Possiamo dire che Israele, a livello formale, si struttura come una democrazia completa, con libere elezioni, uno stato di diritto e una separazione dei poteri. Tuttavia, per essere considerato veramente democratico, uno Stato deve dimostrare di esserlo anche nella sostanza, perseguendo i principi di uguaglianza, libertà, giustizia, partecipazione e pluralismo e garantendo a tutti, indistintamente dalla propria etnia e religione, determinati diritti fondamentali. Come vedremo più approfonditamente in seguito però, Israele non tutela tutti i cittadini allo stesso modo: gli arabi e i musulmani, ...
Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci (al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.
Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.
L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.
Spero che il Karma faccia quello che bisogna sia fatto con questo popolo nazista.
Siete insostituibili… Fantastici! Felice di avervi incontrati. Fate più spesso approfondimenti come quello su democrazia in Israele. Andrebbe fatto su tutti i Paesi.. Partendo dall Occidente e Compreso il nostro. Grazie
Bellissimo articolo per come si mettono in risalto le contraddizioni tra democrazia liberale e teocrazia e etnocrazia. Interessanti anche le citazioni belliciste e violente di leader sionisti come Ben Gurion. Peccato che di questo non si parli mai, considerato che sono dichiarazioni (e comportamenti) degli anni ‘’40 e non solo di oggi, dopo l’attacco di Hamas. Risalire la china di un’informazione che sia realmente tale è un percorso lungo e faticoso, per questo credo utile poter diffondere il più possibile, anche da parte di noi lettori, queste informazioni.
E’ impossibile pretendere che un oppresso possa convivere col suo oppressore: cio’ e’ la base di ogni guerra di liberazione. In questo caso e’ come pretendere che l’ “ebreo odierno” (cioe’ il Palestinese) possa convivere col “nazista odierno” (cioe’ l’Ebreo). Netanhyau e’ quindi un coerente “ebreo nazista”…e coi nazisti non si dialoga, ma li si combatte fino all’annientamento perche’ e ‘ l’unico linguaggio che capiscono.
Ottimo articolo che mette in luce le contraddizioni tra Stato Ebraico e democratico.
Però questa idolazione della demoniocrazia non mi è mai piaciuta, è solo un bollino dato dagli USA agli Stati assoggettati.
Dovendo scegliere meglio uno Stato Ebraico solamente, purché si prenda la responsabilità di essere un faro anche per i Palestinesi, certo questo richiede prima Netanyahu in galera e i successori al potere.
Non a caso credo Israele geograficamente è sotto il tacco dell’Italia, basta metterci un po’ di peso, ricordando che non si aiutano i Palestinesi attaccando Israele, ma la pace si ottiene esaltando i meriti di ambedue.
L’unico commento che mi sento di fare e che riguarda esclusivamente gli israeliani è “hanno imparato bene dai nazisti”. Mi vergogno profondamente di essere europeo in questo momento e di vedere come, grazie alla narrazione dominante, molti sono schierati a favore di chi del genocidio fa religione e contro chi tenta di difendere popoli dallo stesso. Una europa (la minuscola è voluta) cosi prona ai desiderata staunitensi non si era mai vista e una classe dirigente europea di cosi scarso valore e orgoglio neppure.