Martedì 16 gennaio la Commissione Affari Esteri del Senato si è riunita per discutere della Legge 185/90, relativa a produzione ed esportazione di armi, e ha approvato tre diversi emendamenti che renderebbero particolarmente opaco il commercio di armi in Italia. A lanciare l’allarme è stata Rete Italiana Pace e Disarmo, che in una nota condivisa il 18 gennaio sostiene che le modifiche varate “inficiano gravemente la trasparenza della Relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni dall’Italia di materiali militari”. Con i nuovi aggiustamenti alla legge, presentati su un testo che secondo la stessa Rete Italiana Pace e Disarmo presentava già non pochi problemi, le informazioni relative alle esportazioni di componenti e materiali di natura militare, a oggi oggetto della relativa Relazione annuale, verrebbero rese inaccessibili alla società civile e allo stesso Parlamento, permettendo agli istituti di credito di portare avanti le proprie attività sul commercio di armi senza che nessuno lo sappia. Se passasse anche i prossimi esami, la modifica, su cui sono stati sollevati dubbi anche in merito alla metodologia di presentazione della proposta, faciliterebbe così il commercio di armi in Italia, promuovendo “un’applicazione meno rigorosa dei principi e dei criteri della Legge”.
Il testo della proposta fa parte dell’atto del Senato n.855, volto a riconsiderare alcuni elementi della Legge in materia di produzione e commercio di armi. Il primo degli emendamenti approvati è relativo all’articolo 10-quinques, sulle “Autorizzazioni individuali di trasferimento”, e dimezza i termini di trasferimento di “determinati materiali di armamento a uno specifico destinatario” nel caso in cui la domanda di autorizzazione fosse relativa al commercio “intracomunitario da effettuare nel quadro di programmi di ricerca e sviluppo finanziati dall’Unione europea”. Il secondo emendamento approvato limita i contenuti della Relazione annuale, rendendo meno definite le indicazioni analitiche (e monetarie) relative ai prodotti oggetto di commercio, ed elimina l’obbligo di presentare “l’elenco dei programmi sottoposti a licenza globale di progetto con l’indicazione dei Paesi e delle imprese italiane partecipanti”, mentre con il terzo viene abrogato il quarto comma dell’articolo 27, cancellando di fatto i nomi di banche e istituti di credito dalla Relazione.
Nella nota condivisa da Rete Italiana Pace e Disarmo viene lanciato un allarme proprio riguardo all’emendamento che mira a eliminare le informazioni concernenti le banche che operano nel settore degli armamenti, poiché questo impedirebbe ai correntisti di individuare gli istituti di credito che traggono profitto dall’esportazione di armi, facendo venir meno la già opaca trasparenza del mercato bellico. Oltre a questo, rileva la stessa associazione, risulterebbe preoccupante anche il percorso di semplificazione e facilitazione del commercio delle armi che pare stare venendo promosso dall’esecutivo, che viaggerebbe “in direzione contraria ai principi delle norme nazionali ed internazionali”. A far storcere il naso a Rete Italiana Pace e Disarmo, poi, è anche la metodologia attraverso cui sono state presentate le proposte al Senato: la Commissione, stando alla nota dell’associazione, pare infatti abbia presentato le modifiche davanti ai Senatori solo al momento della seduta, negando loro la possibilità di analizzare in maniera appropriata le richieste e di intavolare un’autentica discussione.
Secondo Rete Italiana Pace e Disarmo, il percorso di facilitazione del commercio delle armi e l’arbitrario rifiuto di discutere adeguatamente della questione sarebbero comprovati dalla bocciatura degli emendamenti proposti dalle minoranze, molti dei quali riprendevano alcune delle iniziative della stessa organizzazione. Questi pare fossero orientati in “direzione di un miglioramento di controlli, meccanismi decisionali e trasparenza sull’export di armi”, come per esempio uno di quelli presentati dalla Presidente della Commissione Craxi. La legge non è ancora passata, ma è ancora in corso d’esame. Dalla pagina del Senato non paiono essere ancora fissate le prossime date di discussione. In ogni caso il solo primo passaggio di simili emendamenti conferma la tendenza italiana a puntare sul commercio delle armi, entrando qualche volta in giri di affari eticamente controversi, aggirando la legge, e facendo apparire alcuni degli articoli fondanti della Costituzione semplici parole al vento.
[di Dario Lucisano]