domenica 22 Dicembre 2024

L’Europa va in guerra contro lo Yemen: primo sì dai ministri UE con l’Italia capofila

Il Consiglio affari esteri dell’UE ha concordato ieri in linea di principio una missione europea nel Mar Rosso a difesa delle navi mercantili europee oggetto degli attacchi degli Houthi yemeniti, che dal 14 novembre scorso stanno prendendo di mira tutte le navi israeliane e legate a Israele in solidarietà con la Palestina e in risposta al massacro della popolazione palestinese da parte delle forze armate israeliane. L’Italia, insieme a Francia e Germania, è tra i principali promotori della nuova missione navale che si chiamerà Aspides: i tre Stati, in un documento che hanno presentato al Consiglio Affari Esteri, scrivono che “Data la gravità della situazione attuale e i nostri interessi geostrategici, è importante che l’Ue dimostri la sua volontà e le sue capacità di agire come attore di sicurezza globale, anche nel settore marittimo. La missione sarà in linea con la Convenzione Onu sui diritti del mare e sarà difensiva”. Da parte sua, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha detto che si tratta di “un passo considerevole verso una vera difesa europea” specificando che “è un intervento militare a difesa delle navi mercantili italiane, c’è un crollo nel traffico mercantile, noi siamo un Paese esportatore e abbiamo il dovere di difendere le nostre navi”. La missione dovrebbe essere approvata in via definitiva nella riunione dei ministri degli Esteri del 19 febbraio: “Abbiamo concordato in linea di principio l’avvio della missione Ue nel Mar Rosso, ora dobbiamo lavorare per l’unanimità sul quando”, ha detto l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. Anche i dettagli sul contributo militare dei singoli Paesi devono ancora essere definiti: secondo indiscrezioni, una nave della Marina Militare italiana potrebbe partecipare alla missione Ue.

Le conseguenze economiche delle azioni delle forze armate yemenite nel Mar Rosso, e in particolare nello strategico stretto di Bab al-Mandab che funge da porta d’accesso al canale di Suez, sono già tangibili e mettono a rischio la stabilità economica dei Paesi europei e, più in generale, di quelli occidentali: secondo Unimpresa, le azioni delle forze armate yemenite hanno fatto crollare del 90% il traffico marittimo, mentre ieri Coldiretti ha fatto sapere che sono a rischio 5,5 miliardi di export agroalimentare italiano verso l’Asia. Anche il settore chimico tedesco, il più grande d’Europa, sta iniziando a risentire del ritardo delle spedizioni attraverso il Mar Rosso: si tratta del terzo settore più grande del Paese dopo l’auto e l’ingegneria con un fatturato annuo di circa 260 miliardi di euro (282 miliardi di dollari) che fa affidamento sull’Asia per circa un terzo delle sue importazioni dall’esterno dell’Europa. Il tutto avviene in un momento in cui l’industria e l’economia tedesca sono già provate a causa dell’interruzione delle forniture di gas russo che ha contribuito alla recessione economica di Berlino. Per questo motivo Germania, Italia e Francia sono state le prime nazioni a promuovere la missione che, secondo le prime informazioni, potrebbe comprendere la sorveglianza di un ampio tratto di mare che va dal Mar Rosso, passa per il golfo di Aden, e arriva allo stretto di Hormuz. Fonti europee e lo stesso Tajani hanno sottolineato che, al contrario dell’operazione Prosperity Guardian lanciata da Stati Uniti e Regno Unito contro lo Yemen, si tratterà di una missione di natura difensiva, ma – ha spiegato Tajani – «sarà una difesa armata». Pur non prendendovi direttamente parte, l’UE avrà una qualche forma di coordinamento con l’operazione angloamericana Prosperity Guardian.

Le tensioni nel Mar Rosso sono parte di un più ampio scontro che vede contrapposti Israele e diversi Paesi occidentali, da un lato, e i Paesi della “Mezzaluna sciita” e più in generale quelli del Sud del mondo, dall’altro, e che vede altresì accresciuta la distanza tra il cosiddetto Sud globale e l’Occidente a guida angloamericana. Non è un caso, dunque, che l’accesso al Mar Rosso venga garantito ad altri Paesi tra cui Russia e Cina. Le azioni ostili dei combattenti yemeniti, inoltre, non rappresentano solo una minaccia economica, ma anche un indebolimento dell’egemonia strategica statunitense nell’Asia occidentale. Il dirottamento delle navi legate a Israele e ai suoi alleati, infatti, mina un elemento chiave della Strategia di Sicurezza Nazionale 2022 della Casa Bianca, secondo cui gli USA non permetteranno a nessuna nazione “di mettere a repentaglio la libertà di navigazione attraverso le vie navigabili del Medio Oriente, compresi lo Stretto di Hormuz e il Mar Rosso”. Il governo yemenita sta dunque sfidando l’egemonia statunitense in una delle rotte marittime commerciali più importanti al mondo, considerato che gli USA sono i più stretti alleati di Israele. In questo contesto, l’Italia e gli Stati europei, considerata la mancanza di una posizione geopolitica indipendente, si sono posti saldamente al fianco dell’asse anglo-americano con una missione sulla carta “difensiva” che, con ogni probabilità, non farà altro che inasprire le tensioni e gli scontri nella regione danneggiando ulteriormente il commercio globale con serie ripercussioni sulla già fragile economia europea.

[di Giorgia Audiello]

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1 commento

  1. Fin quando lo Statuto della NATO prevede che il Generale in Capo sia sempre degli USA, tutti quanti noi non deficienti, ci imboscheremo in infiniti modi diversi, lasciando operare gli stupidi fascisti di ogni paese in prima fila: Garanzia di sconfitta.
    Continuate pure coi cretini in prima fila e tutti noi Cavalieri Teutonici di Gerusalemme, Crociati, Generali Romani…imboscati, fin quando se ci vorrete, farete uno Statuto paritario e a Capo della NATO andrà il migliore e cominceremo a tornare il Faro del Mondo, invece che la fogna.

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