La guerra israelo-palestinese sta subendo una escalation che avvicina sempre più la concreta possibilità di un allargamento del conflitto, in particolare verso il Libano e il Mar Rosso. Da una parte vi sono infatti le schermaglie con Hezbollah, mentre dall’altra le azioni degli Houthi, che sono stati in grado di paralizzare il commercio lungo il Canale di Suez. Sul fronte vicino, Israele ha dichiarato più volte di voler risolvere la questione una volta per tutte, mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna intendono ristabilire il primato in una zona di mare strategica sia dal punto di vista militare che da quello commerciale.
L’IDF ha intensificato in maniera significativa il suo operato nel sud del Libano. Aerei da combattimento dell’aeronautica israeliana hanno colpito ieri pomeriggio una serie di obiettivi di Hezbollah, tra infrastrutture e siti di lancio. Nei giorni precedenti, le sirene di allarme avevano suonato in tutte le città nel nord di Israele a causa di una serie di lanci di razzi da parte di Hezbollah e per lo sconfinamento aereo di droni nei cieli di Israele. L’aviazione israeliana ha sganciato missili in una cittadina del sud del Libano dove si stava svolgendo il funerale di un militante di Hezbollah. Di contro, il gruppo libanese ha detto di aver lanciato una “salva di razzi” contro la città di confine israeliana Kiryat Shmona “in risposta all’attacco del nemico al funerale di Aita al-Shaab”. Hezbollah ha poi dichiarato che “qualsiasi danno ai civili sarà ricambiato”. La Resistenza islamica in Libano ha annunciato ieri di aver colpito due piattaforme di lancio del sistema missilistico di difesa israeliano Iron Dome, posizionate vicino al confine nord-israeliano.
Israele ha più volte riferito che intende risolvere una volta per tutte la situazione lungo il confine con il Libano, presidiato dalle forze sciite. Il governo guidato da Benjamin Netanyahu si dice pronto ad una soluzione di tipo diplomatico ma sottolinea che, qualora questa non fosse trovata, Israele farà qualsiasi cosa in suo potere per poter mettervi rimedio. La soluzione diplomatica, a cui stanno lavorando gli USA, ma anche Gran Bretagna, Francia ed altri Paesi, consisterebbe nel costituire un margine di 6 miglia dentro il confine libanese entro cui non possano entrare membri di Hezbollah. In altre parole, creare una sorta di zona demilitarizzata larga 6 miglia entro il confine sud del Libano.
Di questo si è parlato durante l’incontro di ieri a Tel Aviv tra il Segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il Ministro della Difesa, Yoav Gallant. Sempre con questo obiettivo, funzionari politici e di sicurezza francesi visiteranno il comando dell’UNIFIL per discutere “i mezzi per attuare un piano francese per stabilire una zona cuscinetto nell’area meridionale di Litani e costringere Hezbollah a ritirarsi nell’area a nord del fiume”.
Un altro fronte ormai caldo, non immediatamente a ridosso di Israele, è il Mar Rosso. Quest’ultimo è da tempo preso d’assalto dalle forze yemenite Houthi, che stanno sostenendo militarmente la causa palestinese contro “l’entità sionista”, con lanci di missili a lungo raggio (spesso intercettati da Israele e dai suoi alleati) e, soprattutto, con l’abbordaggio, il sequestro o l’attacco a navi legate ad Israele. Le forze Houthi, con le loro azioni, sono state in grado di paralizzare l’enorme flusso di commercio che transita con le navi che fanno rotta attraverso il Canale di Suez, in direzione dell’Europa o verso l’Asia, in un tratto di mare strategicamente rilevante tanto da un punto di vista militare quanto da quello commerciale.
Lo stretto che collega il Golfo di Aden con il Mar Rosso, quindi quest’ultimo con il Mare Arabico, di fronte alle coste yemenite e a quelle di Gibuti e del sud dell’Eritrea, è passaggio obbligato per tutte le navi che transitano nel Mar Rosso, da e verso il Canale di Suez. Molte compagnie navali e armatori hanno già interrotto il passaggio da Suez e si orientano alla circumnavigazione dell’Africa con tempi e costi molto maggiori.
I prezzi europei del gas naturale sono aumentati fino al 13% mentre i futures sul petrolio Brent sono stati scambiati in rialzo dopo essere saliti fino al 3,9% nella sessione precedente. Da BP Plc a A.P. Moller-Maersk A/S, le aziende che trasportano beni di consumo, materie prime come carbone e mais e forniture energetiche devono affrontare viaggi più lunghi. Da questo tratto di mare, normalmente, passa circa il 12% del commercio marittimo mondiale. Le cifre mostrano che il calo del flusso marittimo attraverso il Mar Rosso è calato di circa il 40%. Le compagnie assicurative alzano il costo delle polizze contro il rischio di dover esborsare risarcimenti milionari in caso di incidenti o attacchi degli Houthi. Quest’ultimi hanno più volte affermato di attaccare solamente navi che sono legate ad Israele.
E qui intervengo gli USA. Finora, insieme alla Gran Bretagna, essi si erano posti come forza di dissuasione nei confronti di attori statuali che avrebbero potuto avere l’idea di intervenire militarmente in sostegno al popolo palestinese. Nei fatti, questa forza non ha funzionato contro gli Houthi che, da subito, si sono schierati con il popolo palestinese e, col tempo, con sempre maggior forza e decisione. Proprio per questo gli USA hanno deciso di alzare la posta con la creazione di una forza militare multinazionale.
Il Segretario alla Difesa statunitense, Lloyd J. Austin, ha annunciato la creazione di una task force per la “garanzia di libertà di navigazione nel Mar Rosso”. Prosperity Guardian è il nome dell’operazione che riunirà “USA, Regno Unito, Bahrain, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Seychelles e Spagna, per affrontare congiuntamente le sfide alla sicurezza nel Mar Rosso meridionale e nel Golfo di Aden, con l’obiettivo di garantire la libertà di navigazione per tutti i paesi e rafforzare la sicurezza e la prosperità regionale”.
Insomma, pare evidente che il conflitto stia assumendo una portata sempre più ampia di quella avuta fino ad ora. Israele guarda con sempre più insistenza a nord, verso il Libano ed Hezbollah. Gli alleati occidentali si schierano invece a protezione del commercio globale che passa per Suez e le rotte del Mar Rosso, mettendo nel mirino gli Houthi. L’allargamento del conflitto non è ufficiale ma, nei fatti, sta rapidamente prendendo corpo.
[di Michele Manfrin]
Poveri Alleati di Idiocy Guardian che giurano sia di ridurre e annullare il consumo di Petrolio che di combattere insieme per salvaguardarne il commercio😂🤣😂
La combriccola degli stati alleati contro lo Jemen fanno un certo senso tenerezza. Dopo le sconfitte in Ucraina, la prossima in Israele, la vecchia guardia occidentale, memore dei bei tempi quando sbarcavano e davano lezioni di civilta’ a popoli più civili di loro, cerca di rivivere i ricordi e affrontano nientedimeno il potente stato dello Jemen. Il quale pero’ ha un’esperienza di lotta e di scontri con la potenza saudita e non si lascera’ certo intimorire dal gruppo di stati-pensionati dell’Occidente.