L’amministrazione Biden sta lavorando ad un piano per sostenere l’Ucraina a lungo termine che però almeno per il 2024 non prevede la riconquista dei territori persi dallo scoppio del conflitto. Lo riporta il Washington Post, che cita funzionari governativi che hanno accettato di rilasciare dichiarazioni sotto anonimato. Il progetto mirerà a “ridurre l’enfasi sulla riconquista del territorio” cercando piuttosto di ridurre nuovi progressi russi, difendendo quindi ulteriormente le posizioni strategiche sul campo di battaglia e rafforzando al contempo la difesa e l’economia del paese. Non ci sarebbe nessuna controffensiva in programma quindi, in quanto secondo i funzionari «è abbastanza chiaro che sarà difficile provare a mettere in campo lo stesso tipo di spinta su tutti i fronti come tentato l’anno scorso». Recentemente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva dichiarato che «i piani per il 2024 non sono solo di difesa. Vogliamo che il nostro Paese mantenga l’iniziativa, non il nemico». Ora gli alti rappresentanti americani rivelano l’opposto.
Posizionare l’Ucraina in modo che mantenga la sua posizione sul campo di battaglia per metterla poi «su una traiettoria diversa per essere molto più forte entro la fine del 2024 e portarla su un percorso più sostenibile»: questi sarebbero i piani dell’amministrazione Biden secondo un alto funzionario governativo, che ha deciso di descrivere così al Washington Post l’attuale politica interna statunitense. Decisioni che farebbero parte di uno sforzo multilaterale di almeno tre dozzine di paesi che mirano a garantire sicurezza e sostegno economico a Kiev ed a dimostrare una “risolutezza duratura” al presidente russo Vladimir Putin. Tra questi vi sarebbe anche la Gran Bretagna, che ha già reso pubblico nelle scorse settimane l’accordo decennale firmato dal primo ministro Rishi Sunak e dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il documento degli Stati Uniti, invece, dovrebbe essere pubblicato questa primavera in quanto il Dipartimento di Stato e la Casa bianca starebbero ancora lavorando alla sua realizzazione. «Sicuramente la leadership e l’impegno degli Stati Uniti nel lungo termine, ma anche in questa fase molto importante, sono fondamentali. Il supplemento è un must per continuare non solo sul campo, ma come dimostrazione della determinazione occidentale per far capire a Putin che non vincerà», ha confermato un altro funzionario europeo.
Il documento sarebbe organizzato in quattro fasi: combattimento, costruzione, recupero e riforme. Per la prima fase sono previste munizioni d’artiglieria, sostituzione di veicoli persi durante la controffensiva e molti più droni. La fase di costruzione si concentrerebbe invece sugli impegni per la futura forza di sicurezza di Kiev su terra, mare e aria, in modo che gli ucraini «possano vedere cosa stanno ottenendo dalla comunità globale in un periodo di 10 anni e uscire dal 2024 con una tabella di marcia verso un esercito altamente deterrente». Poi bisognerebbe consentire la ripresa dei settori chiave dell’economia e delle esportazioni, tra cui l’acciaio e l’agricoltura per attirare nuovamente gli investimenti e, infine, arginare la corruzione in tutto il Paese.
I rappresentanti governativi statunitensi hanno aggiunto che il documento americano garantirà sostegno alle operazioni militari nel breve termine e creerà una futura forza ucraina in grado di scoraggiare l’aggressione russa. Un secondo alto funzionario ha sottolineato però che la strategia non significa che gli ucraini costruiranno semplicemente le proprie trincee difensive «e si siederanno dietro di loro» tutto l’anno, ma che «ci saranno ancora scambi di territorio» in piccole città e villaggi con un valore strategico minimo, «lanci di missili e droni» da entrambe le parti e «attacchi russi alle infrastrutture civili». Non sono previsti quindi i massicci duelli di artiglieria che hanno influito sulla maggior parte dei combattimenti del 2023 e la speranza dell’Occidente sarebbe che «l’Ucraina eviti di perdere più territorio di un quinto del paese ora occupato dalla Russia». Inoltre, la conferma sarebbe arrivata anche da un comandante ucraino della regione orientale di Donetsk, che non era autorizzato a parlare pubblicamente: «I soldati non sono molto interessati alla politica ucraina e alla politica estera. Ma quando ti rendi conto che non basta, come adesso con le munizioni, i mortai, le granate, scatta subito la preoccupazione. Puoi combattere, ma devi avere qualcosa con cui combattere».
[di Roberto Demaio]
Non ci sarà più alcuna Ucraina su cui fare progetti, mi stupisco dell’ingenuità
Per non dire dell’assetto oligarchico e corrotto del governo ucraino (per dirne una: “scompaiono” circa la metà dei rifornimenti bellici occidentali). Tutto sommato il piano contenuto nell’articolo mi sembra realistico, ma come è possibile non arrivare con la diplomazia politica ed economica allo stesso risultato: cioè un determinato grado di autonomia delle regioni russofone? Purtroppo finché si protrae un conflitto aumentano i profitti di produttori e mercanti di armi, e le distruzioni aumentano in proporzione con il business della ricostruzione. Come in Irak con la premiata ditta Dick Cheney attiva nella fornitura privata di armi e nella ricostruzione edilizia postbellica (e più recentemente con gli investimenti immobiliari sulla striscia di Gaza, per il suo ambito litorale)