Il governo frena i cortei di solidarietà al popolo palestinese. E lo fa con la scusa della loro concomitanza con il Giorno della Memoria, in cui, ogni 27 gennaio, si celebra il ricordo del dramma della Shoah. In seguito alle proteste delle comunità ebraiche per la simultaneità delle manifestazioni, il Dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno ha infatti inviato ai questori una circolare in cui si “invita” a considerare di spostare ad altra data i cortei pro-Palestina previsti per questo sabato in varie città della Penisola, poiché tali iniziative “potrebbero assumere connotazioni lesive, sotto l’aspetto formale organizzativo e contenutistico, del valore nazionale che la Repubblica Italiana” ha attribuito “allo spirito commemorativo in favore delle vittime delle leggi razziali, nonché di condanna alla persecuzione del popolo ebraico”. Mentre i rappresentanti della comunità ebraica plaudono al governo, le organizzazioni filo-palestinesi fanno sentire la loro voce: a Roma il Collettivo Cambiare Rotta ha reso noto che scenderà in piazza comunque, così come farà il network di associazioni antimilitariste cagliaritano A Foras, sfidando gli ordini del governo.
Nella circolare diramata dall’esecutivo, si invitano i questori “a valutare, con riguardo alle iniziative organizzate a sostegno della causa palestinese, l’adozione, ai sensi dell’art. 18 de T.U.L.P.S., di prescrizioni di tempo che ne prevedano il rinvio alla giornata successiva o ad altra data, così garantendo la libertà di manifestazione che, ne caso di specie, va contemperata con il valore attribuito alla ‘Giornata della Memoria’”. I questori sono chiamati a predisporre “idonee misure di prevenzione e sicurezza, in considerazione della perdurante minaccia terroristica, prevedendo l’attuazione di dispositivi di ordine pubblico adeguati fronteggiare eventuali azioni promosse in violazione dei provvedimenti adottati nonché il potenziamento delle misure di vigilanza agli obiettivi e siti di qualsiasi natura ritenuti potenzialmente esposti a rischio”, rivolgendo “scrupolosa attenzione” in particolare “ai luoghi che ospiteranno le iniziative indette per la ricorrenza, che andranno sottoposti a preventive ispezioni e bonifiche e, quindi, a dedicate ed anticipate misure di vigilanza al fine di prevenire possibili atti illeciti”. “Una mirata attività informativa – si legge ancora nella circolare – dovrà essere indirizzata per cogliere eventuali segnali di contestazioni o di possibili turbative, per consentire la tempestiva adozione di idonee misure di prevenzione e contrasto”.
«Siamo contenti che siano state riconosciute le nostre ragioni – ha commentato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, appresa la notizia del rinvio delle manifestazioni dei collettivi palestinesi -, ringraziamo le istituzioni, a cominciare dal ministro Piantedosi e tutte le articolazioni del ministero dell’Interno, per la sensibilità che hanno dimostrato”. Nel corso di una conferenza andata in scena ieri all’Università Roma Tre, organizzata in vista del Giorno della Memoria, Fadlum aveva detto: «Noi ebrei non abbiamo paura, non più dai tempi dei rastrellamenti, non ci nasconderemo più e non staremo in silenzio. L’esercizio della memoria deve permetterci di smascherare il mondo capovolto di oggi», che consisterebbe a suo dire nel «rimuovere la conoscenza dell’opinione pubblica sul 7 ottobre e il risorgere in tutto il mondo dell’antisemitismo che era latente e pretendere che Israele non debba difendersi». “L’accusa, goffa e ipocrita, di antisemitismo a chiunque si opponga al genocidio ed allo stato di apartheid che Israele pratica verso il popolo palestinese è una vergogna per chi la muove – ha commentato in una nota il Collettivo Cambiare Rotta, attaccando le parole di Fadlun -. Una narrazione che vediamo essere ripresa e fomentata dal governo del nostro Paese nonché dalla gran parte della classe politica occidentale, che da decenni finanzia Israele e l’apartheid del popolo palestinese e che ora si appresta a fomentare ulteriormente i venti di guerra e di distruzione”. Per questo motivo, l’organizzazione ha deciso di rilanciare il corteo di sabato 27, che avrà comunque luogo alle 15.30 in Piazza Vittorio, perché “il nuovo genocidio è in Palestina”.
