domenica 22 Dicembre 2024

Il futuro del Bitcoin dopo l’approvazione dell’autorità di borsa USA: intervista a Rick Falkvinge

Il 10 gennaio scorso è stata una giornata storica per il Bitcoin, la Securities exchange commission (SEC), ovvero l’organo di vigilanza statunitense sulla Borsa, ha stabilito che si potranno iniziare a scambiare titoli legati alla criptovaluta sul mercato finanziario ufficiale. Significa che quella che per lungo tempo i governi hanno bollato come una valuta pirata e inaffidabile entra ora nel gotha del mercato scambi, ricevendo di fatto il bollino di strumento adatto a rispettare le stringenti regole di bilancio e tutela verso gli investitori. Quali saranno le ripercussioni finanziarie e quelle politiche della decisione? Cosa significa per i cittadini e per gli attivisti? È corretta l’idea secondo cui le criptovalute siano uno strumento di libertà? E quella che invece li identifica come strumento che rinforza evasione e traffici illeciti? Di questo e molto altro ancora abbiamo parlato con Rick Falkvinge: una delle personalità europee più informate sul mondo di Bictoin, nonché fondatore del primo Partito Pirata al mondo, autore del classico di leadership dal basso “Come uno Sciame” (Ibex Edizioni, 2023) e un’istituzione globale quando si parla di libertà su internet, con una lunga carriera di attivismo alle spalle.

Buongiorno Rick. La SEC ha appena approvato il Bitcoin ETF. Può spiegare cosa significa questa notizia per i comuni cittadini e anche cosa significa per quella comunità di persone che vede il Bitcoin come un mezzo per rompere la catena tra la gente e le banche? È davvero una buona notizia?

Penso che faccia la differenza soprattutto per le persone abituate a risparmiare in strumenti tradizionali come le azioni e le opzioni: questa decisione renderà Bitcoin disponibile in un formato che molte più persone riconoscono. Dopotutto, la curva di apprendimento per comprendere a fondo Bitcoin è piuttosto in salita, anche per noi che siamo appassionati di tecnologia incalliti. E poi c’è anche il fattore credibilità: anche se nella sua dichiarazione la SEC ha detto espressamente che Bitcoin non è un titolo, è comunque un’indicazione di accettazione da parte delle istituzioni tradizionali che arriva non troppo distante da quando in quegli ambienti si parlava di bloccare del tutto la questione, dato che non poteva essere controllata (come vietare una questione matematicamente inarrestabile è un quesito ancora irrisolto che rimandiamo al lettore).

Può descrivere brevemente, per i lettori che non sono abituati a Bitcoin, cosa distingue Bitcoin dalle altre valute classiche e perché è stato visto come uno strumento positivo per l’emancipazione dell’umanità da un numero così elevato di persone?

Le valute classiche sono legate a una banca centrale, che garantisce la fiducia nella valuta fino al momento in cui questa viene meno. Purtroppo però la Storia ci insegna che questo accade sempre, è solo questione di tempo. I risparmi sono stati confiscati in diversi Paesi, e altri ancora hanno semplicemente subito i colpi dell’iperinflazione perché la banca centrale ha cercato di stampare più denaro, magari per uscire dal debito. (Una volta che questo inizia ad accadere, non c’è mai stato lieto fine. La Storia è brutalmente onesta su questo punto). Possiamo comprendere meglio questa questione paragonandola a quelle soluzioni tecniche in cui è necessario fidarsi del fornitore di tecnologia, sia esso Microsoft, Apple o qualche altra entità che opera secondo il principio della scatola nera, blindata. In pratica dovete fidarvi di loro fino al giorno in cui diventa ovvio che non potete più farlo, ma a quel punto la vostra fiducia in questi fornitori vi ha già danneggiato, in qualche modo. Bitcoin e le altre criptovalute si liberano di entrambi questi requisiti di fiducia: si tratta di una tecnologia che fornisce finanziamenti, che non necessita di permessi ed è anche open-source. Chiunque può contribuire e partecipare e, cosa forse più importante, le regole non possono essere cambiate arbitrariamente per favorire una particolare decisione politica.

