Dopo le proteste scoppiate negli ultimi giorni davanti alle sedi RAI di tutta Italia, il Viminale ha deciso di mettere sotto scorta il suo Amministratore Delegato Roberto Sergio, che durante il programma televisivo Domenica in, condotto da Mara Venier, ha fatto leggere alla presentatrice un comunicato in cui mostra la propria «sentita e convinta» solidarietà a Israele senza tuttavia far menzione delle vittime civili palestinesi. Comunicato a parte, le proteste, in corso da martedì, sono nate con lo scopo di manifestare in generale contro la copertura mediatica della guerra israeliana su Gaza, che sin dall’escalation di questo autunno riserva la sua intera attenzione agli ostaggi israeliani e agli attacchi di Hamas del 7 ottobre, portando avanti una narrazione unilaterale che dipinge Israele come unica vittima. Negli ultimi due giorni i presidi sono stati testimoni di scontri violenti con le forze dell’ordine, che in non poche occasioni hanno caricato i manifestanti facendo uso dei manganelli, sventagliandoli ad altezza testa. Le manifestazioni sono state condotte in numerose città dello stivale, da Napoli a Torino, Milano e Roma, ma nella giornata di oggi e in quelle a venire sono destinate a diventare sempre di più.
La decisione di mettere l’Amministratore Delegato della RAI sotto tutela arriva dopo che le forze dell’ordine hanno riposto all’attenzione della Procura di Roma una informativa in relazione a una serie di minacce nei suoi confronti, rivoltegli dopo la lettura del comunicato da parte di Mara Venier. Nel frattempo, negli ultimi giorni, le iniziative di protesta contro la RAI e quelle a sostegno della Palestina si sono diffuse a macchia d’olio, arrivando in tutta Italia. Oggi alle 17.00 i Giovani Palestinesi di Bologna hanno organizzato un presidio contro l’omertà della RAI che “dopo oltre 28.000 martiri di cui non ha praticamente mai dato riscontro, non solo non esprime la doverosa solidarietà alla popolazione palestinese, ma continua a sostenere apertamente il massacro diffondendo propaganda sionista senza il minimo criterio di giusta e neutra informazione”. Oggi, oltre alla manifestazione a Bologna, ne sono previste anche una a Palermo e una a Firenze, che si terrà alle 18.30 davanti alla sede toscana dell’emittente. Dal 19 febbraio, inoltre, gli stessi Giovani Palestinesi hanno chiamato una settimana di mobilitazione nelle scuole e nelle università, che dovrebbe culminare con lo sciopero generale per la Palestina previsto il 23 febbraio e con la manifestazione nazionale che si terrà a Milano il 24 febbraio.
Per quanto riguarda il settore dell’informazione, la goccia che ha fatto traboccare il vaso spingendo sempre più persone a manifestare è stata la censura che la RAI ha portato avanti nei confronti dei cantanti Ghali e Dargen D’Amico, che durante il Festival di Sanremo hanno lanciato appelli rispettivamente contro il genocidio e a favore del cessate il fuoco. La tensione per il modo di narrare la guerra da parte della televisione nazionale era tuttavia alta da tempo, e dopo la lettura del comunicato da parte di Mara Venier, ben accolta dall’ambasciatore israeliano, ha portato varie organizzazioni studentesche e comitati pro Palestina a organizzare presidi in tutta Italia. Lunedì a Roma gli studenti di Osa e Cambiare Rotta hanno condotto un flash mob davanti agli studi RAI di viale Mazzini, durante il quale sono stati perquisiti e dopo di cui 9 di loro dovrebbero venire denunciati. Il giorno seguente è stata organizzata una protesta a Napoli, nella quale i manifestanti sono stati caricati dalle forze dell’ordine, che hanno anche impugnato i manganelli per disperdere i contestatori colpendoli in zone sensibili del corpo, come la testa. A Torino, sempre il 13 febbraio, l’esito del presidio è stato analogo, ed è stato costellato da scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti. Martedì sono stati portati avanti altri presidi che contrariamente a quelli di Napoli e Torino non hanno visto la reazione violenta della polizia, come quelli a Cosenza, Venezia e Trento, e infine ieri sono arrivati a Milano e a Bari. In un comunicato, i Giovani Palestinesi sottolineano come “la resistenza del popolo palestinese è da sempre censurata dai media occidentali”, ma ormai il clima di insofferenza nei confronti della disinformazione e di questa forma di narrazione monolitica si sta facendo sempre più intenso, e le proteste stanno approdando in tutto il Paese.
[di Dario Lucisano]
Avrebbero dovuto fare la stessa cosa ai tempi delle leggi razziali contro concittadini privati dei diritti perché non volevano sottoporsi ad una terapia sperimentale, comunque meglio tardi che mai.