mercoledì 18 Dicembre 2024

La protesta degli agricoltori continua: la Commissione europea ora cerca un compromesso

La protesta degli agricoltori si è diffusa in maniera decisa in tutta Europa, con trattori che hanno invaso centinaia di citta del continente, paralizzando centri urbani, strade e autostrade. Gli agricoltori protestano contro le decisioni dell’UE in materia di politica agricola comune (PAC), le quali danneggerebbero un settore già in grande difficoltà. Gli agricoltori protestano anche contro le decisioni dei governi nazionali adottate nel settore agricolo per raggiungere gli obiettivi della transizione verde e per ora non sembrano avere intenzione di cedere, mentre la Commissione europea ha annunciato la possibilità di una deroga alle norme agricole nel tentativo di smorzare la protesta continentale.

La Commissione europea ha proposto ieri di allentare i requisiti per rientrare nell’agricoltura verde nell’ambito della politica agricola comune (PAC), mantenendo al contempo l’intero livello dei pagamenti per gli agricoltori. Dal 2023 gli agricoltori dell’UE sarebbero tenuti a destinare il 4 % dei loro terreni alla protezione della biodiversità e del paesaggio, con siepi o prati incolti, se vogliono accedere alle sovvenzioni agricole dell’UE. La Commissione, già lo scorso anno, aveva subito sospeso l’attuazione del requisito dei terreni a riposo a seguito delle perturbazioni del mercato agricolo causate dalla guerra russo-ucraina e le sue conseguenze sull’economia europea.

Questa nuova esenzione annunciata dalla Commissione sarebbe limitata a quest’anno e prevederebbe la possibilità per gli agricoltori di coltivare colture azotofissatrici, come lenticchie e piselli, in zone che, secondo la nuova norma, dovrebbero invece rimanere incolte. Per continuare ad ottenere i pagamenti, gli agricoltori potrebbero anche decidere di piantare altre colture a crescita rapida tra le piantagioni successive – che sono note come colture intercalari – purché queste siano coltivate senza l’uso di pesticidi nel tentativo di mantenere l’ambizione ambientale della PAC. La deroga proposta deve ora essere discussa dagli Stati membri entro 15 giorni e, se approvata, potrebbe essere applicata retroattivamente a partire da gennaio 2024.

Per spiegare la decisione della proposta, la Commissione scrive: «Gli elevati prezzi dell’energia e dei fattori produttivi derivanti dall’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, il costo della vita e l’inflazione, il cambiamento dei flussi commerciali internazionali e la necessità di sostenere l’Ucraina hanno creato ulteriori incertezze e pressioni sui mercati. Anche il prezzo dei cereali è diminuito bruscamente rispetto al 2022, il che ha portato il valore della produzione cerealicola dell’UE27 a scendere da 80,6 miliardi di euro nel 2022 a 58,8 miliardi di euro nel 2023, con una riduzione di quasi il 30%».

Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Maroš Šefčovič, presentando l’iniziativa ha detto: «Intraprendendo questa azione di stabilizzazione, possiamo contribuire ad alleviare la pressione che sappiamo che i nostri agricoltori stanno avvertendo, per garantire che possano rimanere economicamente redditizi in questi tempi di elevata incertezza». La combinazione dell’aumento dei prezzi dell’energia e l’aumento dei rischi legati alle condizioni meteorologiche hanno fatto sì che gli agricoltori si trovassero a un «punto dolente persistente» che stava «facendo aumentare i costi di produzione e comprimendo i ricavi”, come affermato da Šefčovič».

Ariel Brunner dell’ONG Birdlife Europe ha definito la decisione come «vergognosa» e ha affermato che serve gli interessi dell’industria chimica e dell’ideologia anti-ambiente. Brunner ha detto: «Permettere alla distruzione ecologica di cercare di spremere un po’ di produzione extra dalla terra morente è ecologicamente irresponsabile».

«La rabbia che si sta esprimendo non è nuova e ciò che sta accadendo oggi è il traboccamento di misure francesi ma anche europee», aveva detto Arnaud Rousseau, Presidente del più grande sindacato agricolo francese (FNSEA), all’annunciare dell’inizio della mobilitazione degli agricoltori francesi. Danilo Calvani, Presidente dei Comitati Riuniti Agricoli (CRA), al momento del lancio della protesta nazionale in Italia, aveva così spiegato le motivazioni della crisi e della protesta: «Tasse, accordi internazionali anche bilaterali con Paesi che permettono di portare qui in Italia merci a prezzi stracciati, ci stanno uccidendo e non abbiamo più rappresentanze sindacali».

