In vista delle Olimpiadi invernali di Cortina 2026, che inizieranno esattamente tra due anni (il 6 febbraio 2026), è iniziata ieri una settimana di celebrazioni tra Cortina, Trento e altre località. Tuttavia, le criticità legate alla manifestazione sportiva non sono poche, tra costi esorbitanti e “scempi ambientali” denunciati dalle associazioni ambientaliste. Proprio per questo motivo, gli attivisti hanno organizzato una serie di iniziative di protesta, tra cortei, manifestazioni e flash mob, per rilanciare il “no” alle grandi opere che dovrebbero essere realizzate in questi due anni. Il Comitato Insostenibili Olimpiadi – CIO 2026, tra i principali promotori delle proteste, in particolare ha denunciato “l’impatto negativo” dell’evento, tra “devastazione ambientale”, “violenta trasformazione del tessuto sociale” e promozione di un “modello folle di turismo di montagna” ormai insostenibile “sul piano sociale e ambientale”. Le iniziative culmineranno nel grande corteo di protesta previsto per sabato 10 febbraio a Milano.
Da ieri fino a sabato, aperitivi, flash mob e assemblee costituiranno momenti di incontro per discutere l’impatto ambientale e sociale dell’evento sportivo. Come ribadito dagli attivisti, le opere che il governo vorrebbe realizzare per le Olimpiadi, oltre ad avere costi esorbitanti (3,6 miliardi di euro di investimenti pubblici, a fronte di profitti che andranno per lo più nelle tasche dei privati) rimarranno anche con tutta probabilità inutilizzate dopo la fine dell’evento, con un impatto devastante sull’ambiente e sulla popolazione. Otto milioni di euro se ne andranno per la costruzione di 800 metri di tangenziale nella zona della Piana di Alute, ad alto rischio di dissesto idrogeologico, mentre 81 milioni saranno destinati alla costruzione della pista da bob di Cortina che, con ogni probabilità, rimarrà inutilizzata dopo la fine delle gare (esattamente come quella costruita per le Olimpiadi invernali di Torino 2006), diventando l’ennesimo ecomostro nel mezzo delle montagne. Per la costruzione della pista, inoltre, è previsto l’abbattimento di 500 larici secolari in località Ronco, per la quale la società Infrastrutture Milano Cortina 2026 ha assegnato l’appalto in tempi rapidissimi, per accorciare il più possibile le tempistiche di apertura dei cantieri. Le risorse idriche delle montagne, denuncia inoltre il Comitato, verranno inoltre prosciugate, anche a fronte del fatto che sulle cime cade sempre meno neve. L’evento, inoltre, comporterà un ingente aumento del costo della vita, che si ripercuoterà sugli abitanti dei quartieri popolari, determinandone con tutta probabilità l’espulsione. “Le Olimpiadi sono l’ennesimo dispositivo di governance d’emergenza, usato per semplificare le regole e facilitare la devastazione dei territori” e “lasceranno a Milano 5 milioni di mq di trasformazioni urbane ed edilizie, con ulteriore consumo di suolo e inquinamento dell’aria”, denunciano gli attivisti.
Insomma, il fronte del “no” ha dalla sua una lunga e variegata lista di motivazioni per le quali le Olimpiadi di Cortina 2026 potrebbero avere un impatto ambientale e sociale devastante. “Ciò che proponiamo è una mobilitazione congiunta, nella settimana del 6 febbraio 2024 a due anni esatti dall’inizio dei Giochi olimpici” scrive il Comitato, nel convocare la popolazione alla grande manifestazione del prossimo sabato.
[di Valeria Casolaro]
Se fanno la pista di Bob: Tutti in galera!