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È nata Democrazia Sovrana Popolare: il partito che vuole unire il dissenso

È ufficialmente nata una nuova forza politica che andrà a rimpinguare la schiera del cosiddetto “fronte del dissenso” in Italia. Si tratta di Democrazia Sovrana Popolare, che lo scorso fine settimana ha tenuto all’Hotel Ergife di Roma il suo Congresso Fondativo, sancendo l’elezione dell’ex deputato comunista Marco Rizzo come nuovo coordinatore del gruppo. Al suo fianco, in veste di presidente, ci sarà Francesco Toscano, avvocato di estrazione cattolica e direttore del canale Visione Tv. L’evento ha visto la presenza di circa 2mila delegati e ospiti di estremo rilievo, tra cui i rappresentanti delle ambasciate della Repubblica Popolare Cinese, della Repubblica Federativa Russa, della Repubblica di Cuba, della Repubblica Bolivariana del Venezuela e della Repubblica Popolare Democratica di Corea. In prima fila era presente anche Gianni Alemanno, che lo scorso novembre ha fondato il movimento politico Indipendenza!, invitando a sua volta Rizzo all’evento che lo ha battezzato.

«Non vogliamo essere una barca trasportata dalla corrente, vogliamo essere noi, il popolo italiano, come lavoratori, come ceto medio che si depauperizza, a scegliere la nostra rotta». Con queste parole fortemente simboliche Marco Rizzo ha spiegato la piattaforma ideologica su cui poggiano le convinzioni di Democrazia Sovrana Popolare, la nuova creatura politica partorita [1] in tandem con Francesco Toscano, che mira ad accaparrarsi i consensi dell’universo anti-establishment in vista del voto alle elezioni europee. «Possiamo oggi dire di avere messo insieme persone, storie e culture che vengono da mondi diversi e da prospettive diverse mentre qui si difende la politica, mentre quelli che ci contestano politica non ne fanno», ha aggiunto Toscano parlando dal palco. E che mondi tradizionalmente diversi stiano sfruttando le congiunture politico-economiche per “annusarsi”, alla ricerca di potenziali terreni comuni, è molto evidente dalle parole espresse da Gianni Alemanno, che ha assistito al Congresso da un posto in prima fila ed è stato chiamato a intervenire al microfono. «Vengo dal percorso della destra sociale, Francesco Toscano viene dal percorso del centro sociale, Marco Rizzo da quello della sinistra sociale – ha detto [2] l’ex sindaco di Roma –. Questo è il momento in cui l’aggettivo “sociale” diventa più importante del sostantivo. Soprattutto quando quell’aggettivo diventa concreto e vero sposandosi con un altro importante elemento, quello della “sovranità” popolare e nazionale». Sul nuovo partito, specie per le sue proiezioni in politica estera e sulla visione dei rapporti di forza intra-Nato, sono piovute le critiche, tacciando i suoi fautori di “sovranismo rosso” e “putinismo”. «A differenza dei partiti del mainstream italiano che sono solo servitori succubi e subalterni rispetto alle aspettative di quelli che loro ritengono gli “egemoni benevoli”, gli USA, con i loro compari del Regno Unito nel continente, noi non proponiamo nessun passaggio di sudditanza da una nazione all’altra», ha risposto Toscano.

La fondazione del nuovo partito di Rizzo e Toscano non è il primo tentativo di unire le forze anti-sistema. Da destra, come detto, l’esperimento più significativo tra quelli recenti è stata la fondazione [3] di Indipendenza! da parte di Gianni Alemanno. In rotta con la destra meloniana di governo, che secondo Alemanno e soci si sarebbe rivelata estremamente servile nei confronti degli Usa, della Nato, dei tecnocrati di Bruxelles e al mainstream politico-economico, il nuovo partito vede tra i suoi punti cardine “la dottrina sociale Cattolica, la cultura identitaria e l’appartenenza comunitaria al popolo italiano”, così come “l’Umanesimo del lavoro, l’Autodeterminazione e i diritti dei popoli e i principi fondamentali della Costituzione Italiana”. Il “fronte del dissenso” non potrà però contare su un’altra figura che un certo spazio era riuscito a crearselo, ovvero l’ex senatore del M5S Gianluigi Paragone, che un mese fa ha deciso di rassegnare [4] le sue dimissioni da Italexit, partito da lui fondato, che alle scorse elezioni politiche aveva ottenuto il 2% dei consensi, restando fuori dal Parlamento.

[di Stefano Baudino]