Non è bastata la circolare inviata la scorsa settimana a tutti gli Istituti Superiori d’Italia, nella quale si delineava la nuova politica repressiva che i dirigenti scolastici avrebbero dovuto adottare in caso di occupazioni da parte degli studenti. Il ministro dell’Istruzione Valditara vuole definire una linea ancora più dura, arrivando a ipotizzare la bocciatura degli studenti che occupano e di mandare a processo chi causa un «danno di immagine» all’istituto. «Siamo davanti a una mossa politica senza precedenti – hanno dichiarato in una nota gli studenti dell’Istituto Severi Correnti di Milano, dove Valditara si è recato ieri in visita – che ostacola e vieta la presa d’iniziativa e il dissenso nelle scuole portati avanti dagli studenti a partire dal secolo scorso». Anche alcuni dirigenti scolastici hanno espresso perplessità sulla linea che intende adottare il ministro, in primo luogo avanzando dubbi sulla sua effettiva applicabilità.
«Stiamo studiando una norma per far sì che chi occupa, se non dimostra di non essere coinvolto nei fatti, risponda civilmente dei danni che sono stati cagionati. È una presunzione che solo dimostrando di essere del tutto estraneo uno può vincere. Chi occupa, chi compie un atto illecito, deve rispondere dei danni. Questa è una mia riflessione personale: credo che studenti di questo tipo non possano essere promossi all’anno successivo». Questo quanto affermato da Valditara a seguito della visita a sorpresa di ieri presso il liceo Severi Correnti di Milano, nel quale, a seguito di un’occupazione, sarebbero stati registrati danni per un valore complessivo di 70 mila euro. «Chi sarà individuato responsabile deve essere condannato penalmente e, inoltre, chi è responsabile deve risarcire alla scuola i danni. In nessun modo devono essere la scuola e la comunità a rispondere dei danni» ha aggiunto. Le dichiarazioni del ministro, cavalcando il pretesto dei danni al liceo Severi, sembrano voler estendere le misure repressive a tutti gli studenti che decidano di prendere parte ad un’occupazione, a prescindere dall’aver causato o meno danni di qualche tipo, oltre a voler collegare in un automatico rapporto di causa-effetto le occupazioni e il danneggiamento delle strutture. D’altronde, proprio Valditara aveva definito «inaccettabile» il fenomeno dell’occupazione degli edifici scolastici, nel corso di un’interrogazione parlamentare.
Ad esprimere perplessità per l’approccio suggerito dal ministero non sono gli studenti. Domenico Squillace, ex dirigente per oltre 10 anni del liceo milanese Volta, ha dichiarato questa mattina ai microfoni di Radio Popolare di non essere affatto sorpreso dalle posizioni assunte da Valditara. «Il ministro sta trasportando le proteste studentesche dal campo politico a un mero problema di ordine pubblico» ha dichiarato. «Ha inviato a tutti i dirigenti la nota nella quale si specifica che va chiamata la polizia in caso di occupazione: si tratta di un qualcosa che è sempre stato fatto, è un obbligo dei presidi» ha spiegato Squillace, riferendosi alla circolare inviata una settimana fa dal ministro agli Istituti Superiori, nella quale, pur ribadendo l’autonomia di ciascun istituto nelle modalità di intervento, si suggeriva la possibilità di “denunciare” gli studenti e di mettere in campo maggiori provvedimenti disciplinari, dall’abbassamento del voto in condotta alla sospensione. Il ministro ha poi suggerito di aumentare la presenza delle forze dell’ordine all’interno delle scuole. Quanto dichiarato da Valditara «ci fa pensare che da parte del ministero (dell’Interno, questa volta) ci possa essere una direttiva ai questori di entrare nelle scuole, mentre adesso tendenzialemente restavano fuori» ha dichiarato Squillace, esprimendo dubbi in merito alla possibilità di «fare una legge che prevedela bocciatura di tutti quelli che occupano». «È importante che gli studenti, ma non solo loro, reagiscano. Lo scopo [del governo] sembra quello di avere studenti che studiano a testa bassa e non disturbano il manovratore, che fanno i compiti e basta. È un disegno chiaramente autoritario, che ci si aspettava da questo governo», conclude l’ex dirigente del Volta.
Appiattire il tutto sul piano della criminalizzazione è il modo più efficace per distogliere l’attenzione dal forte valore politico che le rivendicazioni studentesche portano con sè. I movimenti degli studenti hanno infatti come oggetto, nella maggior parte (se non nella totalità) dei casi, la critica all’ordine costituito, alle politiche guerrafondaie del governo, alla malagestione del sistema scolastico e all’incapacità delle autorità preposte ad ascoltare e comprendere le necessità dei giovani. Aprire un dialogo con i collettivi circa l’oggetto delle proteste (e delle occupazioni) denoterebbe l’apertura del governo a una sana autocritica e al dialogo, con una maggiore probabilità di risolvere le controversie. Diversamente, si procede con l’applicare la repressione alla cieca.
[di Valeria Casolaro]
Magari studiassero…