Oggi un numero sempre maggiore di grandi operatori canonici stanno saltando (o tentando di saltare) sul treno Bitcoin. Lei ha seguito il fenomeno fin dai suoi albori: perché la resistenza all’inizio era così alta, mentre ora è abbastanza chiaro che sempre più operatori istituzionali vogliano accaparrarsi un posto in prima fila?

Bitcoin e le criptovalute sono fenomeni abbastanza complessi. Sono un cocktail triplo fatto di tecnologia, finanza e incentivi commerciali, tutti miscelati in un’unica soluzione. Se il principio di base è che non si dovrebbe investire in qualcosa che non si capisce, capisco perché ci sia voluto molto tempo prima che alcune grandi navi cambiassero la propria rotta. D’altra parte però, se invece lo si usa solo come moneta per le proprie esigenze personali quotidiane, non è poi più complicato di un’applicazione come PayPal. I portafogli digitali ormai sono facilissimi da usare, molto più di una tipica app bancaria.

Passiamo a questioni più politiche. Quando il governo Trudeau ha congelato i conti bancari dei camionisti in Canada per bloccare in qualche modo la loro protesta, i manifestanti hanno risposto utilizzando Bitcoin. Inoltre, c’è una grande parte della comunità di supporter dell’Internet della prima ora che vede una certa continuità e una certa connessione tra il sogno di una società libera e democratica (che era radicato nel primo Internet) e ciò che Bitcoin potrebbe portare al mondo. Ritiene questa visione corretta? Il mondo è migliore con uno strumento come il Bitcoin?

Quello appena menzionato è un classico esempio di come Bitcoin possa diventare più conveniente da usare rispetto alle normali valute delle banche centrali: il conto bancario viene in qualche modo reso indisponibile, in una modalità che con Bitcoin non può essere attuata. Sono d’accordo sul fatto che gli ideali della vecchia scuola di Internet siano in linea con questo comportamento. Tuttavia, non è democratico: per definizione, una democrazia significa che il 51% delle persone può stabilire le regole che vuole anche per l’altro 49%. Gli ideali di Internet sono più orientati a far sì che il 100% della popolazione non debba chiedere il permesso di fare qualcosa che non causa danni a nessun altro, indipendentemente dal fatto che il 51% voglia o meno il controllo su quella determinata azione. Il Bitcoin è decisamente più allineato a questo ideale.

Dall’altro lato però, altri sostengono che la natura anonima di Bitcoin favorisca l’evasione fiscale, i mercati neri e le attività criminali in generale. Come sostenitore di Bitcoin, qual è il suo punto di vista su queste affermazioni?

A volte ricevo questa domanda alle conferenze, di solito formulata come una vera e propria accusa: “Bitcoin è la moneta dei criminali”, e quasi sempre da un difensore incallito della rete bancaria tradizionale o di una banca centrale. Di solito rispondo qualcosa di simile a “sì, è vero che Bitcoin è usato per attività illegali. È usato per il commercio di droga, per il traffico di armi e per altre attività criminali. Siamo fortunati che il dollaro statunitense non sia mai stato usato per qualcosa di simile”. Questo di solito fa scoppiare il pubblico a ridere, lasciando il rappresentante della banca nella posizione di essere l’unica persona nella stanza a non capire il punto.

Tuttavia, Bitcoin può anche essere uno strumento di libertà. L’uso del contante è sempre più limitato e generalizzato, tanto che alcuni Paesi hanno iniziato a vietare le transazioni in contanti oltre una certa soglia. Pensate un po’, rendere illegale l’uso del proprio denaro per acquistare beni e servizi legali! Questo si ricollega direttamente ad alcuni degli aspetti di cui abbiamo parlato in precedenza. La possibilità (di Bitcoin, n.d.r.) di effettuare transazioni per milioni di euro a proprio piacimento, senza che il governo abbia alcuna voce in capitolo, ci riconsegna una funzionalità che il denaro contante aveva un tempo, ma che tragicamente oggi non ha più.

