Alcune centinaia di studenti si sono riuniti ieri, a Roma, per un presidio al Pantheon contro il governo all’insegna dello slogan “dalle scuole occupate alle strade, non ci avete ascoltato, bruciamo tutto”, a margine di settimane di occupazioni nei licei della Capitale. I ragazzi hanno tentato di superare i cordoni della polizia schierata sul posto, con l’obiettivo di dirigersi verso Montecitorio e Palazzo Chigi. Nonostante gli agenti avessero chiuso le zone limitrofe al Pantheon, i manifestanti sono riusciti a superarli e a raggiungere via della Colonna Antonina, a ridosso della piazza. Lì sono scattati gli scontri: i poliziotti, in tenuta antisommossa, hanno caricato e ripetutamente manganellato gli studenti. Sono stati colpiti molti giovani, anche minorenni.
Fra i ragazzi a cui gli agenti hanno inferto colpi c’è un minorenne del liceo Mamiani, che ha riportato un graffio e un bozzo sotto un occhio. È stata raggiunta dalle manganellate anche una studentessa del liceo Virgilio, la quale ha raccontato [1] di essere stata «colpita lateralmente» sebbene non fosse nelle prime file. Deve curare lividi in testa e su una mano. Anche lei è minorenne, così come una sua compagna che è caduta a terra nelle colluttazioni e un’altra che è stata strattonata. «Non eravamo offensive. Se la celere avesse un numero identificativo sul casco potrei riconoscere l’uomo che ha iniziato a picchiare la mia amica. Si è accanito su di noi, perché lavora tra le forze dell’ordine?», ha continuato la ragazza. Un’altra sua amica ha ricevuto manganellate in testa e ha dovuto ricorrere al ghiaccio. La Polizia non è comunque riuscita a fermare gli studenti e la manifestazione si è spostata di fronte alla Camera dei deputati. Mentre gli agenti chiudevano l’ingresso di piazza del Parlamento, gli studenti dei collettivi hanno acceso fumogeni e scandito cori.
Nelle scorse settimane, sono proseguite nella Capitale le mobilitazioni e le occupazioni all’interno degli istituti scolastici. In un primo momento le scuole coinvolte erano Tasso, Morgagni, Mamiani, Manara, Righi, Archimede, Aristofane, Colonna e Virgilio, cui si sono aggiunti nei giorni successivi il liceo Giulio Cesare e il liceo Socrate. Nel motivare le proteste, gli studenti avevano scritto [2] in un comunicato che non si tratta di un attacco contro la scuola, ma di una “critica politica” contro “un sistema istituzionale e un governo che mette in ginocchio la classe popolare, si sporca le mani di sangue finanziando conflitti imperialisti che contano sempre più morti innocenti, e sottrae alla spesa pubblica sempre più risorse, favorendo la privatizzazione dei servizi pubblici come la sanità e l’istruzione”.
[di Stefano Baudino]