Avviare degli scavi in Italia, soprattutto nelle città, è ormai sinonimo di effettuare grandi scoperte e di trovare importantissimi reperti archeologici. Questa volta è successo a Venezia, dove nel corso dei lavori per la manutenzione della pavimentazione di Piazza San Marco gli archeologi hanno rinvenuto delle strutture murarie di un’antica chiesa e di una tomba contenente sette scheletri e i resti di un bambino. Risalgono inoltre ad un periodo compreso tra il settimo e l’ottavo secolo e farebbero parte di una sepoltura collettiva: il defunto precedente, ormai scheletro, veniva spostato per far posto al nuovo arrivato. Si trattava di persone di rilievo secondo l’ipotesi di Sara Bini, l’archeologa che ha diretto i lavori e che ha spiegato: «Non era una semplice fossa, ma una tomba in muratura con una certa monumentalità per l’epoca». L’attenzione è ora puntata sull’intervento del Comune di Venezia, che sempre per ragioni di restauro dovrà continuare i lavori in tutta la piazza e stuzzicherà quindi la curiosità degli archeologi verso un’area che non veniva indagata a fondo da circa 150 anni.
Il ritrovamento è avvenuto durante i lavori di restauro delle pietre della pavimentazione, dette “masegni”. Scavando al di sotto della Piazza attuale, gli archeologi hanno rinvenuto un livello risalente al 1723, seguito da un altro livello probabilmente medievale e poi una struttura che secondo le ipotesi appartiene alla chiesa perduta di San Geminiano, che nel corso della storia ha cambiato aspetto e posizione più volte. Secondo le ipotesi di Bini, la costruzione doveva sorgere proprio in quella zona, alla destra dell’attuale facciata di San Marco, e fu demolita tra l’XI e il XII secolo per esser poi ricostruita sul lato opposto della piazza, con la facciata rivolta verso la basilica. In seguito, la struttura venne fatta abbattere nel 1807 da Napoleone per la realizzazione dell’ala napoleonica delle Procuratie.
La tomba ritrovata invece è stata datata tra il VII e l’VIII secolo ed è delimitata da una serie di spallette in pietra secondo tecniche piuttosto comuni in epoca medievale. Presentava all’interno cinque individui: un adulto di sesso femminile e, sotto di esso, un bambino di circa 8-10 anni di età, mentre gli altri tre scheletri non presentavano una connessione anatomica. Secondo le ipotesi, sono stati “ridotti”, ovvero ridisposti ordinatamente su un lato della tomba in seguito alla completa decomposizione dei tessuti molli con lo scopo di fare spazio al corpo successivo. Si tratterebbe poi di una famiglia di notabili, che nel medioevo venivano sepolti all’interno o nei pressi delle chiese, ed a conferma di ciò vi sarebbe la struttura di laterizio rinvenuta dagli archeologi.
[di Roberto Demaio]