Va comunque poi ricordato che Bitcoin è facilmente rintracciabile. Non può essere controllato o regolato, ma può essere comunque tracciato. Se si vuole essere veramente anonimi, ci sono altre criptovalute che si concentrano maggiormente su questo aspetto – ad esempio mi vengono in mente ZCash e Monero.

Avere una valuta non legata alle banche centrali è un elemento fondamentale per la lotta per la libertà?

C’è sempre almeno una valuta che non è legata in qualche modo a una banca centrale; quale sia questa valuta è solo una questione di convenienza. Quando le banche centrali falliscono, un altro mezzo di scambio spunta fuori quasi subito. Nei primi giorni si tende a ricorrere al baratto, ma poi la nuova economia emergente si normalizza su qualcosa che di solito è sempre abbastanza stabile. Il vantaggio delle criptovalute è che possono essere scambiate a distanza senza ricorrere alle reti di compensazione controllate dalla banca centrale, utilizzando la semplice matematica crittografica. Il collo di bottiglia in cui può avvenire la regolamentazione viene aggirato proprio per questo motivo. È un po’ come quando viene normalmente detto su Internet e le sue comunità, viste come un organismo vivente: “La rete interpreta la censura [comprese anche le regolamentazioni] come un vero e proprio danno alla rete fisica stessa, e si attiva per aggirarla”.

Il meccanismo delle porte girevoli è la tattica che il settore privato utilizza per cannibalizzare il settore pubblico. I legislatori che approvano leggi, politiche e regolamenti che sostengono i profitti delle aziende, a discapito dei diritti dei cittadini e del bene pubblico, di solito vengono assunti – dopo il loro mandato – dalle aziende che hanno tratto profitto dalle nuove leggi varate proprio da questi attori politici. Vede una soluzione a questo problema? Sembra essere uno dei problemi principali nelle nostre democrazie occidentali…

È un problema che risale alla notte dei tempi. Quando è stata redatta la Costituzione degli Stati Uniti, questo problema è stato ampiamente discusso dai redattori, che hanno ammesso a loro stessi di non riuscire a trovare una soluzione giuridica a questo problema, che descrivevano come il problema delle factions (fazioni, correnti, parti. N.d.r.). Oggi lo chiamiamo cattura normativa, una cattività in cui sono i regolati a catturare i regolatori, ma la soluzione ci sfugge oggi come 250 anni fa. Probabilmente la soluzione più ovvia a questo problema sarebbe quella di non avere regolatori da poter catturare, ma questo pone altri problemi, benché non necessariamente in tutti i campi. I politici purtroppo sono molto propensi ad aggiungere regolamenti dove non ce n’è bisogno, solo per dimostrare agli elettori che hanno realizzato qualcosa, secondo la logica tipica dei politici di carriera: “Dobbiamo dimostrare di fare qualcosa, X può essere questo qualcosa qualcosa, quindi dobbiamo fare X”.

Lei ha una lunga storia di successo nella mobilitazione dal basso durante le elezioni politiche. Il 2024 sarà un anno importante per le elezioni in tutto il mondo: dove pensa che stia andando il mondo? Cosa possiamo aspettarci da queste elezioni? Vede qualche tendenza generale che sarà più evidente dopo queste elezioni?

