lunedì 30 Dicembre 2024

Chi ha paura di Julian Assange? Tutta la storia di una persecuzione (Monthly Report)

Questa settimana, presso l’Alta Corte di Londra, verrà scritta una nuova pagina della storia dell’Occidente. Martedì 20 e mercoledì 21 giudici inglesi si ritroveranno per deliberare, in via definitiva, in merito all’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Il giornalista australiano si trova da ormai 12 anni privato della propria libertà personale, prima perchè confinato nell’ambasciata ecuadoriana di Londra, poi perchè incarcerato nella prigione di Belmarsh, nel centro della capitale inglese. Il tutto per aver creduto in «un’idea fantastica», come ci ha raccontato suo padre, John Shipton: dare la possibilità alla gente comune di accedere a un’informazione veramente libera, non filtrata dalle ipocrisie dei governi o distorta dalle bugie di regime. Per questo motivo, probabilmente, Assange verrà condannato a trascorrere il resto dei suoi giorni in un carcere statunitense di massima sicurezza.

La vicenda di Julian Assange riguarda noi tutti. Non possiamo ignorarla. Non possiamo far finta di non vedere quanto sta accadendo per volere dei democratici e liberi governi occidentali. Per questo abbiamo deciso di ripercorrerla per intero all’interno del nuovo Monthly Report, il mensile de L’Indipendente dove trattiamo tematiche di particolare rilevanza che riteniamo non sufficientemente approfondite dalla comunicazione mainstream. Il numero è disponibile in formato digitale e cartaceo per gli abbonati (qui tutte le info per abbonarsi) ed ora anche per i non abbonati (a questo link).

L’editoriale del nuovo numero: Liberare i media per liberare veramente Julian Assange

«Nelle nostre democrazie occidentali, la stampa mainstream ama definirsi libera ma, nei fatti, vive una condizione di libertà vigilata o condizionale in cui un pugno di controllori (ovvero gli editori, sempre appartenenti all’élite imprenditoriale) garantiscono che le notizie che vengono pubblicate sui loro media siano compatibili con il sistema e che non lo turbino oltre misura. In una società così strutturata è normale che Assange sia stato combattuto e rigettato come un corpo estraneo. Per questo, quando gridiamo “Free Assange” formuliamo una rivendicazione giusta ma incompleta, perché la sua vera libertà passa dalla liberazione del giornalismo». Lo scrive Patrick Boylan, uno dei maggiori conoscitori del caso Assange in Italia, militante e insieme autore di libri e preziose traduzioni, che ci ha onorato della sua partecipazione a questo nuovo numero del Monthly Report.

Il mensile di approfondimento e inchiesta de L’Indipendente arriva al numero 31 e per la prima volta è interamente dedicato al caso di Julian Assange. La scelta di tempo non è casuale: tra pochi giorni si terrà l’udienza (probabilmente decisiva) presso la Corte Suprema di Londra, dove i giudici saranno chiamati a decidere se rendere operativa l’estradizione richiesta dagli Stati Uniti, dove lo attendono accuse che potrebbero valergli una condanna fino a 175 anni di carcere in una prigione di massima sicurezza. Centosettantacinque anni di carcere, più di due vite intere, per aver divulgato ai cittadini del mondo informazioni riservate che ci hanno permesso, ad esempio, di conoscere le vere ragioni dietro la guerra alla Libia, le stragi di civili compiute dai soldati statunitensi in Iraq, le atrocità delle carceri speciali di Guantanamo, le malefatte di numerose tra le multinazionali più potenti al mondo.

Il fondatore di WikiLeaks è perseguitato con tanta ferocia perché è un simbolo: la persecuzione nei suoi confronti è tanto spietata perché colpirlo serve a mandare un monito ad ogni potenziale nuovo Assange. Il messaggio è chiaro: nessuno si azzardi, mai più, a rivelare verità che possano svelare il lato autoritario e spietato delle élite politiche ed economiche che guidano l’Occidente, svelando l’ipocrisia dell’autonarrazione con la quale si dipingono come le uniche democrazie al mondo che si oppongono agli autoritarismi, che sono sempre quelli dei Paesi nemici.

Nelle 40 pagine che compongono questo numero vi dettaglieremo una volta per tutte, in modo completo, perché Assange è stato ed è un vero incubo per il potere, e l’incredibile persecuzione che sta subendo, anche attraverso contenuti esclusivi e preziosi, come l’intervista realizzata a John Shipton, il padre di Julian. Ma non ci fermeremo a questo, non si tratta di un numero celebrativo. Riprendendo le parole di Patrick Boylan, cercheremo anche di svelare come sia il sistema dell’informazione dominante stesso ad essere incompatibile con l’esistenza di un giornalismo realmente libero e incisivo.

A prescindere da come andrà l’udienza fissata dalla Corte inglese, non esiste alcuna speranza di vedere Julian realmente libero, cioè abilitato a riprendere la sua attività, se non lottando per cambiare il sistema dell’informazione nel suo complesso. Anche grazie
a questa consapevolezza, oramai tre anni fa, è nato L’Indipendente, l’unico giornale italiano senza grandi editori, senza padrini politici, senza sponsor e senza pubblicità. Solo grazie a questi fattori possiamo continuare a parlare di Assange e a cercare ogni giorno di svelarvi anche le verità scomode al potere.

L’indice del nuovo numero:

  • Giustizia o estradizione? La vicenda di Julian Assange a un punto cruciale
  • Tra le macerie della verità
  • Dalle false accuse di stupro al carcere senza condanna: cronologia di una persecuzione
  • Intervista esclusiva a John Shipton, padre di Julian Assange
  • Perché Julian sia davvero libero bisogna liberare il giornalismo investigativo
  • L’incompatibilità svelata tra intelligence e democrazia
  • La mia visita a Julian Assange nella prigione di Belmarsh
  • L’irriverente ultima lettera di Assange e i messaggi in codice a re Carlo III
  • Attivisti, artisti e consigli comunali: la battaglia civica per Assange
  • Hacktivismo: la frontiera del dissenso digitale

Il mensile, in formato PDF, può essere acquistato (o direttamente scaricato dagli abbonati) a questo link: https://www.lindipendente.online/monthly-report/

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

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