L’assessore siciliano all’energia e ai servizi di pubblica utilità ha firmato un decreto che consentirà di utilizzare le ceneri vulcaniche emesse dall’Etna in ottica circolare, o meglio, adoperandole nei cicli produttivi in sostituzione di altre materie prime. La misura, in particolare, indica i procedimenti che comuni e imprese dovranno seguire per la valorizzazione delle ceneri utilizzabili e depositate su strade, tetti e altre aree aperte. «Da problema per i Comuni, per la pulizia e lo smaltimento, le ceneri vulcaniche possono diventare una risorsa per le aziende che potranno utilizzarle nelle fasi di produzione», ha spiegato l’assessore sottolineando che, in base alla normativa nazionale, le ceneri vulcaniche sono escluse dalla disciplina dei rifiuti. «Faremo partire una campagna di comunicazione per sensibilizzare anche i privati cittadini a una raccolta delle ceneri vulcaniche che ne favorisca il riuso», ha aggiunto.
Le linee guida per il riuso sostenibile delle ceneri vulcaniche sono state accolte positivamente dal presidente della Regione Renato Schifani, il quale ha anche evidenziato il prezioso contributo del lavoro svolto dai tecnici dell’assessorato regionale con quelli dell’Arpa, della sezione catanese dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Catania. Ma esattamente, quale potrebbe essere la nuova vita del materiale vulcanico siciliano? Un’indicazione arriva dal progetto REUCET – Recupero e utilizzo delle ceneri vulcaniche etnee – conclusosi nel 2020 e finanziato dal Ministero dell’Ambiente con oltre 70 mila euro. I risultati più promettenti sono stati ottenuti nell’impiego delle ceneri per usi ceramici, in quanto prodotti più leggeri di circa il 20% rispetto a quelli convenzionali. Interessante anche il potenziale nella realizzazione di malte di rivestimento e di pannelli isolanti, grazie all’elevata porosità che caratterizza i prodotti piroclastici. I ricercatori hanno anche valutato la realizzazione di materiali innovativi per il contenimento dell’inquinamento, nonché per il recupero ambientale di aree degradate. Nel complesso, pur riconoscendone certi limiti, il materiale vulcanico dell’Etna potrebbe trovare impiego nella realizzazione del calcestruzzo, degli intonaci, dei prodotti laterizi tradizionali, dei sottofondi stradali e di alcune opere geotecniche.
La vera svolta sta però nel trasformare un problema in risorsa e, più nello specifico, nell’abbattimento dei costi per le amministrazioni locali. Lo smaltimento delle ceneri vulcaniche etnee, se conferite in discarica, ha un costo di circa 120 euro per tonnellata, cui vanno aggiunte le centinaia di migliaia di euro necessarie per la raccolta delle ceneri dalle strade, dai giardini e dai tetti degli edifici. Finora, tuttavia, un limite è stato imposto dallo status normativo associato alla cenere vulcanica che, di fatto, non la considera rifiuto. Pertanto, non è di conseguenza prevista una procedura per il suo recupero. Solo nel momento in cui va a ricoprire il manto stradale, la cenere rientra nella definizione di rifiuto e le viene assegnato un corrispettivo codice da parte dell’autorità competente. Il passo in avanti fatto in questi giorni, tra le altre cose, permetterebbe così di superare tale ostacolo. Il relativo decreto sarà pubblicato a breve sul sito istituzionale della Regione Siciliana.
[di Simone Valeri]