martedì 3 Dicembre 2024

A Rozzano un importante bene confiscato alla mafia rischia di essere demolito

Rozzano, comune di 45mila abitanti nel milanese, potrebbe presto perdere un luogo divenuto simbolo della lotta alla mafia, dell’aggregazione giovanile e dell’inclusività in Lombardia. Si tratta di una bellissima villa che, dopo essere stata confiscata a un trafficante di droga nel 2008 e lasciata all’abbandono dall’Amministrazione, grazie all’impegno gratuito del Comitato Molise 5 è stata trasformata in un Bene Comune. Dei suoi spazi hanno fruttuosamente usufruito scuole del territorio e associazioni, ospitando progetti di memoria storica e cultura della legalità, ma anche laboratori teatrali, orti, frutteti e seminativi didattici. Eppure, la nuova giunta comunale ha deciso di non rinnovare il patto con il Comitato, stabilendo la sua demolizione. «Al suo posto verrà costruito un edificio con uffici che si occuperanno di contrasto alla povertà, in un quartiere di ville con piscina! Uno schiaffo a quanti sono realmente in condizioni di povertà, ma soprattutto la volontà di far sparire un luogo che è stato simbolo per la lotta alla mafia in questo territorio», spiega Pino Cassata, coordinatore del Movimento delle Agende Rosse a Rozzano e membro del Direttivo del Comitato Molise 5, che ha lanciato una petizione online per salvare la villa. Al suo fianco si è schierato anche Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e fondatore delle Agende Rosse, che ha parlato del bene a rischio come di un «simbolo della battaglia contro la criminalità organizzata e contro quelle istituzioni che, per incapacità o connivenza, favoriscono il diffondersi di questo cancro».

A far rinascere la villa, a seguito di un progetto partecipato dal titolo “Dopo Le mafie”, promosso dall’Associazione Circola, era stato nel 2018 un gruppo di cittadini, che firmò un patto di collaborazione con la precedente Amministrazione per la sua temporanea gestione. Fu così costituito, nell’omonima via in cui sorge il bene confiscato, il Comitato Molise 5. La villa, insieme al parco che la cinge, ha rappresentato per 5 anni il fulcro di innumerevoli attività, che hanno in particolare coinvolto i più giovani. Migliaia di bambini e ragazzi, ma anche molti insegnanti, hanno infatti preso parte a laboratori, incontri culturali e centri estivi, in un luogo che vuole rappresentare l’altra faccia della società moderna. Qui si abituano, infatti, le giovani generazioni alla consapevolezza del verde, alla cura dell’orto e ai lavori di falegnameria, con un occhio sempre attento alla storia e agli esempi di coraggio e legalità: le piante del giardino sono infatti dedicate ai simboli della lotta alla mafia, come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, i membri delle loro scorte caduti nelle stragi e Peppino Impastato, nonché ai partigiani rozzanesi. Un impegno fondamentale, specie in Lombardia, dove una mafia silente sta acquisendo sempre più potere e ampliando in maniera assai significativa il giro dei suoi affari, che tolgono ogni giorno spazio e risorse alla cittadinanza. Dalla villa sono passati anche numerosi detenuti, che qui hanno svolto attività di giustizia riparativa.

«La nuova giunta comunale ha deciso di abbattere questo bene senza consultarci, bypassandoci completamente – racconta a L’Indipendente Pino Cassata –. Il sindaco, tra fine maggio e inizio giugno, in modo truffaldino ha ‘intortato’ i suoi consiglieri comunali, compresi quelli di opposizione, affermando di aver ricevuto il parere favorevole per la demolizione della villa da parte dell’Agenzia dei beni Confiscati, ottenendo l’approvazione di Giunta e Consiglio all’abbattimento». Si è deciso, dunque, che il bene debba essere riqualificato per il contrasto alla povertà. Cassata, però, ha voluto vederci chiaro e ora denuncia: «Abbiamo fatto una misura degli atti e, tra settembre e ottobre, abbiamo appurato che non c’era alcun parere favorevole dell’Agenzia. Dopo averlo denunciato in un’assemblea pubblica, veniamo a scoprire dal sindaco che questo parere sarebbe stato soltanto “verbale”». Il parere ufficiale arriverà solo a novembre inoltrato, «all’interno di un documento penoso, scritto malissimo e che non entra nel merito del valore che quel bene rappresenta». Il tempo per la battaglia è strettissimo: si prevede addirittura che le ruspe entrino nel parco a febbraio. Dal 27 dicembre, insieme alla petizione sul web, è partita una mobilitazione di raccolta firme con la presenza del Comitato all’interno del bene confiscato e nelle piazze di Rozzano, dove, dai primi giorni del 2024, verrà effettuato un massiccio volantinaggio per le vie del paese. «Il 7 gennaio, saremo in Piazza Foglia, a Rozzano, a raccogliere le firme, per poi marciare in corteo il 13 gennaio dal capolinea del tram che da Milano arriva a Rozzano, chiudendo la manifestazione alla villa. Chiediamo a tutti i cittadini di starci vicino e darci supporto», conclude Cassata.

Al fianco del Comitato si è schierato Salvatore Borsellino, fondatore del Movimento delle Agende Rosse e fratello del magistrato Paolo. «La villa di Via Molise 5 è un bene confiscato alla mafia che un comitato di cittadini ha fatto diventare un luogo di aggregazione, di formazione, di cultura, di riscatto, di speranza e che ora una scellerata decisione di una giunta miope nella migliore delle ipotesi, inetta o connivente nella peggiore, ha deciso di abbattere distruggendo così un simbolo di rinascita, di lotta la malaffare, che dovrebbe invece, a tutti i costi, essere preservato – ha dichiarato Borsellino -. Nel giardino di quella villa avevo io stesso qualche tempo fa partecipato alla messa a dimora di un ulivo che adesso verrà estirpato, distrutto, sancendo simbolicamente la sconfitta dello Stato di diritto di fronte all’arroganza mafiosa, della luce di fronte alle tenebre, del coraggio rispetto alla paura». Borsellino lancia dunque un appello gli amministratori del Comune di Rozzano: «Mi auguro che possano ritornare su questa infausta decisione e dimostrare così la loro volontà di combattere l’illegalità e la mafia piuttosto che diventarne conniventi».

[di Stefano Baudino]

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