L’Iran, questa notte, ha condotto attacchi di rappresaglia nei confronti di Israele, Stati Uniti e dell’ISIS, colpendo obiettivi legati a questi soggetti in Iraq e Siria, in risposta all’attentato che ha ucciso più di 100 persone durante la cerimonia dell’anniversario della morte del generale Qasem Soleimani. L’azione è stata condotta contro una base del Mossad israeliano e un consolato statunitense in costruzione nella città di Erbil, in Iraq, e contro roccaforti di Daesh, altrimenti noto come ISIS, e altre organizzazioni islamiche anti-iraniane a Idlib, in Siria. Gli Stati Uniti condannano l’attacco iraniano. Nel frattempo, l’Iran si appresta a condurre esercitazioni navali congiunte con il Pakistan nel Golfo Persico.
Il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC) ha affermato che, nella notte appena trascorsa, missili balistici a combustibile solido della Repubblica islamica hanno colpito il quartier generale del Mossad a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Secondo gli iraniani questa base sarebbe un centro per lo sviluppo di operazioni di spionaggio e la pianificazione di operazioni terroristiche nella regione. Sempre a Erbil, i missili iraniani hanno colpito il nuovo consolato statunitense che era in costruzione. In tutto, almeno otto esplosioni sono state udite nella città. Secondo il consiglio di sicurezza regionale del Kurdistan iracheno, nell’attacco sono state uccise quattro persone e una quindicina sono i feriti. Uno dei morti nell’attacco iraniano è il multimilionario uomo d’affari di origine curda Peshraw Dizayee, colpito nella propria casa da uno dei missili. Dizayee, vicino al clan Barzani al potere, possedeva aziende che guidavano importanti progetti immobiliari nel Kurdistan iracheno. Infatti, Dizayee era proprietario di Falcon Group, società attiva nel settore petrolifero, in quello delle costruzioni e in quello della sicurezza, fondata immediatamente dopo l’occupazione statunitense dell’Iraq, nel 2003. Dizayee era considerato molto vicino al Mossad israeliano.
Contemporaneamente, l’Iran ha anche lanciato un attacco missilistico contro i membri dell’ISIS a Idlib, in Siria. Gli obiettivi dell’attacco contro Daesh sono stati diversi: un quartier generale, magazzini di armi e attrezzature, un campo di addestramento e un centro medico. Inoltre sono state colpite strutture di Hayat Tahrir al-Sham, organizzazione islamica sunnita presente in Siria, così come alcune strutture del Partito islamico del Turkestan, entrambe organizzazioni ostili all’Iran. L’attacco missilistico su obiettivi in Siria rappresenta una prima volta per l’Iran, fungendo anche da monito per gli avversari della regione: i missili hanno percorso distanze che hanno superato i 1.200 chilometri.
Gli Stati Uniti hanno condannato fermamente gli attacchi iraniani esprimendo preoccupazione per il loro impatto sulla stabilità dell’Iraq. Il Dipartimento di Stato ha sottolineato che gli Stati Uniti sostengono il governo iracheno e il governo regionale del Kurdistan iracheno nei loro sforzi per soddisfare le aspirazioni della popolazione. Vale la pena ricordare che il 10 gennaio scorso, alcuni giorni dopo l’attentato terroristico che ha colpito l’Iran, il Primo Ministro iracheno, Mohammed Shia al-Sudani, aveva dichiarato di volere il ritiro delle truppe USA dal proprio territorio, sostenendo che la loro presenza contribuisce a destabilizzare gli equilibri del Medio Oriente. La sua preoccupazione era proprio quella che l’Iraq sarebbe finito sotto attacco nella guerra in corso tra Stati Uniti, Israele, Gran Bretagna ed altri alleati contro l’asse delle forze della resistenza islamica sostenute dall’Iran.
Per finire, anche se non direttamente collegata alla notizia appena fornita, c’è da evidenziare l’esercitazione navale congiunta tra Iran e Pakistan che nei prossimi giorni si svolgerà nello Stretto di Hormuz, nel Golfo Persico. Una flottiglia navale pakistana ha attraccato nella città portuale di Bandar Abbas, nel sud dell’Iran, in vista dell’imminente esercitazione militare congiunta con le forze iraniane. Le due marine si eserciteranno in missioni difensive e di pattugliamento.
Questo sta a sottolineare la postura dell’Iran che, sebbene dia l’impressione di voler essere trascinata in un conflitto aperto con Stati Uniti e Israele, intende rispondere con freddezza e precisione alle provocazioni e agli attacchi, continuando al contempo a coltivare rapporti trasversali nel tentativo di ostacolare la volontà israelo-statunitense di isolare il Paese colpendone gli alleati, come avviene in Libano e Yemen. Proprio nell’intenzione di non lasciarsi isolare va inquadrata la cooperazione di Teheran con il Pakistan, Paese molto legato all’Arabia Saudita. Oramai diverse zone del Medioriente sono entrate nello scenario bellico, altre non ne erano di fatto mai uscite. Il conflitto dunque, sebbene a bassa intensità e a geometria variabile, è da tempo di carattere regionale ed ora – sulla scia dell’attacco israeliano a Gaza – si sta allargando a nuovi attori.
[di Michele Manfrin]
Ottimo articolo scritto bene complimenti
In antico si sapeva che nelle guerre più convulse quando persino gli Dei erano divisi tra le varie parti in conflitto alla fine vince Venere, a cui sono particolarmente legato e Venere ora per quanto capisco, è contro gli USA e L’Europa.
Svegliamoci dal sonnambulismo che non voglio che muoriamo tutti come accadrà se gli USA, Ukraina e Israele insistono a voler vincere un conflitto che sono destinati a perdere.