Una spiaggia marocchina nascondeva alcuni tra i segreti archeologici più antichi e meglio conservati fino ad oggi: si tratta di 85 tracce di impronte umane risalenti a circa 90.000 anni fa. I ricercatori, diretti dal professore associato di dinamica costiera e geomorfologia Mouncef Sedrati, si sono imbattuti nel sito nel luglio del 2022 mentre studiavano alcune formazioni rocciose della costa meridionale della spiaggia di Larache. Poi, tra una marea e l’altra, è arrivata la scoperta: «Ho detto al mio team che dovevamo andare più a nord» e «siamo rimasti sorpresi nel trovare la prima impronta», ha spiegato il professore. Secondo gli scienziati, che hanno inserito i risultati all’interno di uno studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato recentemente su Nature, si tratta dell’unico sito di tracce umane conosciuto nel suo genere nel Nord Africa e nel Mediterraneo meridionale. Sedrati ha poi aggiunto che il team eseguirà ulteriori analisi per capire cosa stesse facendo il gruppo di umani dell’era glaciale sulla spiaggia ma che si dovrà agire rapidamente, poiché il crollo imminente della piattaforma rocciosa potrebbe portare alla definitiva scomparsa del sito archeologico.
Gli scienziati hanno stimato l’origine delle impronte tramite luminescenza stimolata otticamente, ovvero una tecnica basata sul fatto che in alcuni materiali gli elettroni possono rimanere intrappolati in “bande” e, se esposti a stimoli luminosi dopo lunghi periodi di interramento, possono “eccitarsi”, consentendo così la datazione in base alla proporzione di particelle che vengono promosse allo stato successivo. Grazie ai fini granelli di quarzo che circondavano le impronte, i ricercatori hanno così stimato che gli Homo sapiens camminavano sulla spiaggia circa 90.000 anni fa. Si tratterebbe poi di un gruppo multigenerazionale: sono state trovate 31 impronte di bambini, 26 di adolescenti e 24 di adulti, anche se il modello utilizzato per stimare le classi di età presenterebbe alcune incertezze legate alla lunghezza media del piede. Tuttavia, come sottolineato dagli stessi autori, si tratta del più antico ritrovamento in ottime condizioni e nel Nord Africa del tardo Pleistocene (tra i 126.000 e gli 11.700 anni fa). «Nessun altro sito nel Nord Africa ha restituito impronte risalenti al Pleistocene. Sono, quindi, le impronte umane più antiche in questa regione e tra le impronte più antiche attribuite all’Homo sapiens in tutto il mondo», hanno affermato.
Gli autori hanno poi spiegato che le impronte si sono probabilmente conservate grazie alla disposizione favorevole della spiaggia, alle condizioni delle onde in tempo di bonaccia e alla portata delle maree. Tuttavia, rimane ancora da spiegare cosa stesse facendo un gruppo di Homo Sapiens dell’era glaciale su una spiaggia marocchina: «Poiché non sono state trovate strutture di occupazione, questo sito potrebbe corrispondere a un sito di passaggio e/o di foraggiamento. Mentre l’Homo sapiens del Pleistocene era cacciatore-raccoglitore, è probabile che gli individui abbiano lasciato le impronte di Larache mentre cercavano risorse. Numerose scoperte archeologiche, in particolare in Marocco e in particolare nella regione di Rabat-Temara, hanno dimostrato l’importanza delle zone costiere per l’accesso alle risorse, siano esse materie prime, prede o anche piante», hanno aggiunto. Infine, gli scienziati hanno affermato di voler condurre ulteriori analisi che garantiscano con maggiore precisione le intenzioni del gruppo, ma c’è un ostacolo: l’erosione in corso sta minacciando la longevità del sito archeologico che potrebbe presto scomparire.
[di Roberto Demaio]