L’inquinamento prodotto dalle attività industriali lo troviamo ovunque e ben visibile a chiunque abbia occhi per guardare, e l’agricoltura intensiva non fa eccezione. La distruzione di interi ecosistemi, l’abbattimento di foreste così come l’avvelenamento dell’aria, dei mari, dei laghi e dei fiumi è tratto distintivo delle società capitalistica, fatta di iperconsumi e sfruttamento delle risorse naturali. Da un lato vi è la necessità reale di un cambiamento di impronta ecologica dall’altra l’ipocrisia di una classe politica europea che, al solito, prevede di attuare cambiamenti anche auspicabili ma facendone pagare il prezzo a lavoratori e piccole aziende.

Insomma, in tutta Europa, gli agricoltori protestano in massa contro politiche che percepiscono come ingiuste, i cui effetti indesiderati, gli “effetti collaterali”, risultano essere sempre a carico della base della piramide sociale. Questo è senz’altro acuito dalla grande ipocrisia di coloro che proferiscono sermoni moralistici per poi vivere bellamente la loro vita agiata, dando quindi per scontato che i sacrifici li debbano fare gli altri, i lavoratori, le classi meno agiate e i poveri, le cui vite a confronto di consumi si devono contare a pacchi di migliaia per equivalere ai consumi della vita di un singolo dei filantrocapitalisti e di tutti i sacerdoti e le marionette del neoliberismo. Non a caso, mentre ogni studio dimostra come siano le élite economiche ad essere insostenibili per l’ambiente, la Commissione Europea ha ben pensato di escludere yacht e grandi navi dal nuovo sistema delle “tasse green”.

[di Michele Manfrin]

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10 Commenti

  1. Sono cresciuta nel mondo agricolo e quello che vedo ora, gestito da gente che vive nei grattacieli e non sa nemmeno di cosa si nutre, fa veramente paura. Ho assistito impotente a tutto il degrado culturale e paesaggistico dei nostri territori, abbandonati all’incuria delle politiche ambientali, dove c’era il bello oggi ci sono solo rovi alberi sradicati rovine di ogni genere e tutti a parlare di ecosistema, in nome del Dio denaro, quanta ipocrisia!!!!. Per la mia vista mi sbatto ancora per quel poco che posso a cercare di mantenere quella poca terra che I mie avi mi hanno lasciato circondata dell’abbandono più totale, però l’Europa ha promesso al mio comune 20 milioni di euro del pnr per fare le piste ciclabili in mezzo ai rovi e alle frane sempre più imponenti perché gli alberi delle pinete se li è mangiati il bostrico, alimentato dalle politiche forestali che impedivano il taglio selettivo di alberi da opera a favore di importazioni da altri paesi, ma questo a scuola non si studia e nuovi ingegneri che girano per il paese con le mani in tasca a dare disposizioni demenziali su come gestire i territorio, se ne andranno con la saccoccia piena di soldi del pnr, da spendere in qualche resort e a noi resteranno le piste ciclabili impraticabili perché i rovi crescono tutto il giorno e se non li tagli in un mese cololonizzamo tutto, in nome della bio diversità di non coltivare la terra per farla riposare. Non ci sono più parole!!!!!

    • E, naturalmente, da parte dei responsabili UE, e men che meno dei partiti cosiddetti di sinistra, nemmeno una parola su quei processi della globalizzazione che sono la vera causa dell’ impoverimento dei piccoli agricoltori, dipendenti dalle pretese della Grande Distribuzione Organizzata, dalle importazioni dall’ estero, dalla presenza degli intermediari parassitari, dalla dipendenza dalle esportazioni del made in Italy tanto propagandato, dalle infiltrazioni mafiose….dispiace solo constatare quanto gli agricoltori, che più di ogni altro dovrebbero capire le esigenze di quella terra che coltivano e che dovrebbero amare, non comprendano appieno la portata dei cambiamenti in atto e si facciano strumentalizzare da chi non ha alcun interesse per loro.

  2. “Tratto distintivo della società capitalistica” viene scritto nell’articolo. Ogni tanto ricordiamocelo. Non per richiamarsi a slogan astratti, ma per meglio comprendere i processi di produzione e accumulazione nella nostra società’. Se non altro per evitare spiegazioni unilaterali e superficiali: è colpa della guerra (che poi significherebbe di Putin), è colpa dell’immigrazione, è colpa dei sindacati e “spiegazioni” univoche. Tanti anni fa si diceva: se vuoi essere verde devi essere rosso

  3. Si, lasciare riposare il terreno e creare degli spazi che favoriscano la biodiversità sarebbe anche buona cosa ma se intorno favorisci l’uso degli ogm, osteggi le sementi auto prodotte e lasci usare se il glifosfato allora è chiaro che all’ UE non interessa nulla della biodiversità e della qualità del cibo.

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