinto rapidamente a rinunciare ad alcuni dei diritti fondamentali che la società dovrebbe garantire a noi stessi, figuriamoci cosa ce ne è importato di quelli che dovrebbe riservare agli altri. La verità è che molti cittadini desiderano che gli articoli 13 e 14 e della Dichiarazione siano ridotti a brandelli: “Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio” e “di cercare e di godere in altri Paesi dell’asilo dalle persecuzioni”.

I nostri governi e gli apparati mediatici dominanti che ne curano la riproduzione ideologica utilizzano la paura come principale moneta politica attraverso la quale garantirsi il consenso a misure altrimenti impopolari. E la paura non genera mai nessuna reazione positiva, ma solo altra paura, spesso anche in chi si oppone a questa deriva. Il terrore di un futuro che appare distopico spinge molti a cercare l’antidoto nel rigetto del cambiamento, progettando il ritorno a un passato idealizzato. È un’idea perdente. La sfida è quella di immaginare un futuro differente, migliore del passato, del presente e di quel futuro progettato da chi governa allo stesso tempo.

Secondo i dizionari, il contrario della parola “diritto” è dovere”. Ma si sono sbagliati: diritti e doveri in realtà sono complementari e il vero contrario della parola “diritto” è “paura”. È quest’ultima che spinge l’uomo a cercare protezione in chi assicura di potergliela garantire e lo mette nella condizione psicologica di rinunciare alla libertà in cambio della promessa di sicurezza. Anche di questo parliamo nel nuovo Monthly Report, dedicato al panorama dei diritti umani nel mondo in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e diamo spazio anche alle idee di chi contrasta la paura, avendo la forza di celebrare questa ricorrenza rilanciando verso una nuova Dichiarazione, ancora più ambiziosa di quella esistente.

L’indice del nuovo numero

  • La costruzione dei diritti umani universali
  • La libertà come mezzo, il benessere come scopo
  • I numeri sulla situazione dei diritti umani nel mondo
  • Serve un nuovo secolo di diritti: intervista a Riccardo Noury
  • Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: il testo completo
  • La falsa opposizione tra sicurezza e rispetto pieno dei diritti umani
  • C’è ma non si vede: il diritto di movimento e d’asilo come principio base
  • Il cammino verso i diritti dell’identità di genere e orientamento sessuale
  • Autodeterminazione dei popoli: un principio strumentalizzato e piegato
  • Dall’antropocentrismo al biocentrismo: per i diritti della natura e degli animali non umani

Il mensile, in formato PDF, può essere acquistato (o direttamente scaricato dagli abbonati) a questo link: https://www.lindipendente.online/monthly-report/

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1 commento

  1. Una sciocchezza Mondiale a Gennaio gli assassini di Stato avevano già ucciso Mahatma Gandhi e una comune linea di difesa avrebbe impedito il seguito: Kennedy, Rabin, Moro…
    Così abbiamo inutili dichiarazioni di principio ed un Mondo governato dagli assassini degli apparati deviati degli Stati che tramano nell’ombra e tutto il resto sono solo facce di bronzo di fronte all’evidenza, per salvarsi la scrivania.

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