Dopo quello di Milano in Via Corelli, anche il CPR (Centro di Permanenza e Rimpatrio) di Palazzo San Gervasio finisce in Tribunale. Con un ordinanza emessa dal gip del tribunale potentino, su richiesta del pm Francesco Curcio, sono state notificate diverse misure cautelari nei confronti di un ispettore di polizia, dei rappresentanti legali della cooperativa che gestiva il CPR fino pochi mesi fa, Engel Italia srl, oltre che del medico della struttura. Compiute anche numerose perquisizioni ad alcuni avvocati e poliziotti implicati; si parla di una trentina di indagati per diversi reati, tra cui vari medici e agenti. Di nuovo sotto indagine è l’utilizzo dei farmaci e degli psicofarmaci che, come emerge dall’inchiesta, i reclusi venivano costretti ad assumere. Nell’ordinanza molte pagine sono dedicate all’uso dei «farmaci tranquillanti» che venivano somministrati agli immigrati detenuti a loro insaputa» o con la forza, allo scopo di renderli «innocui e quindi neutralizzare ogni loro possibile lamentela per le condizioni disumane in cui spesso si trovavano a vivere».
Sono stati 35 i casi di maltrattamenti ai danni delle persone ristrette nel CPR potentino accertati nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto ai domiciliari dell’ispettore della Polizia Rosario Olivieri e ad altre tre misure interdittive. L’ispettore è accusato di violenza privata pluriaggravata, falso ideologico, calunnia e truffa aggravata ai danni dello Stato. A incriminarlo è stato un video trasmesso da Striscia la Notizia, in cui si vede il poliziotto costringere un recluso ad assumere psicofarmaci di cui non aveva bisogno contro la sua volontà. Una pratica che, come si è già visto grazie alle numerose testimonianze nei CPR di Torino, Milano, Gradisca d’Isonzo, tra gli altri, e grazie all’inchiesta di Altraeconomia Rinchiusi e sedati, non è né isolata né nuova, ma che solo dopo anni sta arrivando nelle aule di tribunale. L’ispettore è accusato anche di aver attuato sistematiche aggressioni verbali e fisiche contro i trattenuti nel centro. Nei confronti dei gestori del centro e di un medico (accusato di maltrattamenti, falso ideologico e violenza privata pluriaggravata) è stato invece disposto il divieto per un anno ad esercitare imprese o uffici direttivi operanti in rapporti con la pubblica amministrazione. Per i gestori dell’impresa, la Procura di Potenza ipotizza i reati di inadempimento e frode nelle pubbliche forniture e maltrattamenti nei confronti degli ospiti del centro. Tornano qui le figure di Alessandro Forlenza e Paola Cianciulli, entrambi amministratori della Engel Italia srl, la società che ha gestito il CPR di Palazzo San Gervasio dal 2019 al 2023 per un appalto di circa tre milioni di euro. Engel Italia srl ha cambiato nome in Martinina Srl, cioè la società finita sotto indagine a Milano per la gestione del Cpr di via Corelli, sequestrato il mese scorso.
L’indagine potentina si riferisce a fatti accaduti tra il 2018 e il 2022. Se il primo filone riguarda i maltrattamenti subiti dai cittadini stranieri trattenuti all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio, dove era stato creato un vero e proprio sistema di controllo dei trattenuti basato sull’uso/abuso di psicofarmaci, c’é un secondo filone, dove si indaga sulle nomine dei difensori. Si parla di nomine pilotate sempre ai soliti uffici in cambio di favori o regali. Gli investigatori hanno riscontrato infatti «un vero e proprio «monopolio dell’assistenza legale» all’interno del CPR, con parcelle «in un caso anche di 700 mila euro» liquidate dallo Stato a un solo studio legale. I reati ipotizzati per gli indagati sono falso, induzione indebita e concussione. Insomma, il CPR è stato utilizzato come vera e propria macchina per produrre soldi e guadagni per alcuni, a discapito degli immigrati trattenuti, reclusi e sedati per mesi per il solo fatto di non avere un documento in regola.
«Era un inferno là dentro, e solo chi si trovava a viverlo di persona lo può capire». Così un’infermiera in servizio per circa un anno e sette mesi nel CPR potentino ha descritto agli investigatori la situazione che si viveva nella struttura, testimonianza contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Potenza Antonello Amodeo. «Di episodi sgradevoli – ha aggiunto l’infermiera – ce ne sono stati tantissimi, tanti, tanti». Pietro Simonetti, del Centro studi e ricerche economiche e socili (Cseres) ha dichiarato in una nota: «Esiste un modo concreto e attuale per tutelare i diritti umani e non solo dopo l’inchiesta giudiziaria in corso e le documentate informazioni di TV e giornali, sulla pessima gestione del CPR di Palazzo: la chiusura urgente della Struttura». E aggiunge: «la violazione dei diritti umani deve cessare, l’uso carcerario del sito dovrebbe essere fermato».
«I CPR – denuncia anche il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito – sono frutto di una politica migratoria che guarda esclusivamente a operazioni di controllo e contenimento e non alla gestione del fenomeno migratorio, ai diritti e alla necessità di guardare alle persone che arrivano come nuovi europei e pezzi già esistenti della nostra società». E ribadisce: «I Centri di permanenza per i rimpatri vanno chiusi».
[di Monica Cillerai]