In termini di campagne elettorali, credo che si assisterà a una radicale impennata del “principio di asimmetria delle stronzate”, ovvero quel principio secondo il quale, per confutare una dichiarazione serve uno sforzo dieci volte più imponente rispetto a quello necessario per sostenerla. È un principio sbilancia notevolmente i rapporti di forza verso coloro che vogliono semplicemente diffondere disinformazione. Prima dell’anno scorso, questo richiedeva grandi spazi di lavoro con molte persone che producevano affermazioni prive di senso, limitando efficacemente la quantità di opinioni fabbricate (e dei falsi movimenti popolari) alla quantità di lavoro e di lavoratori che potevano essere impiegati e stipendiati in tali fabbriche. Con l’avvento dell’IA generativa, la quantità di assurdità facilmente fabbricabile è aumentata di diversi ordini di grandezza, poiché non è più limitata dal tempo umano, mentre allo stesso tempo appare più credibile e è più difficile da confutare. Prevedo che questo causerà grandi cambiamenti in due direzioni contemporaneamente: coloro che sono facilmente ingannabili, saranno fuorviati in maniera più imponente; mentre coloro che sono orientati alla sicurezza diventeranno molto più restrittivi riguardo a chi fidarsi. Purtroppo, in questo contesto, le elezioni sono un gioco di quantità, non di qualità, e il voto di chi si lascia ingannare facilmente conta quanto quello di chi ha standard di fiducia più rigidi. Fra le due, in questo momento, l’attitudine più penalizzata è la seconda.

Pensa che le tattiche di sciame che descrivi nel tuo libro Come uno Sciame (recentemente pubblicato per la prima volta in italiano da Ibex Edizioni) siano ancora rilevanti per gli attivisti politici che vogliono costruire nuovi movimenti politici dal basso e partecipare alle imminenti elezioni politiche?

La leadership è fondamentalmente una questione di psicologia, e questo è rilevante oggi quanto ai tempi de Il Principe di Machiavelli o de L’arte della Guerra di Sun Tzu, anche se hanno rispettivamente 500 e 1500 anni. Ciò che è cambiato è la tecnologia che usiamo per connetterci l’un l’altro. In questo senso, un esempio di sviluppo avvenuto dalla prima pubblicazione di Come uno Sciame in inglese è quello della tecnologia delle telecamere. Oggi non abbiamo più bisogno di una videocamera HD dedicata per riprendere i raduni come nel 2013: un telefono su un treppiede stabile o un mini drone in volo sono sufficienti per catturare filmati pronti per la trasmissione. Ma la psicologia delle persone non è cambiata in questi dieci anni, e chiunque legga quel libro può facilmente capire cosa è più conveniente usare oggi rispetto a dieci anni fa in termini di strumenti per attualizzare quei principi.

Quale crede che sarà il prossimo capitolo nella storia della sfiducia generale nei confronti dei partiti politici canonici e delle istituzioni rappresentative? Assisteremo al completo declino dei vecchi partiti e all’ascesa di nuovi partiti più affidabili o dobbiamo prepararci a tempi più duri per le nostre democrazie?

Questo dipenderà molto dall’evoluzione della situazione generale della sicurezza in Europa e altrove. La psicologia di Maslow prevede che le persone in generale cerchino la sicurezza collettiva di base prima di cercare la libertà individuale, quindi se la sicurezza si deteriora al punto che la sicurezza e il cibo delle persone non sono più certi, la maggior parte sacrificherà volentieri la libertà individuale per avere la certezza di avere cibo e riparo per un altro giorno, un’altra settimana e un altro anno.

Cosa suggerirebbe a un giovane attivista impegnato che vuole avere un impatto importante nel mondo di oggi?

La maggior parte dei giovani cresciuti con la rete sa già come connettersi a un gran numero di persone: un tempo questo era un problema, oggi non lo è più. Piuttosto, vorrei sottolineare che due concetti cruciali e importanti per raggiungere il successo sono: aiutare le persone a fare ciò per cui sono portate in un modo che contribuisca alla vostra causa, e permettere loro di lottare al vostro fianco per le loro ragioni, anche se il resto delle loro opinioni potrebbe non entusiasmarvi.

