Lunedì a Brescia si è tenuta una seduta del Consiglio Comunale dove è stata discussa una mozione per adottare la definizione di antisemitismo sancita nel documento dell’IHRA, l’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto, approvata con larga maggioranza dai presenti. In Italia, la definizione di antisemitismo dell’IHRA è già in parte riconosciuta dalla Strategia Nazionale di Lotta contro l’Antisemitismo, approvata dalla stessa IHRA, e promossa dal Governo Draghi ai sensi delle richieste avanzate dal Consiglio dell’Unione Europea nel 2020. Essa definisce di fatto come antisemiti numerosi atteggiamenti ascrivibili piuttosto all’antisionismo, e fornisce ai vari ministeri una serie di indicazioni per l’applicazione di strategie di sensibilizzazione sul tema, ma anche di repressione dei movimenti e delle azioni che rientrano all’interno di tale definizione. Le voci discordanti all’interno del Consiglio bresciano sono state esigue e altrettanto poco ascoltate. Quello di Brescia è l’ennesimo caso di soppressione della libertà di dissenso che dal 7 ottobre investe tutta Europa, Italia compresa, portando a freni, scontri e arresti contro coloro che sostengono la causa palestinese.
Come si legge nell’Ordine del Giorno di lunedì, il Consiglio Comunale doveva discutere una mozione presentata da 12 membri che promuoveva “l’adozione da parte del Comune di Brescia della definizione operativa di antisemitismo sancita nel documento ufficiale 26 maggio 2016 in Bucharest dall’IHRA”. La discussione doveva tenersi verso la fine della seduta, ma è stata successivamente spostata per venire trattata come secondo punto. Dei 32 presenti, 26 si sono schierati a favore, mentre solo 3 hanno votato contro, e infine gli ultimi 3 si sono astenuti. Stando a quanto sentito nella seduta, la mozione, oltre ad accettare la definizione di antisemitismo contenuta dall’IHRA, era rivolta all’adozione di misure per il contrasto all’antisemitismo ai sensi dei piani ministeriali avanzati nella Strategia Nazionale di Lotta contro l’Antisemitismo, ad esempio portando avanti campagne di sensibilizzazione nelle scuole. A far fronte comune nella votazione della delibera sono stati principalmente gli esponenti dei partiti di destra, con l’appoggio del Partito Democratico e di Azione – aspramente criticati dagli esponenti bresciani di Sinistra Italiana Luca Trentini e Mattia Datteri.
L’adozione della definizione dell’IHRA, più che promuovere una lotta all’antisemitismo, sembra avanzare un consapevole contrasto ai movimenti di dissenso nei confronti dell’antisionismo. Nel corso del suo intervento, lo stesso consigliere Paolo Fontana, uno dei 12 che hanno promosso la mozione, ha voluto «ribadire» come negli ultimi anni si siano «consolidati nella coscienza democratica repubblicana del nostro Paese alcuni fondamentali punti fermi quali il rifiuto intransigente totale dell’antisemitismo anche in ogni suo travestimento ideologico come l’antisionismo». La definizione di antisemitismo dell’IHRA, in effetti, oltre che una vera e propria lotta al razzismo, suggerisce anche il contrasto a ogni forma di opposizione al regime sionista, avanzando una identificazione del sionismo revisionista con lo Stato di Israele, a sua volta da identificare con gli ebrei. Nel documento, per esempio, si legge che “fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti” è da considerarsi una forma di antisemitismo, così come “usare simboli e immagini associati all’antisemitismo classico (per esempio l’accusa del deicidio o della calunnia del sangue) per caratterizzare Israele o gli israeliani”; altri punti per quanto in buona fede condivisibili possono invece suonare particolarmente controversi, come quello che definisce l’applicazione di “due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico” un atto antisemita, criterio molto aperto a interpretazione: sostenere per esempio la legittimità dello Stato palestinese può essere definito, nell’ottica dell’IHRA, una richiesta non conforme uno Stato democratico?
In Italia la definizione dell’IHRA è stata adottata ai sensi delle richieste avanzate dall’Unione Europea nella Dichiarazione n. 13637 del 2 dicembre 2020, in cui il Consiglio “chiede agli Stati membri l’integrazione della lotta all’antisemitismo trasversalmente ai vari ambiti politici”. In questo periodo la particolare controversia nella definizione del concetto di antisemitismo ha portato a una delegittimazione delle manifestazioni di dissenso nei confronti dello Stato di Israele e in generale delle posizioni antisioniste che si è manifestata sotto forma di vere e proprie forme di repressione della libertà di parola, acuitesi dopo il 7 ottobre. In Francia, per esempio, sono state bloccate diverse proteste in programma e un calciatore è finito sotto l’occhio del ciclone per avere condiviso un post contro Israele; in Italia, invece, il Governo si sta facendo sentire sempre di più, tanto che qualche giorno fa un ragazzo algerino incensurato che lavorava in una scuola è stato perquisito e sospeso dal lavoro, mentre in occasione del giorno della memoria, sono state vietate le manifestazioni pro-Palestina, precedentemente oggetto di scontro con la polizia come nel caso della fiera di Vicenza. Il clima, insomma, è quello di una generale repressione, che sembra premere sempre di più, e il caso di Brescia non ne è che l’ennesima conferma.
[di Dario Lucisano]
Invece di cazzate, diano il Diritto di Cittadinanza a tutti gli Ebrei che vogliono tornare, qualche non demente in questa Italia a rimorchio USA, riesce capire che se per Imposizione Imperiale gli antichi Ebrei sono stati portati a Roma dal 46 al 300 dopo Cristo e quindi a Roma sono nati, cresciuti e morti, son tutti diventati Cittadini Romani e Italiani e vanno perciò riconosciuti come tali?