Il TAR del Lazio ha respinto il ricorso avanzato dal Comune di Piombino contro la decisione di installare un rigassificatore nel porto della città. A rendere nota la pronuncia, arrivata negli scorsi giorni, è stato lo stesso Comune toscano, che i giudici hanno peraltro condannato a pagare 90mila euro di spese processuali. La nave Golar Tundra era giunta a Piombino alla fine dello scorso marzo. Da quel momento, i cittadini avevano organizzato numerose manifestazioni e cortei contro l’installazione del rigassificatore, rispetto a cui però governo e Regione sono rimasti sordi. «È una sentenza punitiva nei confronti di un Comune che ha avuto la sola colpa di difendere la propria città – ha dichiarato a margine della pronuncia il sindaco Francesco Ferrari -. La condanna al pagamento delle spese legali, inoltre, è assolutamente ingiustificata: il ricorso è stato considerato ammissibile in ogni sua parte e una sentenza simile non ha precedenti». La Golar Tundra rimarrà a Piombino fino al 2025, per essere poi presumibilmente spostata a Vado Ligure.
Il rigassificatore di Piombino era stato fortemente voluto dall’ex capo di governo Mario Draghi, che lo aveva definito un’opera necessaria per far fronte all’«emergenza nazionale» che avrebbe coinvolto l’approvvigionamento energetico a seguito dello scoppiare del conflitto russo-ucraino. L’impianto, che dovrebbe aumentare la capacità di rigassificazione dell’Italia del 6,5%, è infatti destinato a ridurre la dipendenza energetica italiana dalla Russia. Sin da subito la popolazione di Piombino si era mobilitata esprimendo la propria contrarietà al collocamento della Golar Tundra nel piccolo porto cittadino, dando vita a innumerevoli manifestazioni di piazza e proteste in varia forma. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, nominato dal governo Draghi commissario straordinario per l’opera, ha provato a comprare il dissenso dei gruppi contrari promettendo varie forme di compensazione, alle quali i cittadini si sono tuttavia detti non interessati. Nel novembre 2022 il Comune, guidato da Francesco Ferrari (FdI), aveva dato battaglia anche sul piano legale, depositando un ricorso al TAR del Lazio contro la procedura autorizzativa della nave, che il tribunale ha infine deciso di respingere, imponendo il pagamento, oltre che delle spese legali, anche di quelle «a carico di USB, WWF e Greenpeace che avevano spontaneamente affiancato il nostro ricorso», riferisce Ferrari.
«Abbiamo perseguito ciò che credevamo giusto, combattuto una battaglia doverosa da affrontare, raggiungendo, a prescindere da questa sentenza, risultati importanti in termini di garanzie sulla sicurezza e sull’impatto ambientale», conclude il sindaco. Risultati che, tuttavia, oggi hanno un retrogusto decisamente amaro.
[di Valeria Casolaro]
Lo fanno per il vostro bene,dovete pagare tutti voi cittadini
Invece di protestare su base ideologica, sarebbe opportuno informarsi su cosa sia e a cosa serva un rigassificatore.