Si chiama Blinkerwall, risale al Paleolitico e come moltissimi grandi ritrovamenti è stata scoperta quasi per caso. È una costruzione in pietra, potenzialmente la più antica megastruttura in Europa, che testimonia un’epoca in cui l’uomo ha saputo sviluppare strumenti utili e al contempo in perfetta sintonia con l’ambiente. È composta da oltre un migliaio di pietre di granito, si estende per quasi un chilometro a 21 metri sotto la superficie del Mar Baltico e inoltre, secondo i ricercatori, serviva alla caccia e getta quindi nuova luce sull’uso di strutture costruite per manipolare attivamente l’ambiente. Il merito della scoperta va al gruppo di studiosi tedeschi capeggiato dal geofisico Jacob Geeren dell’Università di Kiel, che ha sottolineato come il sito rappresenti una delle più antiche e maggiori testimonianze di edifici di caccia artificiali mai documentate, aggiungendo che il Blinkerwall offre spunti fondamentali per decifrare le strategie di sopravvivenza e i pattern di mobilità e stimola dibattiti sullo sviluppo territoriale nell’area occidentale del Mar Baltico. I risultati della ricerca sono stati inseriti in uno studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista Proocedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
Secondo la datazione stimata è stato costruito tra 11.700 e 9.900 anni fa, venendo poi sommerso dal Mar Baltico circa 8.500 anni fa e conservandosi in uno stato relativamente intatto. La struttura è composta da circa 1.671 pietre disposte lungo 971 metri alte meno di un metro e larghe fino a due e la loro collocazione ha permesso agli scienziati di respingere l’ipotesi di formazione da qualsiasi processo naturale simile a movimenti di ghiacciai o spinte del ghiaccio. «C’è un dettaglio che non può essere assolutamente spiegato da processi naturali e che indica la possibile origine antropica della struttura: la posizione preferenziale delle pietre più grandi e pesanti nei punti di rottura o nelle curve», hanno infatti sottolineato i ricercatori. Inoltre, il fatto che la posizione della costruzione sia adiacente a quello che un tempo era un litorale o una torbiera, ha permesso di escludere altre funzioni tra cui la pesca o la difesa costiera. Secondo gli scienziati, infatti, la teoria più accreditata è che servisse come guida per far sì che mandrie di grandi ungulati, quali renne o bisonti, finissero in zone strategicamente favorevoli alla caccia. Il Blinkerwall è stato poi descritto come una struttura stazionaria la cui costruzione avrebbe richiesto una notevole manodopera: ben 1.385 pietre pesano meno di cento chili ma altre 288 sono notevolmente più grandi e non avrebbero potuto essere spostate facilmente. L’ipotesi principale è quindi che le più pesanti siano state trasportate da un luogo vicino ed in discesa
La scoperta è inoltre avvenuta quasi per puro caso, analizzando i dati di un ecoscandaglio che ha rivelato la struttura sul fondo marino. Geersen stava tenendo un corso sul campo interamente condotto su una nave di ricerca e poi c’è stata la scoperta: «Stavamo mappando la forma del fondale marino alla massima risoluzione. Poi quando eravamo seduti insieme, abbiamo visto che c’era qualcosa di speciale. Solo quando siamo corsi dagli archeologi ci hanno detto che potevamo aver trovato qualcosa di molto significativo». Grazie all’impiego di immagini idroacustiche ad alta definizione, immersioni di esplorazione e veicoli subacquei autonomi, la squadra ha potuto analizzare a fondo il Blinkerwall mappandone l’intera struttura. La costruzione si colloca «nella gamma dei più antichi esempi conosciuti di architettura di caccia nel mondo e potenzialmente lo rende la più antica megastruttura creata dall’uomo in Europa» secondo i ricercatori, che hanno dichiarato inoltre di voler rivisitare il sito per cercare di “ricostruire il paesaggio” dell’epoca e cercare ossa di animali e manufatti umani come i proiettili utilizzati nella caccia, che potrebbero essere sepolti attorno al muro.
[di Roberto Demaio]