martedì 5 Novembre 2024

L’incredibile marcia della nazionale palestinese in Coppa d’Asia

La Palestina ha conquistato per la prima volta nella sua storia l’accesso agli ottavi di finale di Coppa d’Asia, battendo per 3-0 Hong Kong. Il successo calcistico della selezione palestinese trascende i confini sportivi, rappresentando un simbolo di resistenza, vittoria, identità per un popolo sotto occupazione e costretto a fare i conti l’assedio dell’esercito israeliano, che in poco più di cento ha giorni ha ucciso a Gaza quasi 26 mila civili, di cui la metà bambini. Prima, durante e dopo le partite, i giocatori palestinesi hanno inviato messaggi di speranza e lanciato appelli per un cessate il fuoco, contribuendo a tenere accesi i riflettori sulla resistenza del proprio popolo e trovando nel calcio, lo sport più seguito al mondo, una cassa di risonanza per la sua voce e le sue istanze.

Nella diciottesima edizione della Coppa d’Asia, organizzata dal Qatar, la Palestina è finita nel gruppo C, insieme a Iran, Emirati Arabi Uniti e Hong Kong. Il 14 gennaio scorso la nazionale palestinese ha fatto il suo esordio contro l’Iran, perdendo 4-1. La partita è stata preceduta da un minuto di silenzio per le vittime del massacro di Gaza. Sugli spalti sono poi comparse decine di bandiere della Palestina, con i tifosi che hanno mostrato fieramente la Kefiah, copricapo tradizionale della cultura araba e ormai simbolo della resistenza palestinese. Dopo aver pareggiato 1-1 con gli Emirati Arabi Uniti, la squadra allenata dal tunisino Markam Daboub ha disputato il match da dentro o fuori con Hong Kong, superandola e accedendo così agli ottavi di finale tra le migliori terze classificate ai gironi.

Si tratta di un risultato storico, raggiunto dopo i tentativi falliti del 2015 e 2019, quando la selezione palestinese non è andata oltre la fase iniziale della Coppa d’Asia. Un risultato che assume ancora più valore alla luce dei messaggi di speranza che i palestinesi da Gaza, Cisgiordania e il mondo intero hanno affidato ai 26 connazionali. In alcune delle tende di fortuna allestite nella Striscia i gazawi sono riusciti a seguire l’impresa della propria squadra, riunendosi e trovando una piccola personale tregua nell’inferno in cui è piombata l’area.

I calciatori palestinesi sono volati agli ottavi sulle ali di un popolo intero, trovando in quest’ultimo la forza di scendere in campo nonostante le difficoltà nel reperire i propri cari, nel venire a conoscenza della morte di amici, familiari e di centinaia di civili ogni giorno, nell’assenza di un complesso infrastrutturale a sostegno del movimento sportivo. Tra il 2011 e il 2014 l’esercito israeliano ha iniziato a bombardare anche i campi da calcio presenti nella Striscia. L’accusa di ospitare la resistenza intendeva mascherare l’obiettivo reale degli attacchi: rendere impossibile la vita a Gaza.

Il campionato della Cisgiordania è stato sospeso dopo il 7 ottobre; la Palestina ha potuto prender parte alla diciottesima edizione della Coppa d’Asia grazie alla preparazione svolta in Algeria e in Arabia Saudita a partire dallo scorso 12 dicembre.

Mohammed Saleh mostra il braccio su cui ha scritto “110”, ovvero i giorni trascorsi dal 7 ottobre.

La spedizione palestinese in Qatar è carica di simbologia. Per festeggiare i gol nell’ultima partita, i giocatori si sono avvicinati agli spalti, hanno incrociato le braccia all’altezza dei polsi – invocando la fine del massacro – e hanno fatto il segno della “V” con le dita, simbolo di vittoria e di speranza, reso popolare da Winston Churchill durante la Seconda Guerra Mondiale e ripreso dal leader palestinese Yasser Arafat durante le interviste e le uscite pubbliche. Anche Mohammed Saleh e Mamhoud Wadi rappresentano dei simboli, dal momento che sono gli unici due gazawi che, grazie al tesseramento in club egiziani, sono riusciti a rispondere alla convocazione e ad essere presenti in Qatar per l’impresa palestinese. Al termine del match con Hong Kong, Mohammed Saleh ha mostrato il braccio al pubblico, indicando una scritta in rosa che riportava i giorni passati dal 7 ottobre: 110.

La Palestina scenderà di nuovo in campo stasera, per sfidare il Qatar con la consapevolezza di aver già realizzato un’impresa, capace di donare sorrisi e piccoli sprazzi di speranza a un popolo che, senza la sua forza intrinseca, avrebbe già abbandonato qualsiasi fiducia per il futuro e che invece continua a lottare per vedere i suoi diritti finalmente riconosciuti.

[di Salvatore Toscano]

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