Un esempio del primo concetto può essere quello di aiutare i giornali e gli altri media tradizionali a scrivere buone storie, fornendo citazioni tempestive e pertinenti per le loro storie. Quando cercano un commento, siate semplicemente presenti e offriteglielo, senza forzarli in alcun modo. Un esempio del secondo concetto è il modo in cui i Partiti Pirata al Parlamento europeo hanno combattuto insieme a Microsoft su una questione particolare. Quella questione era la neutralità della rete, per cui Microsoft si batteva unicamente perché aveva appena acquistato Skype, e la lobby delle telecomunicazioni stava cercando di metterlo fuori legge.

La chiave per far sì che le cose accadano in politica è che le persone siano d’accordo con voi per le loro, proprie, ragioni. Le alleanze temporanee su una singola questione possono sembrare inefficienti quando preferireste che altri attori si unissero alla vostra causa con tutto il cuore, ma queste alleanze temporanee sono fondamentali per far sì che il cambiamento avvenga a livelli più alti. Ne parlo in modo più approfondito nel libro Come uno Sciame, che hai citato prima.

[di Giò Fumagalli]

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7 Commenti

  1. Dite a Matteo Gracis che mi fa molto piacere che finalmente ha studiato Bitcoin. Questo articolo dimostra che il giornalismo in Italia può trattare l’argomento con professionalità. Continuate così. Bitcoin non si finisce mai di studiare, perché ci sono sempre nuove sbalorditive sue proprietà e utilità da scoprire. E mi raccomando: Bitcoin. Non “cripto”.

    • Sei fuori tema. Qui si parla di Bitcoin, non di “criptovalute”. E non mi rispondere che Bitcoin è una criptovaluta, perché in realtà Bitcoin è l’unica criptovaluta. Tutte le imitazioni di Bitcoin, mancano e mancheranno sempre di raggiungere la sua caratteristica più fondamentale: il consenso distribuito. Senza quello, non esiste alcun valore nel servizio offerto, dato che può essere in qualunque momento annullato da poche persone riche e potenti. Con Bitcoin questo non è possibile e non lo sarà mai. Ed è per questo che il valore di Bitcoin è in realtà infinito diviso 21milioni. Se tu ancora non hai mai visto scritto questo fatto, cercalo e studialo. Mi ringrazierai.

  2. C’è un solo problema in tutto questo che non viene mai spiegato sufficientemente bene: il bitcoin (o qualsiasi altra criptovaluta) per essere uno strumento davvero libero, deve essere utilizzato attraverso un wallet PRIVATO. Se (come succede nel 99% dei casi) si effettuano transazioni tramite gli exchange, allora il bitcoin è vulnerabile come qualsiasi altra valuta, dato che che i governi e i tribunali possono ordinare all’exchange di bloccare i conti dei loro correntisti. Al contrario, utilizzando un wallet privatamente, l’unico modo che hanno per bloccare le transazioni è bloccare internet. Tuttavia, utilizzare wallet privati non ü banale e richiederebbe studio e approfondimento da parte di ogni cittadino, quindi non avverrà mai.

    • Sta già avvenendo da anni. Non sei abbastanza informato. Oltretutto è anche molto più semplice oggi usare uno dei tanti ottimi wallet, quindi la tua obiezione non ha alcun senso nel mondo reale. L’idea che hai in testa non esiste nella realtà. Per di più, gli exchange vengono usati per comprare Bitcoin ed inviarlo nella propria chiave privata. Dopodiché l’exchange non è più necessario fino al giorno che uno vuole fare il prossimo acquisto. Nel frattempo può usare il Bitcoin comprato tutte le volte che vuole senza alcun bisogno di interagire con alcun exchange. Altro discorso è l’attività di trading fatto sulle piattaforme degli exchange. In tal caso si usano proprio per fare profitto ed è ovviamente necessario avere i satoshi depositati li dentro per tutto il tempo. Ma fare trading con Bitcoin è sempre stato dannoso. Si consiglia sempre a tutti di comprare e ritirare subito.

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