Altra autorevole voce critica rispetto alle contraddizioni nelle parole utilizzate in questo frangente dai rappresentanti della comunità ebraica è quella dell’ex deputato Alessandro Di Battista, la cui associazione “Schierarsi”, operativa da poco più di un anno, domenica 28 gennaio inizierà una raccolta firme per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Parlando con la stampa a margine di un evento organizzato alla Sala Stampa della Camera dei Deputati dall’On. Stefania Ascari (M5S), in cui sono stati presentati i libri delle scrittrici palestinesi Alae Al Said e Hanin Soufran, Di Battista ha commentato: «Vi è un uso strumentale dell’antisemitismo: le manifestazioni sono organizzate per chiedere la cessazione di un massacro. E dato che il massacro avviene in questo momento, ogni momento è buono per manifestare e chiedere lo stop a un massacro, anche il 27 gennaio». Ha aggiunto Di Battista: «Ogni giorno vengono uccisi centinaia di palestinesi, ogni giorno muoiono bambini palestinesi, ogni giorno vengono amputati arti a bambini palestinesi senza anestesia. E tutto questo non deve finire oggi, doveva finire ieri». L’attivista ha voluto evidenziare come vi siano «gruppi di ebrei fantastici che combattono contro il guerrafondaio governo di Tel Aviv, che però vengono oscurati, perché mostrare gli ebrei contrari ai crimini in atto a Gaza distruggerebbe la narrazione antisemita di quello che viene fatto».
Una forte opposizione alla mossa del governo è stata sollevata dalle associazioni antimilitariste sarde, riunite sotto la sigla A Foras. “Perché scendere in piazza? Per difendere la libertà e celebrare il Giorno della Memoria”, ha scritto l’organizzazione in un comunicato, annunciando che il 27 gennaio parteciperà alle manifestazioni contro la strage di palestinesi a Gaza. “Abbiamo scelto questa data perché come un faro ci aiutasse a riconoscere la discriminazione, l’abuso, il fascismo e impedire un nuovo genocidio – continua l’organizzazione. Il governo, attraverso le Questure, ci vorrebbe impedire di farlo poiché la manifestazione preavvisata violerebbe ‘il valore universale che alla giornata del 27 gennaio è stato riconosciuto’. La Legge, però, istituisce il Giorno della Memoria ‘in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro paese e in Europa e affinché simili eventi non possano mai più accadere’”. Proprio “per rispetto di questa legge”, mette nero su bianco A Foras, “noi scenderemo in piazza il 27 gennaio”, al fine di “denunciare il genocidio del popolo palestinese e la violazione dei diritti umani che in questo momento Israele con la complicità dell’Occidente sta commettendo”.
[di Stefano Baudino]
Ieri mattina ho visto in tv un pezzo della cerimonia per la giornata della memoria al Quirinale e quello che ho provato è soprattutto disagio. Eredi politici del nazifascismo e delle leggi razziali come La Russa e Meloni in prima fila; membri delle comunità ebraiche che parlano di Auschwitz e dell’attacco di Hamas dimenticando l’abnorme reazione di Israele con le stragi di Gaza; reduci della Shoa come Sami Modiano quasi esibiti con frequenti inquadrature a esaltare la loro sempre maggiore fragilità; e infine la ripetizione del mantra immancabile “perché non succeda mai più”, quando tutti sappiamo che succede, sta succedendo adesso e succederà ancora. Primo Levi scriveva “la memoria è come il mare, può restituire rottami a distanza di anni”: la memoria ha fallito. O forse la mole di rottami che ci riversa ogni giorno sui piedi mentre stiamo sulla spiaggia ad osservare il mare è così intollerabile che ci rifugiamo nel dimenticare: il passato, il presente e il futuro. Entriamo in acqua e proviamo a galleggiare. Facendo finta che sia un mare pulito.
Vittime dei nazisti nei campi di sterminio sono stati anche rom, omosessuali, antifascisti, slavi considerati” popoli inferiori “, ma di essi non vi è menzione nelle commemorazioni. Le manifestazioni contro il massacro dei Palestinesi rispettano lo spirito che è alla base della giornata della memoria. Vietare dimostra, inoltre, ancora una volta, la sudditanza da un Paese straniero qual è Israele.
Considerando che proprio oggi la Corte internazionale di giustizia ha formalmente messo sotto processo lo Stato di Israele in relazione all’accusa di genocidio a danno del Popolo Palestinese, credo che il Governo e il Ministro dovrebbero fare un passo indietro e non interferire con le manifestazioni che, nel giorno della memoria, hanno l’obiettivo di fermare un genocidio.
Leggendo la legge che ha istituito questa commemorazione, dovrebbe essere chiaro a tutti che lo spirito è quello di conoscere e ricordare il passato per riconoscere in anticipo il rischio che una catastrofe simile si ripeta.
Purtroppo una nuova catastrofe è oggi sotto gli occhi di noi tutti, compresi i giudici del tribunale dell’Aia.
ll Giorno della Memoria è: ” la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro paese e in Europa e affinché simili eventi non possano mai più accadere”
Parole dette dalle associazioni antimilitariste sarde, riunite sotto la sigla A Foras. Che rispecchia del perché è giusto manifestare anche contro la folle guerra che ha intrapreso Netanyahu nei confronti della popolazione che risiede nella striscia di Gaza. Ancora più folle è impedire in Italia le manifestazioni contro uno stato che sta commettendo un genocidio.
Sta diventando sempre più pericoloso e difficile esprimere le proprie idee in questo paese. ( chi dimentica il passato è condannato a riviverlo)
Più fascisti di Mussolini 😂😜😬
Piu